domenica 30 dicembre 2012

Valutazione della Carta k2 una carta conto prepagata di nuova generazione

Carta K2 è stata lanciata sul mercato dal Banco Popolare ed è una soluzione atta a soddisfare un'esigenza di praticità imprescindibile ai giorni nostri. Si configura come una carta conto dotata di codice IBAN. Carta K2 offre la possibilità di godere di tutti i servizi principali normalmente in dotazione ad un conto corrente bancario di tipo tradizionale, come ad esempio, accreditare lo stipendio, domiciliare le bollette, eseguire o ricevere bonifici. Ma non solo, CartaK2 è stata progettata anche per essere utilizzata in modalità contactless, ovvero senza necessità di dover essere strisciata, nei negozi che espongono il marchio PayPass. Questa possibilità è valida per tutti i pagamenti di importo inferiore a 25 euro e non richiede l'apposizione della firma sulla ricevuta. Esiste anche la possibilità di pagare tutti i bollettini Mav e Rav, effettuare ricariche telefoniche e anche ricaricare altre carte K2, gratuitamente presso gli sportelli bancomat del Gruppo Banco Popolare e presso gli oltre 10.000 ATM aderenti al circuito Qui Multibanca, fino ad un massimo di 50.000 euro. Tutti i servizi possono essere sfruttati via web attraverso il servizio "By Web" o telefonicamente tramite il servizio "By Call". Come accade sempre più di frequente, la carta è accompagnata anche da un servizio denominato "By Alert" che serve ad informare il possessore in merito a tutte le operazioni effettuate con la carta, attraverso l'invio di sms o email. Interessantissimo è il sistema "WebSafe", studiato appositamente per abilitare in modo selettivo la propria carta agli acquisti su Internet, autorizzando esclusivamente alcune operazioni. In quanto ai costi che bisogna sostenere per l'attivazione della carta, diciamo che ammontano a 6 euro, mentre il canone mensile è di 1 euro che però viene azzerato nel caso in cui si facciano ricariche periodiche di 500 euro anche in più soluzioni. La carta è soggetta al pagamento di un'imposta di bollo pari a 1,81 euro se il saldo è superiore a 77,47 euro. La commissione per effettuare una ricarica allo sportello della banca è pari a 2,50 euro con una soglia d'esenzione fissata ad una sola operazione. La commissione per il prelievo di contanti allo sportello ammonta a 3 euro, tramite ATM di banche diverse dal gruppo Banco Popolare 2 euro se in euro, mentre si pagano 5 euro per prelievi in altre valute. Si pagano commissioni anche utilizzando il servizio "By Web" (1 euro) e "By Call" (3 euro). Il servizio "By Alert" costa 2 euro al mese. Tutte le altre operazioni non elencate sono gratuite. VOTO: 6

sabato 22 dicembre 2012

Prorogato al 31 marzo 2013 il termine di validità delle nuove misure per il credito alle Pmi

Una buona notizia per tutte le piccole e medie imprese italiane arriva proprio a ridosso delle festività natalizie. A renderla nota è l'Abi e inerisce la proroga dei termini di scadenza delle nuove misure per il credito alle PMI che, inizialmente erano fissati al 31 dicembre di quest'anno. La nuova data di scadenza si proietta in avanti di tre mesi e, di conseguenza, avrà termine il 31 marzo del 2013. Il pacchetto delle misure interessate da questo provvidenziale slittamento attiene la possibilità di sospendere mutui e leasing, di allungare la durata di mutui, anticipazioni bancarie e scadenze del credito agrario di conduzione; nonché di concedere finanziamenti connessi ad aumenti di mezzi propri realizzati dalle piccole e medie imprese.

Good news for all small and medium-sized Italian comes just behind the holiday season. A note is make the ABI and the inherent extension of the deadline of the new measures for credit to SMEs, which were initially set at 31 December of this year. The new expiration date is projected forward three months and, therefore, will end on March 31 of 2013. The package of measures covered by this providential shift regards the possibility of suspending loans and leases, to extend the duration of mortgage, bank advances and deadlines agricultural credit conduction, as well as grant funding associated with increases in equity made ​​by small and medium-sized businesses.

venerdì 21 dicembre 2012

La Provincia di Trento si farà garante di 200 mutui prima casa

Trento è senza ombra di dubbio una delle realtà più evolute dal punto di vista dei rapporti tra enti pubblici e cittadini. Non è un mistero che il Trentino sia una punta di eccellenza del nostro Paese in diversi ambiti. Anche per ciò che attiene il campo dei mutui alle famiglie in difficoltà ma che comunque desiderano metter su casa sono stati posti in essere interventi che difficilmente altre realtà italiane sono in grado di mettere in atto con tanta solerzia ed efficacia. La quarta commissione del Consiglio provinciale di Trento ha dato parere positivo alla delibera che dà il via libera alle garanzie, promosse dalla Provincia, che apriranno la strada, a partire da giugno 2013, a mutui per la prima casa per un ammontare complessivo di 10 milioni di euro. Una cifra, ha affermato l'assessore Ugo Rossi, che darà la possibilità a duecento famiglie di accedere ad un mutuo per l'abitazione principale. Si tratta di un'iniziativa lodevole e assai importante perché va a risolvere, almeno in parte, un grosso problema che si chiama accesso al credito da parte di chi non ha garanzie sufficienti da portare alla banca per ottenere un finanziamento.

martedì 18 dicembre 2012

É nato lo sportello SOS mutui e prestiti ad opera del Movimento Consumatori Milano

Partendo dall'assunto che in Italia le famiglie versano in una condizione economica disastrosa, frutto di un sovraidebitamento smisurato condizionato anche dalle eccessivamente aggressive strategie di marketing adottate dai commercianti, l'unica via percorribile in attesa di tempi migliori è quella di garantire un flusso costante di informazioni utili a chi ha dei problemi legati alle rate di mutui e prestiti che ora non può più onorare. A tal fine, ad opera del Movimento Consumatori Milano, è stato approntato uno sportello amico, denominato SOS mutui e prestiti, destinato proprio a fornire tutte le informazioni necessarie per far fronte all'emergenza, con particolare riferimento alla sospensione delle rate del mutuo o alla rateizzazione dei pagamenti. Lo sportello si rivolge ai soggetti che non hanno la possibilità di accedere ai canali tradizionali dell'informazione e grazie al contributo della Provincia di Milano e in sinergia con ARCI, attraverso gli Sportelli per l'Immigrazione, fornirà un supporto concreto anche ai cittadini stranieri, che rappresentano più del 5% della popolazione provinciale. Il numero verde da chiamare per un primo contatto volto ad ottenere informazioni utili è il seguente: 800.864.534

lunedì 17 dicembre 2012

Conto PIM Agos Ducato, il prestito ricaricabile adatto ad ogni esigenza

Delle volte bastano piccole cifre per sistemare delle problematiche che sembrano annose ed insormontabili. In tal senso, Agos Ducato, colosso del credito al consumo, ha messo a punto un "prestito ricaricabile", denominato Conto PIM (Personal Instant Money), che ha la caratteristica di prevedere l'erogazione da parte della finanziaria di un importo massimo pari a 3.100 euro, disponibili a far data dal secondo giorno successivo alla richiesta, direttamente sul proprio conto corrente bancario. Conto PIM è definito "ricaricabile" in virtù del fatto che il plafond messo a disposizione del cliente si ricostituisce ogni qual volta, questi, effettua un versamento per rimborsare il prestito ottenuto. La prassi per ottenere il prestito è la solita. Basta andare sul sito web della Agos Ducato o dirrettamente presso una filiale e portare con se un documento di riconoscimento valido, il proprio codice fiscale e una certificazione idonea a provare la percezione di un reddito tale da poter garantire la restituzione del finanziamento. É importante tenere presente che Conto PIM non ha costi fissi e non prevede nemmeno la corresponsione di una quota associativa. Inoltre, gli interessi sono applicati solo sul credito utilizzato e non sull’intera somma di denaro disponibile. Analizzando a fondo questo prodotto si capisce perfettamente che di credito revolving trattasi e, quindi, come tale, il tasso d'interesse applicato sarà giocoforza maggiore rispetto ad un prestito personale di tipo classico. Su 1.500 euro il Taeg è dell'11,32% e la rata mensile di rimborso sarà pari a 45 euro. Se si considerano anche le altre voci di costo legate a questa tipologia di finanziamento, alla fine del contratto il cliente avrà rimborsato 1.784,14 euro. Tutto sommato è accettabilissimo, visto che in giro ci sono prestiti simili che veleggiano oltre la soglia del 15% e, in alcuni casi, di molto al di sopra. VOTO: 6

martedì 11 dicembre 2012

Papillon il nuovo sistema di riconoscimento biometrico che permette di utilizzare uno sportello ATM senza carta di credito

Papillon è un nuovo e rivoluzionario sistema di riconoscimento biometrico che, grazie ad un lettore ad infrarossi, riesce a rilevare la geometria delle vene, il flusso sanguigno e l'emoglobina. A cosa serve? Semplicemente ad effettuare prelievi o pagamenti tramite sportello automatico ATM senza più dover ricorrere all'uso della tradizionale carta di credito. Una volta entrato in funzione il meccanismo i dati del cliente, criptati, vengono inviati ai server della banca che identificano l'individuo autorizzandolo ad effettuare l'operazione desiderata. Le probabilità di errore sono inferiori a una su 20 milioni. Se questo sistema, che viene testato in un ex caveau di Unicredit a Milano, facesse parte di un Pos come quelli collegati alle casse di milioni di negozi, si potrebbe fare shopping lasciando a casa contante, carta di credito, pin e perfino i tanto celebrati cellulari dotati di tecnologia Nfc che stanno arrivando anche in Italia, o lo Square lanciato in Usa e nel Nord Europa da papà di Twitter Jack Dorsey. Invece di identificare un documento o un dispositivo che appartiene a un individuo, riconosce l'individuo stesso, nel completo rispetto della privacy. Proprio questa innovazione potrebbe fare la fortuna della tecnologia Papillon. Unicredit mira ad integrare il sensore ad infrarossi in un sistema Pos di sua produzione, diventando così, licenziatario di una tecnologia utilizzabile anche da altri. I pagamenti, comunque, sono solo una delle applicazioni possibili di Papillon. Poter riconoscere l'individuo, e non un documento a lui collegato, apre un mercato per moltissimi altri usi, dalla sicurezza alla gestione delle pensioni o delle degenze ospedaliere.

La nuova era dei sistemi di pagamento di prossimità, mobile payment Nfc

Verrà un giorno in cui per pagare basterà agitare il telefono. Niente più contanti, carte di credito o bancomat. Non sarà domani ma il momento della svolta sembra vicino. A fine ottobre è stato firmato un importante accordo tra gli operatori mobili (Tim, Vodafone, 3, Wind, Poste Mobile e Fastweb). Sarà la volta buona? I sistemi di pagamento di prossimità effettuati da dispositivo mobile sono tecnicamente fattibili da qualche anno, e in paesi come il Giappone sono già largamente praticati grazie alla tecnologia Nfc, near field communication. In Italia le cose sono andate a rilento e i mobile payment rappresentano una realtà trascurabile e limitata a sperimentazioni locali. Nonostante l'ottima diffusione di smartphone (32 milioni, e tutti gli ultimi modelli tranne iPhone sono dotati di chip Nfc) l'infrastruttura necessaria non è ancora molto diffusa e le transazioni sono poche. I punti vendita abilitati al pagamento via Nfc sono solo 15000, ma dieci volte di più quelli in cui il sistema potrebbe essere attivabile in poco tempo. Ma una serie di conflitti , tra operatori telefonici e tra questi e gli istituti di credito, hanno rallentato tutto: dallo sviluppo dell'infrastruttura ai software. Ora non c'è altro da fare che recuperare il tempo perduto.

lunedì 10 dicembre 2012

Calano i tassi applicati ai prestiti e ai mutui in un contesto molto complesso

Quello che sta accadendo ai prestiti e ai mutui è del tutto fisiologico e, a dire il vero, da tempo ci si attendeva una riduzione degli interessi ad essi applicati. Secondo l'ultima rilevazione di Bankitalia, a ottobre i tassi applicati sui mutui per l'acquisto di abitazioni sono scesi al 4,06% dal 4,10% del precedente mese di settembre. Più sensibile, invece, è la flessione fatta registrare dai prestiti personali e dal credito al consumo, il cui calo è quantificabile nella misura dello 0,12%, passando dal 9,73% di settembre al 9,65% di ottobre. Lo scenario attuale è favorevole per tutti coloro i quali hanno intenzione di sottoscrivere un mutuo a tasso variabile. A rafforzare questa convinzione sono state le dichiarazioni di Mario Draghi, presidente della Bce, che ha indicato la rotta per uscire dalla crisi che attanaglia l'Europa, non disdegnando nemmeno un'ipotesi che fino a qualche mese fa sembrava molto remota, ovvero quella di ridurre il costo del denaro dall'attuale 0,75% portandolo verso quota zero per cento o addirittura sfondando questa soglia per andare nel campo dei numeri negativi. I prezzi delle case sono diminuiti un po' ovunque e se le banche iniziassero a ridurre anche il livello dello spread applicato ai mutui si potrebbe innescare un meccanismo virtuoso che potrebbe rilanciare il settore immobiliare in Italia. In tal senso, ovviamente, andrebbe anche, di pari passo, ridotta la pressione fiscale per favorire un minimo il rilancio dell'economia interna. Se le previsioni di Draghi sono esatte, l’Euribor dovrebbe mantenersi tra lo 0,10% e l’1%, che sommandosi ad uno spread medio del 3%, farà si che fino al 2014, un mutuo da 150.000 euro in 30 anni, potrebbe subire una variazione di appena 40-50 euro al mese, su una rata di partenza di circa 640 euro. Alla luce di queste considerazioni, appare evidente come sia ancora estremamente conveniente puntare sui mutui a tasso variabile. Il quadro della situazione complessiva resta, comunque,  assai complicato e, andando a spulciare tra i dati emersi da un'indagine effettuata da MutuiOnline, si nota non solo una forte contrazione degli importi richiesti, ma anche la quasi totale scomparsa dei finanziamenti per finalità di sostituzione e surroga poiché non c'è nessuna convenienza nel rinegoziare un vecchio mutuo ai tassi attuali. Anche il loan to value è molto più basso rispetto al passato e, se va bene non supera la soglia del 70% del valore commerciale dell’immobile oggetto d'acquisto. Sul fronte delle sospensioni, al  30 ottobre scorso in Italia il sistema bancario aveva sospeso mutui alle piccole e medie imprese per un controvalore pari a 17 miliardi di euro per un totale di oltre 52 mila Pmi. A 77000 famiglie sono stati, invece, sospesi mutui per un controvalore che, al 30 settembre scorso, ammontava ad oltre 9 miliardi di euro. In tutto questo, trova anche spazio la richiesta avanzata da parte dell'Abi di rinviare l'entrata in vigore dei nuovi criteri di Basilea 3 che, in un momento tanto delicato, potrebbero ulteriormente mettere in difficoltà il settore delle piccole e medie imprese.

domenica 9 dicembre 2012

Guida alle imposte per l'acquisto e la gestione della prima casa

La scelta di acquistare una casa, sia essa per investimento o per uso personale, comporta una serie di costi aggiuntivi tra imposte, spese di registro, notaio e corresponsione della parcella all'intermediario che in alcuni casi possono gravare non poco sull'operazione. Se è vero, infatti, che alcuni costi non variano a seconda che l'immobile sia destinato ad abitazione principale o a investimento, alcuni balzelli richiesti dallo Stato presentano delle aliquote molto differenti che incidono pesantemente sulla decisione finale. Nel caso dell'acquisto di una prima casa, infatti, il compratore dovrà mettere in conto, oltre all'esborso da corrispondere al venditore, anche il versamento dell'imposta di registro catastale pari al 3% del valore catastale. Oltre a un'imposta fissa di 168 euro e a un'imposta ipotecaria fissa di simile importo. Le cose cambiano nel caso in cui il venditore dell'immobile non sia un cittadino privato bensì un'impresa di costruzione o di ristrutturazione. Nel caso in cui l'acquisto della casa avvenga entro i primi 4 anni dalla conclusione dei lavori di realizzazione o di ristrutturazione dell'immobile, la legge prevede il versamento dell'Imposta sul valore aggiunto (Iva) nella misura del 4% a cui si aggiungono tre imposte di pari importo: 168 euro per l'imposta di registro, altri 168 euro per l'imposta ipotecaria e, infine, 168 euro per l'imposta catastale che verranno versate direttamente dal notaio al momento della registrazione dell'atto. Le cose cambiano se il venditore è sempre l'impresa costruttrice ma la realizzazione dell'immobile o la sua ristrutturazione è avvenuta più di 4 anni prima della firma del rogito. In questo caso, la transazione risulta esentata dal versamento dell'Iva. In compenso, però, il compratore dovrà pagare l'imposta di registro del 3% oltre alle due imposte (catastale e ipotecaria) da 168 euro ciascuna.

venerdì 7 dicembre 2012

Assicurazioni: restituzione del premio se il mutuo viene ripagato in anticipo

Via libera alla possibilità che il premio della polizza assicurativa collegata a un mutuo venga restituito, almeno in parte, qualora il prestito venga ripagato in anticipo o trasferito. Questa è una delle tante novità contenute nel maxiemendamento presentato dal Governo al decreto sviluppo bis, che ha ottenuto la fiducia del Senato. Il provvedimento ora passa alla Camera. A ben vedere, questo provvedimento, ai fini pratici, avrà una discreta portata a livello economico per il mutuatario, anche se non è ben chiara la quantità di premio che si riuscirà ad ottenere.

giovedì 6 dicembre 2012

FiSync di Dwolla un nuovo sistema di trasferimento di denaro migliore rispetto a PayPal

Niente più tempi di attesa per effettuare un pagamento elettronico. E basta con i canonici due o tre giorni lavorativi per la comparsa dell'accredito. L'idea arriva da Ben Milne, 28 anni, creatore di Dwolla (crasi di web e dollar), che da qualche mese ha lanciato un nuovo servizio denominato FiSync, che permette transazioni di denaro in tempo reale, 24 ore al giorno, tutti i giorni dell'anno. La società trattiene solo 25 centesimi per ogni azione e nulla per pagamenti inferiori ai dieci dollari. Addio, quindi, alle vecchie tariffe percentuali usate da PayPal. A supportare FiSync al momento c'è solo una banca dello Iowa, ma la piattaforma è offerta gratuitamente a tutte. Sarà una rivoluzione? Arriverà in Italia? Tutto dipende da quanti istituti di credito decideranno di adottare il sistema. 

Ma vediamo quali sono le caratteristiche salienti di questo nuovo servizio. I membri di FiSync, siano essi persone fisiche o aziende, possono spostare fondi da e verso i propri conti bancari, utilizzando la piattaforma Dwolla senza alcun costo e senza tempi d'attesa, 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno. Per ciò che attiene la sicurezza, vengono adottati protocolli che prevedono standard molto elevati, con uso di PIN, password, notifiche e-mail e processi di autenticazione basati su sistemi di crittografia molto potenti. Le operazioni sono sicure e la rimozione delle informazioni finanziarie sensibili rendono impossibili eventuali furti da parte di malintenzionati. Per le imprese ogni transazione è gratuita se d'importo inferiore a 10 dollari, mentre si pagano 0,25 centesimi se si eccede tale soglia, senza alcun limite. Il sistema FiSync, dunque, può, a pieno titolo, configurarsi come un'ottima opportunità per tutti quei siti di e-commerce che desiderano contenere le spese legate alla gestione dei pagamenti. É prevista anche la possibilità di sfruttare i dispositivi mobili. A tal fine sono state rese disponibili delle apposite applicazioni per i device Apple. Un'altra caratteristica estremamente interessante di questo nuovo servizio è la possibilità di inviare denaro ai propri amici attraverso i social network più famosi: Facebook, Twitter e Linkedin.

mercoledì 5 dicembre 2012

I CFD rivoluzionano il mondo del trading tradizionale

Una nuova modalità di investimento, flessibile e adatta sia a chi si avvicina per la prima volta al mondo del trading, sia a chi vuole adottare strategie di investimento avanzate e sofisticate. I CFD, contratti per differenza che permettono di operare su azioni, indici, valute, materie prime ed opzioni, sono strumenti sempre più apprezzati dai mercati. Tanto che in Gran Bretagna i volumi di trading dei CFD sono già pari al 20% - 30% degli scambi effettuati sull'intera Borsa di Londra. 

Ma esattamente cosa sono i CFD?

La sigla CFD sta per "Contract for Difference", letteralmente "Contratto per Differenza". I CFD sono strumenti di investimento che replicano esattamente il valore di un titolo o di un'attività finanziaria quale, ad esempio, un'azione, un'obbligazione, un futures o una valuta. La "differenza" è data dal prezzo di acquisto e di vendita al momento dell'apertura e della chiusura del contratto. La variazione di prezzo dipende dal rendimento del titolo sottostante. I CFD presentano alcuni vantaggi: prima di tutto è possibile operare con leva finanziaria, che può variare dal 5% al 25% per i titoli azionari o essere costituita da una quota fissa nel caso di indici e valute. Ad esempio, se la leva è del 5%, con un deposito da 1.000 euro si può aprire una posizione dal valore di 20.000 euro. Si può, inoltre, scegliere se operare long (guadagnando quando i titoli sottostanti si apprezzano) o short (guadagnando, invece, quando i titoli perdono valore). Con il meccanismo stop loss garantito, poi, l'acquirente di un CFD può indicare un prezzo massimo raggiunto il quale la posizione viene chiusa automaticamente, mettendosi così al riparo da movimenti di mercato negativi.

Sono numerose le piattaforme online che consentono di fare trading eseguendo operazioni con CFD. Tra le tante segnaliamo la IG Trade, principalmente per la facilità di utilizzo. IG Trade è la piattaforma browser based di IGMarkets. L'interfaccia è disegnata per essere al contempo intuitiva, veloce e completa di tutte le funzioni utili per fare trading. E la tecnologia integrata "Price Improvement" permette di eseguire gli ordini al miglior prezzo possibile, anche quando le variazioni avvengono in tempi impercettibili per gli investitori. Tra gli strumenti disponibili in IG Trade vi è il "Trade Book", che consente di monitorare lo status di tutti gli ordini che sono in lavorazione sui vari mercati. Il "basket order" permette, invece, di inviare al mercato una sequenza di ordini o un singolo paniere di ordini adottando strategie long o short. La funzione "time and sales" è pensata per chi vuole monitorare tutti gli scambi, contratto per contratto. Gli alert automatici, poi, avvisano l'utente quando i mercati raggiungono i livelli preimpostati. Il servizio è dotato anche di numerosi grafici e consente di seguire le news in diretta fornite da Reuters, oltreché offrire numerosi pacchetti di supporto al trading. Sul piano della sicurezza, tutte le operazioni sono criptate grazie al protocollo crittografico Secure Sockets Layer, meglio conosciuto come SSL.

Giusto per fare un esempio concreto di un'operazione con CFD, mettiamo il caso di voler lavorare su questa ipotesi di investimento: le azioni della Società Pinco Pallino hanno un valore di 8,50 euro e decidiamo di comprarne 2000, per un totale di 17.000 euro che rappresenta quindi la nostra esposizione. Per effettuare l'operazione paghiamo una commissione fissa di 10 euro. Supponiamo che le azioni della Società Pinco Pallino alla chiusura registrino un valore di 9 euro. A questo punto vendiamo 2000 azioni a 9 euro cadauna, per un totale di 18.000 euro. Paghiamo anche stavolta la commissione fissa di 10 euro, per un totale di 20 euro. La differenza di 0,50 euro ad azione fa si che abbiamo ottenuto 1.000 euro di guadagno che, al netto delle commissioni, sarà pari a 980 euro.

I finanziamenti agevolati delle Camere di commercio

Finanziamenti, agevolazioni, formazione e garanzie per favorire l'avvio di nuove attività imprenditoriali. Il sistema delle Camere di commercio è il punto di riferimento sul territorio per chi vuole mettersi in proprio e lanciare una start up. Tra le più recenti iniziative a livello nazionale c'è il protocollo di intesa firmato tra la stessa Unioncamere e il Comitato nazionale per il microcredito. L'accordo ha costituito un fondo di garanzia da 10 milioni di euro per promuovere progetti di microcredito e microfinanza. L'obiettivo è stimolare il mondo del credito a dare sostegno alle start up e ai neoimprenditori, garantendo finanziamenti a tasso agevolato per importi fino a 25.000 euro.

Anche le singole Camere di commercio stanziano dei fondi a sostegno degli aspiranti capitani d'impresa. La Camera di commercio di Roma, ad esempio, ha stanziato 10 milioni per aiutare i giovani a fare impresa. Una misura che garantisce ai giovani aspiranti imprenditori e ai neoimprenditori la possibilità di accedere a finanziamenti bancari. Nello specifico il progetto prevede, da una parte, l'erogazione in collaborazione con altri soggetti (tra i quali il Bic Lazio) di una serie di servizi ad alto valore aggiunto; dall'altra, di agevolare la concessione di finanziamenti alle neoimprese. I dieci milioni di euro di garanzia fideiussoria che la Camera di commercio mette a disposizione per questo progetto saranno in grado di generare un plafond potenziale di 100 milioni di finanziamenti concedibili.

Le Camere di commercio lombarde, insieme agli enti locali, hanno sperimentato con successo nel 2010 il progetto "Start", che potrebbe tornare in nuove edizioni. Il programma ha fornito servizi di formazione e finanziamenti a circa 30 imprese per un importo totale di 185.000 euro. Il contributo per le imprese costituite da giovani (under 30) è stato in media di 8.000 euro, quello per le imprese costituite dai non giovani in media pari a 5.500 euro. Inoltre "Formaper", azienda speciale della Camera di commercio di Milano, cura il servizio gratuito "Punto nuova impresa", che fornisce training, informazioni utili e indicazioni su come redigere un business plan.

La Camera di commercio di Milano sostiene l'accesso al credito delle Pmi di Milano e provincia anche con un bando da 2 milioni di euro per programmi di investimento produttivi, operazioni di patrimonializzazione aziendale, programmi di riqualificazione della struttura finanziaria. Per informazioni è possibile contattare l'ufficio credito: telefono 02/85154933; e-mail: credito@mi.camcom.it.

Gli interventi delle Camere di commercio vanno a innestarsi in uno scenario imprenditoriale vivace e recettivo. La crisi, per quanto dura, non ha spento la vitalità imprenditoriale degli italiani e questo è un dato importante su cui contare e investire.

martedì 4 dicembre 2012

In banca prestiti e assistenza a misura di piccole imprese

La possibilità di accedere al credito può fare la differenza tra un sogno imprenditoriale rimasto nel cassetto e l'avvio di una start up. Molte banche offrono finanziamenti, assistenza e altri prodotti pensati appositamente per chi deve avviare o sostenere un'impresa nelle sue prime fasi di vita. Intesa Sanpaolo ha lanciato già nel 2009 la piattaforma "Start Up Initiative" dedicata a spin-off universitari, aspiranti imprenditori e investitori di riferimento. L'obiettivo espresso del progetto è favorire l'avvicinamento tra il mondo dell'innovazione e della ricerca da un lato e quello della finanza dall'altro. Ogni anno Intesa Sanpaolo seleziona trenta start up italiane e straniere che si distinguano per potenzialità innovative e ne accompagna i manager attraverso un percorso di formazione in aula e un incontro a porte chiuse con investitori selezionati. I progetti migliori vengono infine coinvolti in un roadshow internazionale per incontrare potenziali partner industriali. Il 10 giugno scorso, Unicredit ha presentato la seconda edizione del concorso nazionale "Il talento delle idee", indetto dal gruppo in collaborazione con i Giovani imprenditori di Confindustria e rivolto prevalentemente a nuove imprese. Sono ammessi a partecipare i giovani imprenditori, o aspiranti tali, di età compresa tra i 18 e i 40 anni. I migliori progetti vengono selezionati da commissioni territoriali con la possibilità di vincere premi locali e un premio finale nazionale. In palio ci sono 25.000 euro per il primo classificato, 15.000 euro per il secondo e 10.000 euro per il terzo; ma anche finanziamenti personalizzati, master/training e programmi di mentoring e tutorship. Non mancano le più tradizionali offerte di prestiti, mutui e finanziamenti. Sempre Unicredit ha tra i propri prodotti un "Finanziamento Start Up": si tratta di un mutuo chirografario destinato a tutte le imprese e le attività economiche iscritte alla Camera di Commercio da non più di 21 mesi, per supportare le nuove attività imprenditoriali e le loro iniziali necessità di liquidità connesse al capitale. L'importo va da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 100.000 euro e la durata ammonta a un massimo di 84 mesi con 60 mesi di ammortamento e 24 mesi di preammortamento. Le rate sono mensili, trimestrali o semestrali, con tasso fisso o variabile. Per ottenere il finanziamento è necessario presentare il progetto d'impresa ed è obbligatoria la presenza di garanzie eligibili dei Confidi (per il 60%). Il gruppo Bnl-Bnp Paribas offre, invece, il prodotto CrediAzienda Start Up, rivolto ad aziende ancora da avviare o costituite da non più di 3 anni. Per valutare il merito creditizio ai fini del finanziamento e dell'accesso al fondo di garanzia non vengono presi in considerazione i dati economici dell'impresa, assenti o deboli nel caso di start up, ma solo quelli prospettici del progetto d'impresa.

lunedì 3 dicembre 2012

Come scegliere il fondo di investimento più adatto alle proprie esigenze?

Il punto di partenza può essere, una volta individuato il proprio profilo rischio-rendimento e le diverse tipologie di fondi più adeguati a soddisfarlo, considerare per ogni tipologia tutti i fondi a questa appartenenti, in modo da avere un campione significativo. A questo punto, si osservano i relativi rendimenti, tenendo bene a mente, però, che i rendimenti vanno sempre corretti per il rischio sopportato dal fondo. Per cui, nell'ambito della stessa categoria, la scelta non necessariamente deve ricadere sul fondo che ha reso di più, ma su quello che, nel predefinito orizzonte temporale di investimento, ha conseguito il rendimento più elevato a parità di rischio o il rischio minore a parità di rendimento. Se confrontiamo, ad esempio, due fondi azionari che investono sul mercato italiano, non è detto che il fondo con il rendimento più elevato sia in assoluto il migliore. É possibile, infatti, che questo fondo abbia assunto rischi maggiori, cioè abbia una volatilità superiore. Una misura approssimativa del rendimento corretto per il rischio può essere desunta proprio considerando come varia nel tempo il valore della quota del fondo. Fissato un adeguato orizzonte temporale di investimento, l'investitore non dovrebbe considerare esclusivamente la variazione percentuale del rendimento del fondo ma anche la frequenza e l'ampiezza dell'oscillazione del valore della quota. Un altro parametro per valutare il rendimento di un fondo è verificare l'andamento del mercato di riferimento attraverso il benchmark. La valutazione del rendimento del fondo, infatti, deve avvenire non in modo assoluto ma relativo. Fissato un adeguato orizzonte temporale, i termini del confronto devono essere l'andamento del mercato di riferimento e i fondi che abbiano un analogo profilo di rischio rendimento. Questa valutazione va effettuata sia in fase di selezione dei fondi da acquistare, sia durante l'investimento, per valutare se permangono i presupposti che hanno determinato la scelta dei fondi stessi. A oggi, per fare degli esempi concreti, dall'inizio dell'anno i fondi che hanno ottenuto un ritorno migliore, nell'ordine del 10% circa, sono quelli specializzati in titoli di Stato dell'Unione europea e quelli specializzati nei Bond del Tesoro americano. Un risultato particolare, frutto del rafforzamento della valuta americana rispetto a quella europea. E dando uno sguardo agli azionari americani c'è da rallegrarsi, dato che in molti hanno raggiunto performance a doppia cifra, fino a toccare quota 18%. Del resto, l'S&P 500 da gennaio a ottobre è salito del 13,18% ma a un anno è cresciuto del 31,40%. Ma il 20% si poteva guadagnare anche puntando sui migliori gestori specializzati sui listini del Vecchio Continente, che in media sono saliti di poco meno del 6% circa. Mentre puntando su prodotti affidati a esperti dell'investimento in corporate bond, le obbligazioni delle aziende euro che da molti mesi vengono guardate dal mercato come alternativa all'investimento nei titoli di Stato sotto pressione, si poteva spuntare fino al 17% con i primi della classe e il 7% con la media di tutta la categoria. Performance senza dubbio interessanti, molto legate alla criticità dei mercati. Questi numeri, infatti, rappresentano la somma di due periodi opposti: uno relativamente roseo, compreso tra gennaio e marzo 2012, e uno molto più complesso, quello che arriva fino a oggi. Ma se si volesse fare una media, i risultati delle principali categorie di fondi tra il 30 giugno e il 30 novembre 2011, i sei mesi in cui la crisi del debito sovrano è esplosa in tutta la sua virulenza, si troverebbe inevitabilmente una marea di segni meno (dal -0,61% degli azionari America fino al -21% di Piazza Affari, maglia nera della crisi) e pochissimi segni positivi: quelli dei bond internazionali, Usa e dei paesi emergenti.

sabato 1 dicembre 2012

Per chi ha immobili all'estero si paga l' Ivie, vediamo di che si tratta

La "Manovra Salva Italia" ha introdotto una nuova imposta della quale, a dire il vero, pochi sono a conoscenza. Questa nuova tassa si applica sul valore degli immobili situati all'estero, e la cui proprietà risulta essere di persone fisiche residenti in Italia. L'IVIE, cugina dell'IMU, si applica nella misura dello 0,76%. Fatto salvo alcune eccezioni, la base imponibile è il valore dell'immobile come risultante dall'atto di acquisto. In mancanza del contratto, si prende in considerazione il valore di mercato rilevabile nel luogo in cui è situato l'immobile. Se il contribuente versa già un'imposta all'estero per il possesso del fabbricato, può portarsela in detrazione (credito d'imposta). L'imposta non è dovuta se l'importo complessivo non supera i 200 euro. Per gli immobili situati in Paesi facenti parte dell'Unione Europea, oltre che in Islanda, Liechtenstein e Norvegia, che assicurano lo scambio di informazioni di natura amministrativa e fiscale, la base imponibile è rappresentata dal valore catastale, nella misura utilizzata nel Paese estero per il pagamento delle imposte di natura patrimoniale o reddituale. Un trattamento di favore è riservato a quegli immobili utilizzati quale abitazione principale da soggetti residenti in Italia per obblighi di legge. Se prestano lavoro all'estero per conto dello Stato italiano, per una sua suddivisione politica o amministrativa, o per un suo Ente locale, o presso Organizzazioni internazionali a cui aderisce l'Italia, per l'abitazione principale e le pertinenze di questa, applicano l'aliquota e le detrazioni già previste per l'IMU. Gli immobili devono essere indicati nel quadro RM di Unico, anche da parte dei contribuenti che hanno presentato il 730.

venerdì 30 novembre 2012

Mutui Connect la piattaforma telematica gratuita che semplifica la portabilità del mutuo

Mutui Connect è, in ordine cronologico, l'ultima di tutta una serie di iniziative volte a migliorare e semplificare i rapporti tra banche e clienti. Questo innovativo sistema informatico è frutto dell'accordo siglato tra Abi e Consiglio Nazionale del Notariato nel corso della terza edizione di "Credito al Credito 2012", svoltasi a Roma, presso Palazzo Altieri dal 27 al 29 novembre. Mutui Connect è una procedura, totalmente gratuita, che ha lo scopo di consentire il perfezionamento delle operazioni di portabilità dei mutui in modalità telematica con il collegamento tra banche, intermediari finanziari e notai, nel più breve tempo possibile. I soggetti interessati potranno collegarsi al proprio sistema di riferimento (piattaforma ABI/ConsorzioCBI per le banche (e intermediari) e piattaforma RUN/Notartel per i Notai) scambiandosi flussi informativi e documenti secondo un protocollo condiviso, in piena sicurezza e con validità giuridica. Mutui Connect si applica solo dopo che il cliente ha confrontato e verificato le proposte delle banche, e solo dopo che la banca subentrante abbia stimato la fattibilità dell'operazione di erogazione o di portabilità del mutuo. Su Mutui Connect il Consiglio nazionale del notariato e l' Associazione Bancaria Italiana hanno concordato l'istituzione, in breve tempo, di un Organo collegiale finalizzato, tra l'altro, a monitorare il buon andamento dell'iniziativa. Questa iniziativa, di fatto, pone fine ai viaggi dal notaio e nelle filiali della vecchia e della nuova banca, dando, una volta tanto, una mano concreta ai cittadini, sburocratizzando e snellendo procedure elefantiache. Con la vecchia prassi, tutt'ora in uso ma che ha i giorni contati, per portare a termine tutta la procedura inerente la portabilità del mutuo, ci volevano diverse settimane, con questo nuovo strumento, invece, ci si dovrebbe sbrigare in circa 10 giorni lavorativi e senza spostarsi da casa.

giovedì 29 novembre 2012

Quali sono le caratteristiche del risparmio postale?

Il risparmio postale è caratterizzato da due famiglie di prodotti atte a soddisfare una clientela votata all'accumulo di "ricchezza" senza correre alcun rischio. In tale contesto vanno a collocarsi i libretti di risparmio postale e i buoni fruttiferi postali. Ognuno di essi ha delle caratteristiche particolari che, per svariati motivi, ormai da decenni, affascina milioni di risparmiatori. Con questo post vogliamo porre l'accento su questi prodotti ed analizzarne le caratteristiche principali, in maniera semplice e sintetica, senza allungarci in inutili tecnicismi. 

Partiamo dai libretti di risparmio postale. Non tutti sanno che questi libretti sono quote di debito la cui emissione è di competenza esclusiva della Cassa depositi e prestiti (società pubblica che gestisce il risparmio postale). I libretti postali sono garantiti dallo Stato Italiano e possono essere nominativi o al portatore. Il libretto nominativo ordinario può essere intestato al massimo a quattro persone, o al minore come unico intestatario (in tal caso è prevista l'applicazione di un tasso di favore pari al 3,20% annuo lordo, che corrisponde al 2,56% netto). Con la Carta Libretto Postale,associabile al libretto di risparmio nominativo ordinario, è possibile versare e prelevare presso tutti gli uffici postali. Sui libretti al portatore la giacenza massima, stabilita dalla legge, è pari a 1.000 euro e non sono, quindi, strumenti di investimento (il tasso d'interesse riconosciuto in questo caso ammonta allo 0,35% annuo lordo, ovvero lo 0,28% netto). Non sono previste spese e commissioni per l'apertura, la gestione, la chiusura e per tutte le operazioni di versamento e prelievo. I libretti postali maturano interessi sui quali viene applicata una ritenuta del 20%. I rendiconti dei libretti di risparmio postale sono, poi, assoggettati con periodicità annuale ad un'imposta di bollo fissa pari a 34,20 euro se il cliente è persona fisica e la giacenza media annua è complessivamente superiore a 5.000 euro. Attualmente un libretto nominativo ordinario offre un tasso annuo lordo pari all'1,10% (0,88% netto), il che vuol dire che su una giacenza media di 5.000 euro maturerà interessi netti pari a 44 euro l'anno a cui bisognerà sottrarre l'imposta di bollo di 34,20 euro, per un totale di 9,80 euro. Quando la titolarità dei libretti di risparmio è relativa a persone giuridiche, l'imposta di bollo, applicata sempre annualmente, è pari a 100 euro senza alcuna soglia di giacenza media. Esistono, poi, dei libretti che assolvono una funzione di natura cautelare. Sono i cosiddetti libretti nominativi giudiziari. Questi libretti sono fruttiferi e prevedono la maturazione di interessi pari al 2,70% annuo lordo, ovvero il 2,16% netto. Tali libretti hanno la sola funzione di accogliere somme di denaro derivanti da procedimenti giudiziari (pignoramenti,  sequestri, ecc.) su richiesta dell'autorità giudiziaria.

Ma veniamo ai Buoni Fruttiferi Postali. Si tratta di titoli emessi sempre dalla Cassa depositi e prestiti, garantiti dallo Stato Italiano, che possono essere sottoscritti e rimborsati senza alcuna commissione o spesa. La Cassa depositi e prestiti si impegna alla restituzione del capitale investito maggiorato degli interessi maturati che sono soggetti al regime dell'imposta del 12,50%. In base all’art. 6 del decreto legislativo 239/1996, ai soggetti non residenti in Italia, ricorrendo le condizioni di legge, non si applica il prelievo fiscale. I buoni sono anche esenti da imposta di successione. Attualmente Poste Italiane sta promuovendo i nuovi Buoni Fruttiferi Postali "BFP3x4", un investimento di medio/lungo periodo a tasso crescente che ha una durata massima di dodici anni e prevede la corresponsione degli interessi ogni 3 anni. Dopo la prima scadenza si avrà diritto al 3% lordo, dopo la seconda al 3,50%, dopo la terza al 4% e in fine al 5% dopo 12 anni. Questo è solo un esempio, poiché esistono moltissimi tipi di buoni fruttiferi postali e ognuno con caratteristiche diverse. Ci sono quelli dedicati ai minori, sottoscrivibili fino al compimento del 16° anno, quelli indicizzati all'inflazione che dovrebbero garantire un recupero della perdita del potere di acquisto e tanti tanti altri.

mercoledì 28 novembre 2012

L'oro è considerato un bene rifugio ma ora conviene starne alla larga

L'oro, da sempre, è considerato un bene rifugio. L'investimento su questo metallo prezioso è indicato per proteggersi da un aumento generalizzato dell'inflazione  e, pertanto, da una perdita di valore e di potere d'acquisto della moneta. Si tratta di rischi non remoti visto che le banche centrali dei paesi più industrializzati sono impegnate da qualche anno in politiche monetarie ultra espansive (emissioni di moneta e bassi tassi di interesse). Tali operazioni mettono in discussione il valore della moneta e sono state messe in campo per fronteggiare la crisi. L'oro è il sostituto più autorevole della moneta. Si può investire in oro in tre modi: comprando oro fisico in lingotti, sottoscrivendo certificati di investimento, oppure certificati rappresentativi di oro fisico.

I produttori di oro producono lingotti che arrivano a pesare da pochi grammi a 1 kg. Un kg di oro in lingotti, per avere un'idea delle cifre da mettere a disposizione, ha un valore medio, in questo periodo, di circa 40.000 euro. Per ogni lingotto di un kg ci sono 999,9 grammi di oro e 0,1 grammi di un altro metallo. Una volta acquistato un lingotto d'oro ci sono due possibilità: decidere di conservarlo in ufficio o a casa, oppure, in alternativa, depositarlo presso il caveau di una banca. Il servizio di deposito offerto dalle banche comporta, chiaramente, dei costi di assicurazione e locazione della cassetta di sicurezza. In alternativa a questa forma fisica ci sono le monete.

L'investimento in oro attraverso strumenti finanziari, invece, si sostanza nell'acquisto di certificati rappresentativi dell'andamento delle quotazioni del metallo prezioso sui mercati regolamentati. Gli strumenti finanziari che replicano l'andamento dell'oro sono gli Etc e i certificati di investimento. I primi sono dei fondi e i secondi sono delle quote di debito delle banche che restituiscono la performance del metallo prezioso. La performance dello strumento finanziario ma anche dell'oro fisico deriverà non solo dal movimento del prezzo dell'oro ma anche dal movimento del cambio Euro/Dollaro. L'oro è, infatti, quotato in Dollari USA. Fanno eccezione i cosiddetti certificati "Quanto", che immunizzano l'andamento dell'oro dal rischio di cambio. La protezione, però, costa grosso modo l'1% all'anno, lo 0,083% al mese. L'oro fisico è l'unica forma di investimento che non sconta l'imposta di bollo, una sorta di patrimoniale. Le eventuali plusvalenze da negoziazione sono esenti da imposte. Le plusvalenze sull'oro rappresentato da strumenti di investimento come i certificati vengono invece colpite con il 20% di imposta. Eventuali minusvalenze sono compensabili nell'esercizio in cui sono conseguite e nei quattro successivi.

Investire in oro è molto rischioso poiché trattasi di una materia prima molto volatile. Solo considerando l'ultimo anno, questo metallo ha fatto registrare variazioni nell'ordine del 18%, sia verso il basso che verso l'alto. L'oro, inoltre, non garantisce il pagamento di flussi cedolari. Sugli strumenti finanziari rappresentativi dell'oro esiste poi un rischio aggiuntivo, quello di credito. Se la banca che ha emesso il certificato fallisce non ci sarà in tutto o in parte il rimborso del capitale.


martedì 27 novembre 2012

Il vero volto della patrimoniale italiana

Chi invoca ancora la patrimoniale in Italia è fuori strada. Un'imposta che colpisce in maniera significativa i patrimoni già c'è ed è il bollo titoli. A prescindere dall'IMU, che attacca le proprietà immobiliari, il bollo titoli colpisce la ricchezza finanziaria, come recita la stessa norma, in qualsiasi modo rappresentata. L'imposta ha un'aliquota dello 0,10% per il 2012 che sale allo 0,15% per il 2013 applicata al controvalore del rapporto. A valere fino al 31 dicembre di quest'anno ci sarà un minimo di 34,20 euro e un massimo di 1.200 euro. Dal prossimo anno non vi sarà alcun limite, via il tetto massimo. Il bollo diventa così una pura imposta proporzionale. Più che di bollo titoli più correttamente si dovrebbe parlare di bollo su prodotti e strumenti finanziari. Nella base imponibile rientrano, infatti, oltre ai titoli azionari e obbligazioni, i titoli di stato, le quote dei fondi comuni di investiento mobiliare e immobiliare, le polizze assicurative finanziarie, gli etf, le valute e tutte le manifestazioni della ricchezza finanziaria. Nel calcolo della base imponibile ci sono, poi, conti di deposito e certificati di deposito, strumenti emessi dalle banche molto popolari. Con riferimento a questi ultimi prodotti sono colpiti i depositi liberi e vincolati detenuti dai risparmiatori presso le poste e le banche. 

Il controvalore del deposito al saldo del periodo di riferimento per esplicita disposizione del Consiglio dei Ministri verrà calcolato sulla base del valore di mercato, le quotazioni di borsa, per intenderci, per azioni e titoli di stato. Solo in mancanza del valore di mercato gli intermediari finanziari potranno fare ricorso per il calcolo dell'imposta al valore nominale, quello stampato sui titoli o in alternativa al valore di rimborso. Rimangono escluse, per esplicita disposizione del legislatore, le quote dei fondi pensione e le polizze assicurative finalizzate alla copertura dell'assistenza sanitaria. L'imposta ha carattere annuale ma potrebbe essere rateizzata a seconda del numero di comunicazioni che invia l'intermediario. Il prelievo avrebbe infatti la veste giuridica dell'imposta di bollo sulle comunicazioni inviata dalla banca al cliente. Il nuovo bollo titoli è il risultato uscito dai testi da una sequenza di manovre finanziarie licenziate dal governo Berlusconi e a seguire da quello Monti. I provvedimenti sono diventati sempre più omnicomprensivi degli strumenti finanziari. L'imposta non si applica, invece, in alcun modo ai conti correnti. La liquidità detenuta sul conto non è colpita da questo tipo di imposta. I conti correnti sopra i 5.000 euro già scontano un bollo fisso di 34,20 euro, 100 se detenuti da persone giuridiche. Si tratta di differenze rilevanti. Il bollo titoli è infatti una vera e propria imposta patrimoniale che lievita con il crescere del deposito, quella sul conto corrente è un'imposta fissa.

I contribuenti, però, non devono affannarsi in particolari ricerche per assolvere l'imposta. Il tributo andrà assolto dagli intermediari finanziari. Le banche agiranno come sostituti d'imposta prelevando il dovuto dai conti dei clienti e girando il tutto su un conto dell'Agenzia delle Entrate. Se un cliente ha tutto investito in fondi al momento del pagamento dell'imposta e non ha la liquidità sul conto, la banca è autorizzata a effettuare disinvestimenti per recuperare una provvista. Lo stesso legislatore lo ha stabilito per i fondi di investimento, il principio, però, potrebbe valere qualora il cliente si dimostrasse insensibile alle richieste di provvista della liquidità della banca. Tale comportamento è sconsigliato da alcune fondazioni di studi bancari. Il suggerimento è quello di recuperare quanto dovuto alla banca per imposte al momento del disinvestimento.

Se il contribuente ha più conti presso lo stesso intermediario, nel caso di più rapporti di deposito di titoli intestati al medesimo soggetto, l'imposta di bollo deve essere corrisposta in relazione a ciascun rapporto. Nel caso di depositi cointestati a più soggetti, in relazione ai quali viene emessa un'unica comunicazione, l'imposta deve essere assolta una sola volta. Il caso tipico in questione è quello relativo al marito e alla moglie contitolari di un conto e quello del conto intestato a uno dei genitori con uno o più figli. Il bollo andrà applicato una sola volta. Una vera e propria novità destinata sicuramente a fare breccia fra le imprese è quella relativa agli investimenti esteri. Secondo alcune interpretazioni di fonte bancaria, se un'impresa detiene attività finanziarie su banche estere non paga l'imposta di bollo. Il comma 18 dell'articolo 9 del decreto legge 16/2012 stabilisce che l'imposta sulle attività finanziarie detenute all'estero colpisce solo le persone fisiche non quindi le persone giuridiche. Portare i soldi all'estero non serve quindi a schivare l'imposta.

Il conto deposito Findomestic promette zero vincoli e interessi crescenti

Sul mercato, oggigiorno, vi sono centinaia di conti deposito più o meno convenienti sotto il profilo dei tassi d'interesse riconosciuti ai risparmiatori. In questo contesto, va ad arricchire un'offerta già ampia, il nuovo nato di casa Findomestic, un conto deposito che, nelle intenzioni della famosa società finanziaria operante da decenni nel campo dei prestiti personali e dei mutui, dovrebbe garantire ai propri clienti un rendimento certo condito da una assoluta libertà di versamenti. Questo conto si presenta, in buona sostanza, come una sorta di salvadanaio che può essere alimentato secondo due modalità distinte. La prima prevede versamenti mensili ricorrenti con un importo prefissato (soluzione che ha una soglia minima d'ingresso pari a 1.000 euro e versamenti mensili di minimo 100 euro), mentre la seconda consente ai risparmiatori di accantonare una cifra diversa di volta in volta (in questo caso il versamento è libero ma la soglia d'ingresso è pari a 3.000 euro). Il tasso di interesse annuo riconosciuto è variabile in funzione a dei limiti inerenti le somme depositate e va dall'1,50% lordo (1,20% netto) per giacenze inferiori a 5.000 euro, fino ad arrivare al 2,50% lordo (2% netto) per giacenze superiori ai 20.000 euro. Poniamo il caso che un risparmiatore abbia aperto il conto deposito Findomestic effettuando un deposito di 5.000 euro preferendo la versione che prevede l'effettuazione di versamenti ricorrenti pari a 100 euro al mese. Nel corso del primo anno gli verranno riconosciuti gli interessi della seconda fascia (quella fino a 7.500 euro per intenderci) pari all'1,75% lordo (1,40% netto). Dopo 7 anni, senza mai aver prelevato nulla, ma avendo solo accantonato le somme, continuando a versare 100 euro al mese, gli interessi saliranno al 2,25% lordo (1,80% netto) e il capitale a disposizione sarà pari a 14.538, 54 euro. Questo vuol dire che in 7 anni, a fronte di un versamento iniziale di 5.000 euro, si saranno accumulati altri 8.400 euro di risparmi, per un totale di 13.400 euro su cui saranno maturati 1.138,54 euro di interessi, ovvero circa 162 euro l'anno che però, è bene ricordarlo, non sono netti, in quanto a partire dall’1 gennaio 2013, si pagherà un’imposta di bollo sui conti deposito, sui conti correnti e  sui buoni postali più salata. La tassa passerà, infatti, dallo 0,1% allo 0,15% della somma depositata. Una crescita della tassazione del 50%, partendo da un’imposizione minima annua di 34,20 euro e rimuovendo il tetto massimo di 1.200 euro oggi previsto. Alla luce di tutto ciò diciamo che questo prodotto è discreto. Senza infamia e senza lode svolge il suo ruolo di salvadanaio senza però garantire alcuna copertura, ad esempio, dal punto di vista inflazionistico. VOTO: 5,5

lunedì 26 novembre 2012

Comprare casa all' estero conviene moltissimo

Sono sempre più gli italiani che decidono di acquistare una casa all'estero per investimento. Nel corso dell'ultimo semestre, spinti anche dall'introduzione dell'IMU, il numero di investitori della Penisola che hanno deciso di puntare sul mattone al di fuori dei confini nazionali è cresciuto del 16,5%, portando a 15.500 il numero di appartamenti acquistati da italiani all'estero. Una bella cifra, che sembra destinata ad aumentare nei mesi a venire. Vuoi per l'acuirsi della crisi economica dello Stivale, vuoi anche per l'inasprirsi della pressione fiscale sul mattone nostrano. A tal punto che le previsioni degli esperti parlano di 40.000 case acquistate oltrefrontiera dal popolo dei nostri risparmiatori da qui a fine anno. Ma non sono solo i problemi di casa nostra ad attivare la corsa all'acquisto di immobili all'estero. Il crollo dei prezzi in alcune aree del Mediterraneo, quest'anno, o degli Stati Uniti nel biennio passato, hanno fatto da volano alle decisioni di investimento nel mattone targato Francia, Spagna, Grecia, Irlanda, Regno Unito, tanto per fare degli esempi. Ed è proprio a Londra che si è concentrato il boom di investimenti immobiliari da parte degli italiani negli ultimi sei mesi. Tanto che i nostri compatrioti hanno scalzato i russi dalla testa della classifica dei maggiori acquirenti stranieri di case all'ombra del Big Ben. Forte incremento delle compravendite anche a Marbella e Almeria, accanto alle sempre verdi Canarie o Fuerteventura. La crisi finanziaria in cui è caduta la Grecia ha riportato l'attenzione degli italiani anche sulle isole Cicladi (Mykonos e Santorini in primis), oltre a Ios, Thirassìa e Rodi dove gli ottimi collegamenti aerei low cost fanno da stimolo agli acquisti da parte delle famiglie.

Ma non esiste solo l'Europa. Il 9% degli italiani che hanno comprato casa all'estero hanno scelto come destinazione gli Stati Uniti grazie a prezzi ancora piuttosto contenuti, soprattutto in città come Miami e New York, e a un livello di cambio dell'euro sul dollaro ancora conveniente. "L'interesse per gli Stati Uniti è calato perché molte famiglie italiane hanno comprato negli ultimi anni e le quotazioni sono in fase di ripresa in molte città", hanno avvertito gli esperti di "Scenari Immobiliari" che hanno effettuato una ricognizione del mercato degli acquisti di case all'estero da parte degli investitori della Penisola. "Gli italiani, comunque sono al quarto posto tra gli acquirenti stranieri negli Stati Uniti, dopo inglesi, tedeschi e francesi. A fronte di una flessione complessiva, emerge un sensibile aumento degli acquisti a New York, dove tuttavia è in calo il valore medio dell'investimento". In diminuzione la domanda di appartamenti di lusso nell'Upper Side, nei pressi di Central Park, a favore dei piccoli edifici di Downtown e Midtown con un numero limitato di servizi e costi di gestione più contenuti. A Midtown i quartieri più richiesti sono West Village, Soho, Chelsea, Gramercy e Nolita, mentre è in forte aumento il numero di acquisti nel Financial District. 

Dopo New York, la località preferita dagli italiani è Miami, dove i prezzi sono dimezzati rispetto alle punte di mercato del passato, seguita da Los Angeles, San Francisco e Chicago. Si conferma l'interesse per le abitazioni di piccole dimensioni nelle città universitarie, soprattutto a Cambridge, New Haven e Boston. Si possono locare facilmente e si hanno rendimenti interessanti. Tra le mete più esotiche figurano anche il Brasile con il 6% delle preferenze, oltre alla Tailandia (3%) e a Dubai (2%). E cosa dire dei prezzi? Se è vero che la media dell'investimento immobiliare italiano all'estero si aggira tra i 200.000 e i 300.000 euro, è altrettanto vero che è ancora possibile fare ottimi affari, in Spagna come in Grecia, riuscendo a mettere le mani su appartamenti di medie dimensioni a un prezzo medio di 145.000 euro in Spagna e di 150.000 euro in Grecia. Anche nella vicina e rinomata Costa Azzurra gli italiani hanno acquistato casa sborsando mediamente non più di 190.000 euro, contro i 90.000 euro necessari per lo stesso investimento in Brasile o i 75.000 euro della Tailandia. Tra i Paesi dell'Europa dell'Est sono stati realizzati investimenti in Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca, ma il flusso più consistente di acquisti si rivolge alla Croazia, dove i prezzi sono in aumento ormai da qualche anno e le prospettive di rivalutazione si mantengono elevate anche per il prossimo futuro. Le località più richieste sono quelle dalmate, soprattutto Hvar, Brac, Korcula, ma anche Split e Dubrovnik. In aumento l'interesse per l'Istria, con un livello infrastrutturale e quotazioni inferiori. In località quali Buzet, Rabac e Labin, con 80.000 euro si può ancora acquistare una casetta in buone condizioni sul mare.

L'investimento immobiliare fuori confine, oltre a consentire di sfuggire alle tasse sull'acquisto di una seconda casa in Italia, rappresenta anche un'ottima fonte di guadagno se messo a reddito. Le ultime rilevazioni mostrano, infatti, in livello degli yield (la percentuale di guadagno medio annuo su un immobile dato in affitto in rapporto al prezzo d'acquisto) di tutto rispetto. In Europa, per esempio, comprare una casa da dare in locazione a Chisnau, in Moldavia, consente di ottenere un ritorno annuo sul proprio investimento di oltre il 14%. Questo vuol dire che se si spendono 100.000 euro per l'acquisto di una casa, se ne ottengono ogni anno 14.000 dal contratto di locazione. In altre parole, l'immobile si ripaga da sé in poco più di 7 anni e da quel momento in avanti è tutto guadagno. Oltre, naturalmente, a un eventuale ritorno in conto capitale legato a un possibile aumento del valore dell'immobile. Al di là del caso estremo della Moldavia, esistono città ben più comuni capaci di offrire rendimenti comunque interessanti. É il caso della russa San Pietroburgo dove il valore medio del canone di locazione si attesta oggi all'8,15% del valore dell'immobile. Buoni guadagni attesi anche in Ungheria, a Budapest, con il 6,84%, o in Olanda, ad Amsterdam con il 6,63%. Tra le capitali del Vecchio Continente, comprare casa nel centro di Londra garantisce, in media, un livello di Yield del 4,12% mentre Parigi si attesta al 4,26% e Berlino al 4,80%. Si tratta, è bene ricordarlo, di valori medi al lordo delle imposte locali che, talvolta costituiscono un deterrente all'acquisto di un immobile o alla sua messa a reddito.

Negli Stati Uniti, per esempio, chi vuole comprare casa a New York deve mettere in conto il versamento di una tassa locale pari all'1,425% del valore dell'abitazione, a cui si deve aggiungere una tassa statale di 2 dollari per ogni 500 dollari del valore della transazione. Per acquisti superiori al milione e 100.000 dollari, inoltre, viene applicata in aggiunta la cosiddetta mansion tax di importo pari all'1% del valore dell'immobile. Senza dimenticare l'onorario del legale (il nostro notaio) che oscilla in media tra i 5.000 e i 7.000 dollari. Il caso degli Stati Uniti non rappresenta certamente un estremo negativo in uno scenario estremamente variegato sotto il profilo della tassazione delle operazioni di compravendita immobiliare come è quello europeo. In Russia, per esempio, tra tasse di registrazione, imposta di trasferimento, costi del legale e quota di intermediazione dell'agente, si può arrivare a pagare fino al 25% del prezzo dell'immobile. Le cose non variano molto in Bulgaria dove le spese legate all'acquisto di una casa arrivano a pesare fino al 24,88% dell'importo della transazione. Situazione più rosea, si fa per dire, nel Principato di Monaco, dove tra i costi di registrazione dell'atto e la quota da retrocedere all'agenzia immobiliare si arriva a spendere il 19,65% a fronte del 17,88% del Belgio, il 17% dell'Italia, il 16,30% della Francia e il 15,48% della Grecia. Meno oneroso acquistare una casa in Spagna (12%), in Germania (11,45%) e soprattutto nel Regno Unito dove bisogna mettere in conto appena il 5% del valore della transazione.

Per venire incontro a questa situazione onerosa per i cittadini europei disposti ad acquistare casa in un Paese del Vecchio Continente diverso da quello di residenza, lo scorso mese di giugno l'assemblea generale del Consiglio dei notariati d'Europa ha dato il via libera alla sperimentazione del progetto EUFides, una piattaforma messa a punto dal notariato europeo che faciliterà le transazioni immobiliari tra i 21 Paesi UE, dove è in vigore il sistema del notariato latino. Il sistema permetterà ai cittadini di contattare il proprio notaio di fiducia che seguirà direttamente per via telematica la compravendita in collaborazione con il notaio straniero dove è situato l'immobile da acquistare. La piattaforma consentirà, quindi, di poter svolgere a distanza tutte le pratiche tipiche per l'acquisto di un immobile: dal trasferimento dei dati all'esecuzione delle diverse procedure amministrative imposte dai singoli Stati, fino alla conclusiva firma dell'atto di vendita.

domenica 25 novembre 2012

Guida pratica sull' IMU: imposta municipale propria

L'IMU (Imposta municipale propria) è un contributo introdotto nell'ordinamento giuridico italiano dal comma 1 dell'articolo 8 del Decreto Legislativo numero 23 del 2011, che sostituisce l'imposta comunale sugli immobili (ICI) e, per la componente immobiliare, l'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). L'imposta si applica al possesso di qualunque immobile, comprese l'abitazione principale e le loro eventuali pertinenze. In particolare, sono soggetti al versamento dell'IMU i proprietari di fabbricati (compresi quelli rurali a uso sia abitativo sia strumentale); le aree fabbricabili; e i terreni compresi quelli agricoli e incolti.

Sono tenuti al pagamento dell'IMU:

  • il proprietario di fabbricati, aree fabbricabili e terreni destinati a qualsiasi uso;
  • il titolare del diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie;
  • l'ex coniuge affidatario della casa coniugale;
  • il locatario per gli immobili, anche da costruire o in corso di costruzione, concessi in locazione finanziaria. 
Per calcolare l'IMU bisogna prima determinare la base imponibile che è costituita dal valore dell'immobile determinato nei modi previsti dalla legge e, poi, su tale valore si applica l'aliquota prevista per la particolare fattispecie. Per questi fabbricati la base imponibile si determina nel modo seguente: la rendita catastale viene prima rivalutata del 5% e poi moltiplicata per:

  • 160 nel caso di fabbricati classificati nel gruppo catastale A e nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7, con esclusione della categoria catastale A/10;
  • 140 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale B e nelle categorie C/3, C/4 e C/5;
  • 80 per i fabbricati classificati nelle categorie catastali A/10 e D/5;
  • 60 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale D, ad eccezione dei fabbricati classificati nella categoria catastale D/5; questo moltiplicatore sarà elevato a 65 a decorrere dal primo gennaio 2013;
  • 55 per i fabbricati classificati nella categoria catastale C/1. 
La nuova leggedi applicazione dell'IMU prevede tuttavia la possibilità di beneficiare di una riduzione del 50% della base imponibile per i fabbricati di interesse storico o artistico; per quelli dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati, limitatamente al periodo dell'anno durante il quale sussistono queste condizioni.

Per quanto riguarda il calcolo dell'IMU sull'abitazione principale, questa consiste in una sola unità immobiliare iscritta o iscrivibile in catasto nella quale il possessore e il suo nucleo familiare vivono abitualmente e risiedono anagraficamente. A questa possono essere annesse delle pertinenze accatastate esclusivamente nelle categorie:

  • C/2: magazzini e locali di deposito; cantine e soffitte, se non unite all'unità immobiliare abitativa;
  • C/6: stalle, scuderie, rimesse, autorimesse;
  • C/7: tettoie.
La norma prevede che il contribuente possa considerare come pertinenza dell'abitazione principale soltanto un'unità immobiliare per ciascuna categoria catastale, fino a un massimo di tre pertinenze appartenenti ciascuna a una categoria catastale diversa. In altre parole, se la soffitta e la cantina, entrambe classificabili in C/2, sono accatastate insieme all'abitazione principale, si potrà usufruire delle agevolazioni per l'abitazione principale solamente per un'altra pertinenza classificata in C/6 o C/7.

Ma passiamo a verificare il livello delle aliquote dovute per l'abitazione principale e le sue pertinenze. La legge ha stabilito in questo caso un'aliquota pari allo 0,4% che può essere aumentata o diminuita fino a 0,2 punti percentuali da parte dei Comuni. In altre parole, l'aliquota IMU sull'abitazione principale può variare da un minimo dello 0,2% a un massimo dello 0,6%.

Le aliquote per l'abitazione principale e per le relative pertinenze si applicano anche alla casa coniugale assegnata all'ex coniuge e, se il Comune lo ha previsto nel proprio regolamento, all'abitazione non locata posseduta da anziani o disabili che risiedono in istituti di ricovero o sanitario; e cittadini italiani residenti all'estero.

Non solo. Per l'abitazione principale e le relative pertinenze, la normativa prevede la possibilità di ottenere alcune detrazioni rispetto all'IMU. Viene infatti riconosciuta, oltre all'aliquota ridotta, anche una detrazione pari a 200 euro per il periodo durante il quale si protrae la destinazione; se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi in ugual misura. Ma facciamo un esempio. Se l'abitazione è posseduta da marito e moglie che vi risiedono e dimorano per l'intero anno, a ciascuno di essi spetta la detrazione di 100 euro (ovvero 200 euro diviso 2). Se, invece, l'abitazione è posseduta da 4 soggetti che vi risiedono e dimorano per l'intero anno, a ciascuno di essi spetta la detrazione di 50 euro (200 euro diviso 4).

La legge prevede altri casi di detrazione anche per le unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari; e per gli alloggi regolarmente assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (IACP). Non solo. Sono previste maggiorazioni delle detrazioni minime in alcuni casi specifici:

  • La detrazione di 200 euro è maggiorata di 50 euro per ciascun figlio di età non superiore a 26 anni, a condizione che lo stesso dimori abitualmente e risieda anagraficamente nell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale.
  • La maggiorazione non può superare 400 euro e, pertanto, l'importo complessivo della detrazione (200 euro) e della maggiorazione non può risultare superiore a 600 euro.
Per il calcolo della maggiorazione, bisogna tenere presenti alcuni elementi:

  • Il diritto alla maggiorazione spetta fino al compimento del 26° anno di età, per cui si decade dal beneficio a partire dal giorno successivo a quello in cui si è verificato l'evento.
  • Per poter computare l'intero mese nel calcolo della maggiorazione, bisogna che il compimento del 26° anno di età si verifichi dal 15° giorno del mese in poi o che la nascita si sia verificata da almeno 15 giorni.
Esempio di calcolo dell'IMU per l'abitazione principale, proprietario unico con due figli di età inferiore a 26 anni: 

  • Rendita catastale dell'abitazione 750 euro; Rendita catastale x 168*= 126000 euro (base imponibile). Aliquota di base relativa all'abitazione principale e alle sue pertinenze = 0,4% da cui: 126000 euro x 0,4% = 504 euro (IMU annua lorda). Detrazione per abitazione principale = 200 euro. Maggiorazione per figli = 50 euro x 2 figli = 100 euro.
  • Rendita catastale della pertinenza (C/2 oppure C/6 oppure C/7) = 60 euro. Rendita catastale x 168* = 10080 euro (base imponibile). 10080 x 0,4% = 40,32 euro (IMU annua lorda).
  • *Per semplicità di calcolo la rendita catastale si moltiplica per 168 (1,05 x 160) che comprende la rivalutazione della rendita del 5%.
Per quanto riguarda, invece, il calcolo dell'IMU sull'abitazione secondaria è sufficiente rivalutare la rendita catastale del 5% e moltiplicare il risultato per 160. Al valore così ottenuto bisogna poi applicare l'aliquota stabilita per le seconde case 0,76% a cui non è possibile applicare alcuna detrazione. I comuni possono modificarla fino a 0,3 punti percentuali.

martedì 20 novembre 2012

Ammortamento alla francese illegale secondo il Tribunale di Larino

Il Tribunale di Larino, in provincia di Campobasso, seguendo la scia di quanto già precedentemente sostenuto dal foro di Bari, ha emanato una sentenza contro la liceità dell'ammortamento alla francese, dando ragione ad un socio Adusbef che si era visto costretto a pagare interessi composti per l’estinzione del prestito immobiliare contratto. L’Adusbef ha stimato che un mutuo ventennale del valore di 100.000 euro con ammortamento alla francese genera, agli attuali tassi medi di mercato, un surplus di 75 euro al mese a vantaggio dell’istituto erogante, obbligando il cliente a pagare una rata di 791 euro invece di 716. Il contraddittorio è nato da un'approfondita analisi del metodo di calcolo dell'ammortamento alla francese che prevede rate di rimborso costanti, composte dalla somma della quota capitale (che cresce col passare del tempo) e dalla quota interessi (che invece diminuisce) e calcolate con la formula dell’interesse composto, ossia computando gli interessi sugli interessi (il cosiddetto anatocismo, vietato dalla legge italiana). A seguito di questa sentenza sarebbe forse opportuno che le banche rivedessero un po' il sistema di calcolo, magari spronate a farlo da un organismo prestigioso come l'Abi, ma al momento tutto tace e crediamo che nulla cambierà nell'immediato futuro in tal senso.

lunedì 19 novembre 2012

Il mutuo fondiario di importo superiore all'80% del valore del bene ipotecato è totalmente nullo

Il mutuo fondiario di importo superiore all'80% del valore del bene ipotecato è totalmente nullo e quindi l'iscrizione ipotecaria si deve considerare come inesistente; con la conseguenza che sarebbe da qualificare come chirografario il credito della banca finanziatrice nella procedura esecutiva cui è sottoposto il proprietario del bene "ipotecato". A stabilirlo è stato il Tribunale di Venezia nel decreto depositato il 26 luglio 2012 ed emesso a seguito dell'opposizione allo stato passivo proposta dalla banca erogatrice di un credito fondiario contro la mancata ammissione del suo credito allo stato passivo con il privilegio ipotecario. Ai sensi dell'articolo 38 del Testo unico bancario, per aversi credito fondiario occorre che il finanziamento sia contenuto entro un certo limite di importo, stabilito dalla Banca d'Italia. Con deliberazione del Cicr del 22 aprile 1995, è stato sancito che l'ammontare massimo dei finanziamenti di credito fondiario è pari all'80% del valore dei beni ipotecati o del costo delle opere da eseguire sugli stessi; e che tale percentuale può essere elevata fino al 100% solo qualora vengano prestate garanzie integrative rappresentate, ad esempio, da fidejussioni bancarie e assicurative o da polizze di compagnie di assicurazione. Questa circostanza, di fatto, rappresenta una mini rivoluzione per ciò che attiene i mutui fondiari poiché il credito della banca, alla restituzione dell'importo finanziato da parte del suo cliente, poi fallito, non avrebbe il beneficio dell'iscrizione ipotecaria ma degraderebbe a mero credito chirografario.

venerdì 16 novembre 2012

La bufala dei prestiti a tasso zero attira sempre meno

I prestiti a tasso zero sono da sempre stati utilizzati, specialmente dalle catene della grande distribuzione, per invogliare i clienti ad acquistare beni di varia natura. Il tanto decantato tasso zero, però, in molti casi si è rivelato una bufala colossale, tanto da indurre molti consumatori a pentirsi degli acquisti effettuati o comunque a valutare attentamente cosa c'è scritto nel contratto all'atto della stipula del finanziamento. L'esempio classico della lavatrice, del frigorifero e di un computer acquistabili con un prestito a tasso zero in 24 mesi ci fa capire il meccanismo alla base dell'informazione poco chiara resa alla clientela, circostanza questa che porta i consumatori ad essere tratti in inganno. A fronte di un prestito di 2.000 euro con TAN pari a zero e TAEG dell'11,74% si pagano 98,21 euro al mese per 24 mesi. Alla fine si rimborseranno 2357,04 euro, ovvero 357,04 euro in più. Come si vede, quindi, il tasso zero è un'invenzione di marketing per spingere i consumatori a comprare, ma in realtà non esiste. Quando si parla di prestito a tasso zero, lo zero assoluto si ha solamente se sia il TAN che il TAEG sono pari a zero, ma se, come accade praticamente sempre, solo il TAN è pari a zero ma il TAEG segna un valore, allora non si può parlare, come fanno tutti, di prestito a tasso zero poiché l'informazione è assolutamente ingannevole. Le banche e le società finanziarie mirano ad ottenere un profitto dai contratti che stipulano e, quindi, è assai poco probabile che concedano prestiti a costo zero. I prestiti a tasso zero sono si dei prestiti senza interessi sul capitale (ovvero a Tasso Annuo Nominale azzerato), ma per il contraente quello che realmente fissa il costo del prestito è il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) che tiene in considerazione anche tutte le spese di istruttoria, le commissioni, le imposte e le eventuali polizze obbligatorie (che corrispondono di fatto al guadagno della banca). A tal fine, prima di effettuare un acquisto è buona norma prendere visione delle condizioni contrattuali e tenere sotto osservazione il TAEG, l'unico vero parametro idoneo a quantificare il costo dell'intera operazione al di là di ciò che afferma la campagna pubblicitaria.

giovedì 15 novembre 2012

Mutui erogati con importi sempre più bassi da parte delle banche

Crisi nera, nerissima. É tutto fermo, stagnante e bloccato. L'economia italiana è sempre più in recessione e quei pochi temerari che decidono di contrarre un mutuo per l'acquisto della casa avanzano richieste per importi sempre più contenuti. L’importo medio delle erogazioni dei mutui, come si evince dall'ultimo Bollettino Crif, registra una riduzione del 6,4% nel secondo trimestre del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011. La contrazione, piuttosto importante, è da leggere, da un lato nel contesto del mercato immobiliare italiano che registra una forte stagnazione, dall’altro nella maggior attenzione del sistema bancario italiano alla luce delle difficile situazione economica in cui si trovano oggi i nuovi mutuatari. L’importo medio erogato sul trimestre di 119.379 euro rappresenta il valore più basso mai registrato dalla prima metà del 2009 ad oggi. Quindi, se da un lato la crisi economica ha distrutto le finanze delle famiglie e dall'altro le banche hanno adottato criteri assai stringenti per la concessione dei mutui, non c'è da stupirsi se il trend al ribasso è tanto consistente. Le banche seguono criteri oltremodo prudenti nell'erogazione dei mutui. Il loan to value (ltv), ovvero il rapporto tra il valore del  finanziamento e quello dell'immobile si attesta tra il 50% e l'80%. Tra il 2006 e il 2011 il valore medio di questo rapporto si è ridotto di quasi dieci punti percentuali, scendendo intorno al 60%.

mercoledì 14 novembre 2012

La bancassurance è un business in forte contrazione e marca un -29%

La crisi della bancassurance (bancassicurazione) appare quasi irreversibile e, dopo anni di buoni risultati, il comparto ha subito nel 2011 un brusco rallentamento. Il flusso dei riscatti che ha caratterizzato soprattutto il periodo estivo ha costretto molti operatori a intraprendere azioni di emergenza soprattutto sulla rete distributiva. Inoltre, quasi tutte le aziende assicurative hanno fatto registrare brusche frenate della produzione proprio dall'estate in avanti. Il fenomeno ha colpito soprattutto compagnie che lavorano con il canale bancario, che hanno risentito sia della crisi delle erogazioni di mutui e prestiti, sia delle difficoltà di fare raccolta da parte delle aziende di credito. La bancassurance ha avuto, infatti, una contrazione media intorno al 29%. A pesare sullo sviluppo del mercato vita è stato anche il progressivo deterioramento del tasso di risparmio delle famiglie.

Crollo delle erogazioni di mutui nel secondo trimestre 2012

Crollo delle erogazioni di mutui nel secondo trimestre 2012 diretta conseguenza del crollo della domanda registrata nel primo trimestre (-47%) e degli effetti della progressiva stretta creditizia avviata dagli istituti di credito nei mesi precedenti. Le erogazioni 2011 di nuovi flussi di mutui residenziali si contraggono del 13,4% rispetto al 2010, 49,2 miliardi di euro nel 2011 contro 56,8 miliardi di euro nel 2010. L’aspettativa è che le erogazioni  di nuovi flussi di mutui residenziali nel 2012 possano ridursi di circa il 50% rispetto al 2011 portando l’erogato complessivo 2012 in un intorno di 25 miliardi di euro. Le prime 15 città in termini di nuovi flussi di mutui erogati sul 2011 contano per il 52% del totale erogazioni di mercato. All’interno del totale erogazioni mutui residenziali 2011 pari a 49,2 miliardi di euro, Roma è la prima città per nuovi flussi con 6,0 miliardi di euro (12% del totale), Milano è la seconda con 5,4 miliardi di euro (11% del totale), Torino è la terza con 2,2 miliardi di euro (5% del totale) e Napoli è la quarta con 1,5 miliardi di euro (3% del totale). A livello regionale si va da un crollo del 70% delle pratiche erogate in Molise fino ad un -37% registrato in Trentino Alto Adige.
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