Quella di stipulare un mutuo è già di per sè una scelta complessa e delicata che impegna una famiglia per anni. A disturbare il sonno del mutuatario, però, oltre alla rata che incombe a fine mese, c'è anche la scelta iniziale tra tasso fisso e variabile, o la possibilità di un passaggio dal primo al secondo o viceversa. Il dubbio è sempre lo stesso: qual'è la strada giusta da imboccare? Una domanda alla quale l'Abi vuole trovare, se non risposte certe, almeno indicazioni e linee guida, insieme alle associazioni dei consumatori.
Come annunciato la scorsa settimana dal presidente Mussari, verrà, infatti, avviato un tavolo di confronto con l'obiettivo di approfondire le complicazioni legate all'aumento dei mutui a tasso variabile, definendo una serie di istruzioni per l'uso che permettano al cliente di informarsi per scegliere liberamente e consapevolmente.
Tutti i riflettori sono puntati sulla prossima riunione della Bce, prevista per il 7 aprile, dalla quale, si prevede possa arrivare la notizia di un aumento dei tassi dall'1% all'1,25%. E probabilmente non sarà l'ultimo. Entro il 2011, infatti, potrebbe arrivarne un altro della stessa entità.
Che ripercussioni avrebbe questo rialzo sulle rate mensili? Su un mutuo decennale di 100.000 euro, con l'opzione variabile, l'aumento sarebbe di 132 euro all'anno. Mentre nel caso di un mutuo ventennale di 200.000 euro, l'aggravio della rata sarebbe di 52 euro al mese, pari quindi a 624 euro all'anno. Non a caso ha iniziato a crescere il numero di italiani che sceglie il tasso fisso, il 24% nel secondo semestre del 2010. Il variabile, dal canto suo, resta, in assoluto, il preferito a quota 47%, ma sembra diventare ogni giorno più rischioso.
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