La Germania continua ad invocare l'austerity e, mai come in questo caso, si può affermare che il livello di ottusità sia pari alla spocchia della puffa che ne governa le sorti e che, in pieno stile hitleriano, pretende ancora di dettare legge su tutta l'eurozona. Ma si sa, la persona sazia non crede a quella che sta digiuno, quindi nemmeno un dato come quello relativo alla media dei salari europei, frutto di un report dell'Istat, potrà "convincere" o quantomeno "invogliare" gli amministratori di questa Ue ingessata a cambiare rotta in tempi ragionevolmente rapidi. La Bce preferisce mantenere il livello dell'inflazione al di sotto del 3%, che ovviamente ha la priorità assoluta rispetto all'economia reale, fatta di gente che perde il posto di lavoro e non sa cosa mangiare perché di soldi non ne ha più. Ma si sa, chi occupa poltrone di grande prestigio guadagna anche tanto e quindi non può sapere cosa si prova a vivere di stenti. Comunque sia, andiamo ai dati di questa indagine condotta dall'Istat. Nella classifica dei salari l'Italia si piazza al dodicesimo posto nell'Ue
a 27, sotto la media della zona euro, ma leggermente sopra quella
dell'intera Ue. La
retribuzione oraria lorda a ottobre 2010, espressa in termini nominali
(senza tener conto del potere di acquisto), è inferiore di circa il
14,6% a confronto con quella della Germania, del 13% nel paragone con il
Regno Unito e dell'11% con la Francia; risulta invece superiore del
25,9% rispetto alla Spagna. Il confronto è relativo alla retribuzione oraria del mese di ottobre dei
dipendenti che hanno un contratto a tempo pieno ed esclude gli
apprendisti. Questo vuol dire che, molto probabilmente, includendo i salari dei lavoratori precari, il dato sarebbe di gran lunga peggiore. Viva l'austerity!
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