Anche questa è Italia. Triste, ma quantomai attuale è la vicenda dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, un nosocomio hub che di solito, nel corso degli anni passati ha sempre attirato le banche come mosche. Sgomitavano per concedere un mutuo all'ospedale - osserva con amarezza il dg Antonio Alessandri - ora, invece, ottenere un mutuo dalle banche è diventata una chimera. I motivi sono tanti, ma in principal modo legati ad un meccanismo perverso messo in piedi dalla Banca d'Italia che ha imposto dei vincoli di garanzia rigorosissimi e immobilizzazioni onerose a lungo termine. In conseguenza di ciò, gli istituti di credito possono concedere prestiti solo a condizioni impossibili e a tassi astronomici. Questo impedisce, di fatto, alle banche di erogare mutui all'azienda sanitaria, impedendole di acquistare importanti macchinari di nuova generazione che sarebbero dovuti andare a sostituire tutte le attrezzature vetuste presenti nei reparti che ne hanno fatto richiesta. Al San Bortolo servirebbero tre mutui per complessivi 22 milioni di euro per far fronte alle proprie esigenze. L'Ulss ha preparato i bandi delle tre gare europee, li ha pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, ed ha atteso che le banche si facessero avanti per contrattare i tre mutui. L'attesa è stata vana e, cosa ancor più incredibile, non si è fatta viva neanche Unicredit Banca che dell'ospedale San Bortolo è tesoriere! La situazione è seria. C'è da rimpiazzare per la radioterapia oncologica un acceleratore lineare vecchio di 12 anni con un modello di ultima generazione che da solo costa 3 milioni di euro. Servono ecografi per la diagnostica. Urge una gamma camera per le scintigrafie che si fanno in medicina nucleare. Occorre attrezzare la radiofarmacia che serve a produrre i farmaci necessari per diagnosticare i tumori. Però le banche non concedono alcun mutuo ed ignorano il problema. Ora l'ultima spiaggia è rappresentata dalla Cassa Depositi e Prestiti che, tra l'altro, qualora venisse incontro alle esigenze dell'ospedale, lo farebbe ad un costo notevolmente inferiore (circa un terzo) rispetto a quello che il nosocomio avrebbe dovuto sostenere rivolgendosi agli istituti di credito tradizionali. Che dire. Speriamo che qualcosa si sblocchi al più presto perché agli ammalati interessano poco i vincoli e i paletti imposti dalla Banca d'Italia e giustamente pretende un'assistenza sanitaria adeguata.
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venerdì 14 settembre 2012
Le banche paralizzano il comparto sanitario e la gente muore
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