mercoledì 29 ottobre 2008

Bocciato l'emendamento Cazzola - Della Vedova

E' stato bocciato l'emendamento proposto da due deputati della maggioranza di Governo, Cazzola e Della Vedova, inerente la destinazione di una quota del TFR maturando,per il pagamento del mutuo relativo all'acquisto della prima casa, per una quota non superiore al 50%.

Tale soglia, più bassa rispetto a quella attuale, sarebbe stata mantenuta anche nel caso in cui parte del tfr già maturato fosse stato convogliato verso forme di previdenza integrativa.

Grazie ad una puntuale segnalazione di un nostro lettore "c. riccardo" siamo in grado di fornirvi dettagli più precisi al riguardo. Leggete i commenti al post per tutte le delucidazioni del caso.

sabato 25 ottobre 2008

Cessione del quinto: i Taeg applicati oscillano tra il 16% e il 35%!


La cessione del quinto dello stipendio o della pensione è uno strumento finanziario a disposizione di tutti i lavoratori dipendenti, o pensionati, in cerca di liquidità per far fronte alle più svariate esigenze.

Moltissime persone ricorrono ogni anno a questa forma di "debito controllato" che ha la caratteristica di poter essere rimborsato attraverso una trattenuta diretta, di importo pari alla rata prevista dal piano d'ammortamento del prestito, effettuata in busta paga. Ciò determina un enorme abbattimento del rischio di insolvenza da parte del debitore, considerato che, una volta fornito il proprio consenso alla trattenuta in busta paga, il debitore non può più revocare il pagamento. Inoltre, quale ulteriore garanzia, è previsto anche il coinvolgimento del datore di lavoro nell'estinzione del finanziamento quale condizione fondamentale per l'erogazione del prestito.

In un momento di crisi profonda, come quella che stiamo vivendo in questo periodo, il mondo del credito è in allarme! Le richieste di prestiti finalizzati (-20% dati riferiti a settembre 2008) e non diminuiscono notevolmente, anche se il trend per il settore del credito al consumo, nei primi nove mesi dell'anno è ancora lievemente positivo con un +2,9%.

Le banche, quasi tutte allo stesso tempo, hanno adottato, nel medesimo periodo di riferimento (Gennaio - Settembre 2008) una nuova strategia, invogliando sempre più i clienti a sottoscrivere contratti relativi alla cessione del quinto, facendo registrare un notevolissimo aumento del comparto (+36,6%) potendo contare ben 223.136 operazioni per un valore complessivo di 3.721.444 euro. In media, dunque, ogni operazione è stata portata a compimento per un controvalore di circa 16.700 euro, una cifra, questa, di gran lunga superiore rispetto a quella richiesta ad esempio tramite i prestiti personali (11.700 euro di media).

Ciò che non è chiaro, come del resto si evince da un'inchiesta effettuata da Marcello Frisone di "Plus 24", è il motivo per cui, a fronte di Tan relativamente bassi e che vanno, in media, dal 5% al 14,50%, i Taeg effettivamente applicati vanno dal 16% al 35%, sfondando di fatto la soglia massima stabilita per i tassi usurai dalla Banca d'Italia!

Frisone ha detto che "se confrontiamo il Taeg (voce che indica il costo complessivo del finanziamento, ivi comprese le spese accessorie e le commissioni - vedere riquadro in alto e cliccarci sopra per ingrandire l'immagine) con le soglie dei tassi di usura fissate dalla Banca d'Italia per il trimestre ottobre-dicembre (20,94% per un finanziamento fino a 5.000 euro e 15,225% per finanziamenti più consistenti) allora il quadro che viene fuori dalla cessione del quinto è inquietante: molti di questi finanziamenti sono al di sopra delle fatidiche soglie. Non si riesce a capire perché quando un dipendente chiede un finanziamento garantito dalla cessione del quinto dello stipendio (e dal Tfr), gli vengono applicati dei Taeg così alti, giustificabili forse soltanto con riferimento a finanziamenti non garantiti."

venerdì 24 ottobre 2008

I covered bond aiuteranno le banche a vantaggio dei consumatori

L'attuale crisi dei mercati sta spingendo sempre più istituti di credito ad optare per l'emissione di covered bond (obbligazioni bancarie garantite), la cui regolamentazione fa riferimento ad una normativa messa a punto nel mese di giugno del 2007.

L’utilità dei covered bond risiede nella possibilità di differenziare le passività delle banche venendo incontro, in particolare, alle esigenze di investitori con forte avversione al rischio. A fronte della possibilità di rivalersi, in caso di fallimento della banca emittente, su attività di elevata qualità appositamente segregate (quali, ad esempio, crediti ipotecari residenziali o commerciali, prestiti alle amministrazioni pubbliche o titoli del debito pubblico, ovvero titoli
emessi all’atto della cartolarizzazione di queste stesse attività), i portatori di obbligazioni garantite sono disposti a chiedere un rendimento meno elevato rispetto a quello di obbligazioni analoghe ma non garantite. Alle emissioni di covered bond, d’altronde, le agenzie di rating specializzate nella valutazione del merito di credito assegnano generalmente rating migliori di quelli attribuiti alle banche emittenti.

Ma, poiché la probabilità di insolvenza della banca emittente non muta per effetto della segregazione, al minor rischio degli obbligazionisti garantiti deve corrispondere un maggior rischio degli altri creditori. Ne deriva che la creazione di una categoria di creditori privilegiati attraverso la segregazione di una parte dell’attivo porta a una riduzione del costo complessivo della raccolta della banca nella misura in cui il minor rendimento richiesto sulle obbligazioni garantite non sia interamente compensato dal più alto rendimento richiesto dai creditori
ordinari per fronteggiare il maggior rischio del loro investimento.

Il pregio più grande delle obbligazioni garantite è che il loro valore è indipendente dalle sorti della banca emittente; ciò consente, tra l’altro, a banche con un rating basso di non essere escluse dal segmento di mercato dei titoli a bassissimo rischio e con rating elevato.

Grandi gruppi bancari italiani sono già in corsa con i primi programmi di emissione di questi ottimi ed innovativi strumenti finanziari. A pieno regime, secondo prime stime effettuate dall'Abi, il mercato delle obbligazioni bancarie garantite potrebbe sviluppare un volume d'affari di oltre 200 miliardi di euro. Il sistema bancario italiano sta evidentemente reggendo meglio dei competitors europei alla crisi dei mercati finanziari. Da una parte, questo è dovuto al recente processo di ristrutturazione che lo ha reso più forte e in grado di assorbire meglio gli shock esterni, dall'altra, per il modello di business più tradizionale, con la pressoché totale assenza di investimenti in mutui subprime.

Oggi il mercato internazionale dei capitali è quasi totalmente chiuso per le cartolarizzazioni ed in parte anche per le normali obbligazioni bancarie.

In questa particolare fase di difficoltà, i covered bond possono rappresentare per le banche italiane un possibile strumento di raccolta alternativo rispetto alla cartolarizzazione, questi strumenti hanno infatti caratteristiche tali da renderne la qualità maggiormente trasparente per gli investitori. Essi infatti presentano un duplice livello di garanzia: quello della banca emittente che assicura il rimborso con tutto il proprio patrimonio ed uno specifico pool di crediti di elevata qualità, come dicevamo, segregato ad esclusiva tutela dei portatori dei titoli, in caso di insolvenza della banca emittente.

sabato 18 ottobre 2008

Prestito fiduciario per gli studenti universitari toscani

Un fondo di oltre 712.000 euro sarà messo a disposizione di tutti gli studenti universitari della Toscana che non hanno i requisiti necessari per accedere alle borse di studio.

Il prestito fiduciario, per un ammontare massimo di 4.000 euro l'anno (per un massimo di 3 anni - ammontare complessivo 12.000 euro), sarà appannaggio di un numero limitato di studenti, all'incirca 600. Artea, l'ente regionale pagatore, incaricato della gestione, rilascerà tutte le garanzie necessarie per accendere i prestiti.

I beneficiari del prestito devono necessariamente frequentare le Università della Toscana e devono risultare, al momento della richiesta, iscritti al terzo anno di una laurea triennale o agli ultimi tre anni di una laurea specialistica a ciclo unico, a corsi di specializzazione (con l’eccezione dell’area medica) o a dottorati di ricerca o al terzo e quarto anno del corso di scienza della formazione primaria dell’Università di Firenze.

Per poter accedere al fondo, gli studenti devono possedere alcune caratteristiche reddituali e di merito. In particolare è necessario avere un reddito che non superi i 40.000 euro l’anno, non essere fuori corso e aver conseguito un minimo numero di crediti formativi.

Le domande devono essere presentate all’Azienda regionale per il diritto allo studio di riferimento che, verificato il possesso dei requisiti degli aspiranti beneficiari, approva la graduatoria e la comunica all’Artea e alle banche che aderiscono al progetto.

A tutt'oggi, le banche convenzionate sono: federazione toscana Banche di credito cooperativo; Banca di credito cooperativo di Cambiano; Cassa di risparmio di Carrara; Gruppo Banca Etruria; Banca Carige spa; Cassa di risparmio di Lucca, Pisa e Livorno; Gruppo Monte dei Paschi di Siena.

A scadenza, ovvero dopo tre anni, lo studente avrà la facoltà di richiedere alla banca un prestito personale per saldare il suo debito. Il prestito potrà essere rimborsato in un periodo variabile, comunque non superiore ai cinque anni.

mercoledì 15 ottobre 2008

Tutela del risparmio in Italia: 10 risposte per fugare ogni dubbio

La crisi dei mercati finanziari internazionali ha reso necessario chiarire alcuni aspetti legati alla tutela dei risparmi degli italiani. Cerchiamo di fugare ogni dubbio con 10 risposte ad altrettanti quesiti frequentemente postici dai nostri lettori.

1) Molti risparmiatori si chiedono, ad esempio, se il proprio conto corrente (o anche libretto di deposito postale o bancario nominativo, ad esclusione del libretto al portatore) sia garantito in caso di fallimento dell'istituto di credito presso il quale questi è stato aperto.

La risposta è assolutamente si. Nella remota ipotesi che una banca italiana, o estera con filiali in Italia, dovesse fallire l'organismo preposto ad intervenire, ovvero il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), rimborserà al correntista fino a 103.291,38 euro.

2) Anche i conti online vengono tutelati?

Anche in questo caso la risposta è affermativa. Valgono le stesse regole poste in essere per i conti correnti di tipo tradizionale. Anzi è bene aggiungere che anche i conti di deposito per la gestione della liquidità (tipo Conto Arancio della IngDirect) godono della medesima copertura finanziaria.

3) Abbiamo parlato di Conto Arancio della IngDirect che è una banca olandese. In questo caso la tutela del risparmio da chi è garantita?

Nel caso di banche straniere che operino in Italia attraverso filiali sparse sul territorio nazionale, come nel caso della IngDirect che ha una filiale a Milano, bisogna capire a quale fondo aderisce. In questo caso, la banca della zucca aderisce sia al fondo italiano che a quello olandese, per cui, in caso di fallimento il correntista verrà risarcito dal fondo di tutela italiano che, oltretutto, offre la copertura più ampia, con un tetto massimo tra i più alti d'Europa. In tutti gli altri casi si fa riferimento alle regole di garanzia previste ed adottate dallo stato di appartenenza della banca. Tanto per fare una stima della copertura attualmente disponibile, stiamo parlando di qualcosa come 297 banche che aderiscono al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e, al momento le risorse finanziarie ammontano ad oltre 402 miliardi di euro. C'è di che stare abbastanza tranquilli e sereni.

4) Nel caso la banca fallisse, entro quanto tempo, il correntista, rientrerebbe in possesso del proprio denaro?

Mediamente, per cifre non superiori ai 20.000 euro, il Fondo è in grado di rimborsare il correntista in un tempo massimo di 90 giorni. Per quanto concerne depositi di entità superiore, la parte eccedente i 20.000 euro verrà rimborsata in base ai tempi stabiliti dal liquidatore della banca.

5) Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi da chi è alimentato?

Il Fondo è alimentato dagli stessi istituti di credito. Ogni anno, infatti, le banche accantonano delle quote dei fondi rimborsabili per un ammontare variabile dallo 0,4% allo 0,8% che servono, appunto, ad aumentare la consistenza del FITD.

6) Quali forme d'investimento non sono tutelate dal Fondo?

Il Fondo tutela soltanto i depositi e gli assegni circolari. Dalle tutele del FITD sono esclusi gli investimenti in titoli obbligazionari, azioni, polizze index o unit linked, fondi comuni e fondi pensionistici. Anche i titoli di Stato (Bot, CCt, eccetera) sono esclusi dalla copertura del Fondo ma, in tal caso, è lo Stato stesso che rimborsa l'investitore a scadenza. Questo fa si che i titoli di Stato siano, attualmente, la forma d'investimento più sicura in assoluto.

7) E' dovere della banca informare l'investitore qualora il proprio investimento stia andando a male?

Assolutamente si. Se l'investimento registra una perdita pari o superiore al 30% del capitale investito, l'istituto di credito è obbligato ad informare tempestivamente il proprio cliente. Questo obbligo è divenuto ancora più stringente all'indomani dell'entrata in vigore della Direttiva Mifid, datata novembre 2007.

8) Come si può scoprire se un investimento contiene titoli di banche in crisi o addirittura fallite?

Per stabilire il "contenuto della scatola nera", è necessario chiedere delucidazioni al consulente finanziario che ne ha proposto l'acquisto. Spesso, per ovvi motivi di opportunità legati ai compensi provvigionali, il consulente finanziario non ha alcun interesse e si mostra restio a fornire i dettagli dell'investimento, in tal caso bisogna inviare alla banca una lettera di richiesta con la quale si mette in mora il venditore affinché fornisca tutti i dettagli dell'investimento, compresi i documenti sottoscritti al momento dell'acquisto dei titoli, dei fondi o delle polizze.

9) Qual'è la forma d'investimento più sicura in questo particolare momento storico?

Le forme d'investimento più sicure sono sostanzialmente due:

a) Titoli di Stato: Bot e Cct sono sempre l'investimento più sicuro. Anche se i tassi non sono elevatissimi, si ha la certezza della restituzione del capitale più gli interessi fissati. E non possono risentire in alcun modo dell'ipotetico fallimento delle banche trattandosi di titoli emessi direttamente dagli Stati sovrani.

b) Conti correnti e depositi bancari: Non si tratta di un vero e proprio investimento, ma di una forma di custodia da parte della banca dei soldi dei propri clienti: i risparmi, in questo caso, sono al riparo da qualunque sorpresa. Il fondo di garanzia interbancario, infatti, garantisce, come dicevamo, i depositi italiani fino ad un massimo di 103.291,38 euro, uno dei livelli più alti a livello europeo e mondiale.

10) Quali sono gli investimenti più rischiosi che è meglio evitare?

Sono da evitare assolutamente tutti i prodotti complessi per i quali servono conoscenze tecniche aliene ai piccoli risparmiatori (esistono prodotti talmente complicati che una laurea in economia non è neanche sufficiente).

Azioni, fondi azionari e obbligazioni bancarie, polizze index linked e similari, derivati e strutturatiin genere. Vediamo perchè.

Obbligazioni: i bond possono presentare degli aspetti di elevatissima criticità: in sostanza, tramite il sistema bancario, si presta denaro a società o istituti che in cambio emettono delle obbligazioni. Questi titoli, alla loro scadenza, garantiscono il ritorno de capitale versato inizialmente, più degli interessi a determinati intervalli di tempo legati alle cedole. In presenza di una crisi come quella attuale, però, l'investimento potrebbe risultare rischioso perchè l'ammontare del rendimento può variare in base all'andamento del mercato. Tuttavia c'è da dire, a onor del vero, che le obbligazioni sono coperte da diverse garanzie: in caso di fallimento del soggetto emittente, al sottoscrittore spetta la cosiddetta "recovery ratio", una specie di assicurazione che copre in parte le obbligazioni in portafoglio, pari di norma al 20% circa dell'investimento complessivo.

Fondi obbligazionari: la loro sicurezza varia a seconda della loro composizione trattandosi di pacchetti composti da titoli di Stato e obbligazioni. Questa caratteristica ne fa una forma d'investimento a rischio medio - basso. I titoli di Stato, lo ripetiamo per l'ennesima volta, sono garantiti dallo Stato, mentre per le obbligazioni il rimborso è quello fissato dalla "'recovery ratio" di cui si è precedentemente parlato.

Fondi azionari o bilanciati: sono dei pacchetti composti da diversi titoli, a prevalenza azionari. In un scenario finanziario critico e in un contesto borsistico estremamente altalenante come quello attuale, il rischio sul proprio capitale investito è elevatissimo poiché le quotazioni dei titoli corrispondenti all'andamento delle Borse, sono legate al tipo di "pezzi" e alla quota di azioni che compone il fondo (in quelli azionari si parte da un minimo del 70%).

Azioni: acquistando i titoli delle società quotate in Borsa si diventa, di fatto, azionisti delle società stesse e ci si accolla integralmente il rischio del mercato, questo ne fa la forma d'investimento più rischiosa in assoluto.

Pronti contro termine: un venditore cede un certo numero di titoli ("a pronti") che si impegna, al contempo, a riacquistarne un'uguale quantità ad un prezzo e ad una data ("a termine") predeterminati. L'operazione, in effetti è una sorta di prestito da parte dell'acquirente e un prestito di titoli da parte del venditore, che di norma è un istituto di credito. L'investimento è piuttosto sicuro in quanto, alla scadenza fissata, la banca deve restituire la quantità di denaro concordata, ovvero il capitale prestato più gli interessi pattuiti. Ovviamente la sicurezza è legata alla solidità della banca ma soprattutto al contenuto del pacchetto sottostante l'operazione che contiene titoli intestati al sottoscrittore. Se il pacchetto, come normalmente avviene, contiene titoli di stato o equivalenti, il rischio è praticamente nullo. Ma se, come è capitato in qualche banca americana, contiene titoli "tossici", in caso di fallimento dell'istituto di credito, il rischio è di perdere tutto.

APPROFONDIMENTI: Come funzionano i fondi?, Quali sono i rischi legati agli investimenti?

lunedì 13 ottobre 2008

L'UE apre le porte alla moneta elettronica

La Commissione Europea ha presentato un'interessante proposta che, sostanzialmente, riesamina le attuali regole che governano le condizioni per l'emissione di moneta elettronica nell'Unione Europea.

E' un dato di fatto che le regole correnti, risalenti al 2000, hanno frenato lo sviluppo del mercato virtuale della moneta elettronica, al contempo, impedendo l'innovazione tecnologica.

Le regole, rivedute e corrette, faciliteranno l'ingresso nel mercato di nuovi soggetti che contribuiranno a sviluppare un settore che mira a conseguire un volume d'affari da capogiro. Si stima che l'obiettivo, da raggiungere entro il 2012, sia nell'ordine dei 10 miliardi di euro.

Il Commissario Carlo McCreevy a proposito ha dichiarato che “l'industria della moneta elettronica ha un potenziale di crescita veramente significativo. Le nuove regole accelereranno lo sviluppo e la diffusione della moneta elettronica in tutta Europa e favoriranno la concorrenza e l'innovazione, assicurando, allo stesso tempo, una crescente fiducia dei mercati ed un alto livello di protezione per i consumatori. Questo sarà un importante contributo al nostro vero obiettivo,da raggiungere nel lungo periodo, di creare un Mercato Unico per i pagamenti elettronici".

Le novità principali ineriscono anche la possibilità, per i piccoli fornitori di servizi di pagamento, di entrare nel mercato con un capitale iniziale di 125.000 euro. L'intento è quello di permettere l'operatività anche a società che emettono moneta elettronica diverse dagli istituti di credito.

venerdì 10 ottobre 2008

Vantaggi e svantaggi del decreto salva risparmio

La crisi finanziaria che sta martoriando i mercati di tutto il mondo, com'è ovvio, ha scosso anche il nostro Governo che, come dicevamo all'interno di un precedente post, in fretta e furia ha approvato un decreto legge che ha lo scopo di tutelare al meglio i risparmi degli italiani.

Il testo definitivo, che per comodità del lettore rendiamo disponibile in formato Pdf, mette a nudo vari aspetti delle misure attuate al fine di garantire la stabilità del sistema creditizio.

Analizzando con attenzione il provvedimento, in sé ottimo e lodevole, si possono osservare tanti pregi ma anche qualche difetto.

Vediamo, dunque, in dettaglio, quali sono i vantaggi e gli svantaggi legati all'approvazione del Decreto Legge del 9 Ottobre 2008 numero 155.

Tra i vantaggi, sicuramente vi è l'enorme tutela del risparmio garantita in prima persona dallo Stato, secondo quello che è un meccanismo tanto semplice quanto efficace. In pratica, un istituto di credito che si trova in difficoltà ed è prossimo al fallimento (nel testo del decreto si parla di inadeguatezza economica della banca), potrà essere salvato dallo Stato attraverso un vero e proprio aumento di capitale ma solo nel caso in cui, l'istituto di credito oggetto del provvedimento, abbia provveduto ad approntare un programma di stabilizzazione e rafforzamento della durata minima di 3 anni.

Essenzialmente, dunque, lo Stato entra in possesso di quote azionarie significative della banca in crisi. Queste azioni, che saranno appannaggio del Ministero dell'Economia e delle Finanze, sono "privilegiate", ovvero sono trattate in modo non convenzionale rispetto alle altre azioni facenti parte dell'intero pacchetto azionario, in modo tale da garantire una distribuzione dei dividendi scevra delle limitazioni alla partecipazione al capitale, previste dal Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (si veda il capo V - titolo II del T.U.). Di fatto, dunque, lo Stato diventa socio della banca che, in tal modo, non potrà mai fallire.

Un'altra caratteristica molto importante è che il Ministero dell'Economia e delle Finanze può rilasciare la garanzia statale su finanziamenti erogati dalla Banca d'Italia alle banche italiane ed alle succursali di banche straniere che operano in Italia, per far fronte, con tempestività, a gravi crisi di liquidità. Ciò vuol dire che saranno tutelati anche i risparmi di chi ha conti aperti con banche estere tipo IngDirect, Barclays, Citibank, eccetera. Questi istituti di credito, infatti, hanno filiali operative in Italia e aderiscono tutte al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi italiano, offrendo ai propri clienti la stessa garanzia di qualsiasi istituto bancario italiano.

Nella malaugurata ipotesi che una banca fallisca, è, inoltre, già da tempo, garantito ai clienti privati un rimborso del denaro depositato in conto corrente fino a 103.291,38 euro. Questa è la soglia di protezione del risparmio più elevata d'Europa, infatti, dietro all'Italia vi è un abisso! La Francia garantisce i depositi fino a 70.000 euro, l'Inghilterra fino a 44.000, l'Olanda fino a 40.000 e la Spagna, insieme alla Germania e all'Austria, a malapena fino a 20.000 euro.

A scanso di equivoci facciamo un esempio. Se disgraziatamente dovesse fallire la IngDirect (cosa impossibile, è solo un esempio) che è una banca olandese operante da anni in Italia, nota ai più per il Conto Arancio, si avrebbe diritto ad un rimborso fino a 103.000 euro e non fino a 40.000 come avverrebbe in Olanda!

L'eventuale procedura di rimborso è automatica e viene effettuata sul nominativo del cliente. Ciò vuol dire che se un cliente ha più conti correnti presso lo stesso istituto, si vedrà rimborsare in ogni caso, al massimo, 103.291,38 euro (l'equivalente dei vecchi 200.000.000 di lire)anche se la somma dei diversi depositi supera questa soglia.

Il provvedimento assunto dal Governo, quindi, in buona sostanza, in accordo con la Banca Centrale Europea, ridetermina il target logico dell'intervento statale. Si passa, così, dalla logica dello sfavore per l'intervento pubblico alla logica del favore per l'intervento pubblico mirato al sostegno sistemico delle banche.

Tra gli svantaggi derivanti dall'approvazione di questa legge, che lo ribadiamo è ottima, è giustissima, annoveriamo alcune voci inerenti il reperimento delle risorse necessarie per finanziare eventuali, remoti, interventi. Ci riferiamo, non tanto ai tagli agli Enti Pubblici, in cui abbondano gli sprechi di denaro pubblico ed è facile, nonché doveroso, individuare voci di costo inutili, quanto ai tagli al fondo ordinario delle Università e delle risorse destinate alla ricerca (che sono già veramente poche).

mercoledì 8 ottobre 2008

La BCE taglia i tassi al 3,75% ed inietta 50 miliardi in asta!

E' crisi nera, anzi nerissima, quella che stanno vivendo i mercati in questi giorni. Non a caso, quello che si è verificato nelle scorse ore è un evento senza precedenti nella storia! Di cosa stiamo parlando? Ovviamente del taglio di mezzo punto sul costo del denaro, approntato congiuntamente ed in tutta fretta dalla BCE (3,75%), dalla Federal Reserve (1,50%), dalla Banca Centrale d'Inghilterra, dalla Banca Centrale Svizzera e da quella Svedese.

Il taglio dei tassi ha ridato un certo slancio ai mercati, non per niente, a metà seduta le Borse hanno migliorato il loro andamento. Tuttavia il pessimismo degli operatori continua a regnare sovrano ed a condizionare gli asset. Così il Mibtel ha lasciato sul campo il 5,72% a 17.812 punti e lo S&P/Mib il 5,71% attestandosi sui 22.274 punti. Nel complesso, oggi si sono registrati 340 miliardi di euro di capitalizzazione bruciata, a dimostrazione dell'ennesima, drammatica, seduta vissuta dalle Borse europee.

Come se non bastasse, la BCE, in giornata, oltre al rifinanziamento della liquidità in Dollari, concretizzatosi attraverso l'assegnazione di 70 miliardi, ha "iniettato" 50 miliardi di euro in occasione di un'asta di durata semestrale. L'impegno economico profuso è risultato essere esattamente il doppio rispetto al previsto. Le richieste sono state pari a 113,8 miliardi ed il tasso marginale è stato del 5,36%.

A questo punto ci si attende un immediato ritocco al ribasso, da parte delle Banche, per ciò che attiene i tassi d'interesse applicati sui mutui ipotecari, sia a tasso fisso che variabile. Una boccata d'ossigeno, questa, che permetterebbe alle famiglie italiane di respirare un pò di più.

Non c'è ragione alcuna, infatti, perché i tassi non debbano essere adeguati al costo del denaro. Le banche italiane, come ha peraltro confermato il Ministro degli Esteri Frattini, sono solide ed il provvedimento a tutela del risparmio che questa sera alle 20 verrà discusso in Parlamento mira a garantire ancora di più i cittadini.

Per sommi capi ed in estrema sintesi il decreto destinato a fronteggiare gli effetti della crisi dei mutui sulle banche italiane, dovrebbe prevedere la costituzione di un fondo di tutela per gli istituti in difficoltà. Il parametro di riferimento per poter accedere al fondo potrebbe essere il "Tier1", ovvero il rapporto fra il patrimonio di base della banca e le sue attività ponderate in base al rischio. Al di sotto di una certa soglia la banca avrebbe accesso al fondo di salvataggio. Superato un certo periodo di tempo, nel corso del quale la banca non fosse in grado di restituire i finanziamenti, potrebbe scattare una sorta di conversione, che porterebbe lo Stato pro-quota nell'azionariato dell'istituto in questione.

lunedì 6 ottobre 2008

Mutuo Arancio a confronto con Mutuo Prima Casa Fisso di Antonveneta

Mutuo Arancio della IngDirect era, fino a pochi mesi fa, senza ombra di dubbio, uno dei migliori prodotti finanziari esistenti online. Il confronto con esso era quantomai arduo per la stragrande maggioranza dei mutui proposti dalle banche di tipo tradizionale.

Un'eccezione a questo stato di cose, ma ve ne sono molte altre di cui parleremo prossimamente, è il "Mutuo Prima Casa Fisso" proposto da Banca Antonveneta, nella versione promozionale concordata con il colosso MutuiOnline.

La nostra simulazione ha preso in esame una richiesta di finanziamento per un ammontare di 100.000 euro (rimborsabile mensilmente in 30 anni) a fronte di un valore stimato, dell'immobile da acquistare come prima casa, pari a 200.000 euro. Il richiedente è un giovane lavoratore dipendente di 35 anni, impiegato a tempo indeterminato, con uno stipendio netto mensile di circa 1.200 euro.

Mutuo Arancio, da sempre, si distingue per l'assenza di spese o penali, prevedendo, al contempo, la stipula di una polizza d'assicurazione a copertura del finanziamento e la perizia dell'immobile gratuite e senza che vi sia la necessità di aprire un nuovo conto corrente.

Per contro, il "Mutuo Prima Casa Fisso" di Banca Antonveneta, prevede
il pagamento delle spese d'istruttoria (250 euro) e di perizia (200 euro circa). La polizza incendio e scoppio è obbligatoria e prevede il pagamento di un premio unico anticipato che viene calcolato così: 0,18 per 1000 per il valore periziato dell'immobile, moltiplicato per il numero di anni necessari ad estinguere il debito. A tutto ciò va aggiunto il 22,5% da pagare a titolo di imposte. A parziale consolazione vi è da dire che la polizza è obbligatoria solo per i mutui che prevedono una percentuale d'intervento superiore all'80%. Le spese di incasso rata ammontano a 2,50 euro.

Visti in questi termini i due mutui non sembrerebbero affatto paragonabili, sembrerebbe molto più conveniente il Mutuo Arancio della IngDirect eppure, l'accordo stipulato tra la Banca Antonveneta e MutuiOnline è riuscito a sovvertire questi dati.

In pratica Mutuo Arancio risulterebbe meno conveniente poiché per la tipologia di mutuo preso in esame (quindi per durate fino a 30 anni) aggancia il calcolo della rata all'indice Eurirs 25,30 anni a cui aggiunge uno spread dell'1,00%. Questo fa si che la rata abbia un TAN del 5,91% e un Taeg del 6,07%. L'importo dovuto sarà quindi di 593,78 euro mensili che per 30 anni vuol dire rimborsare 213.760,80 euro (ovvero 113.760,80 euro in più rispetto a quanto richiesto).

Il "Mutuo Prima Casa Fisso" di Banca Antonveneta, invece, applica un tasso d'interesse costante e parametrato al tasso Eurirsa 30 anni al quale viene però aggiunto uno spread dello 0,95%. Questa differenza così piccola, parametrata al caso in oggetto, genera un TAN del 5,15% e un Taeg del 5,46%. La rata di rimborso mensile che ne deriva è, quindi, decisamente più leggera rispetto alla precedente e si attesta sui 546,03 euro che, in 30 anni fanno 196.570,80 euro che sono 96.570,80 euro in più rispetto a quanto richiesto ma, comunque, garantiscono un risparmio di ben 17.190 euro.

Purtroppo, però, queste condizioni, così vantaggiose sono garantite soltanto per le richieste di mutuo pervenute a MutuiOnline la cui stipula avvenga entro e non oltre il 30 novembre 2008.

venerdì 3 ottobre 2008

Farmaci detraibili e scontrino parlante:dopo un anno regna ancora il caos!

Lo scontrino parlante, che riporta nel dettaglio i prodotti acquistati, le quantità e il codice fiscale del paziente, è in vigore da metà 2007 ma, ancora, sembra mancare un'informazione certa e completa, da parte del fisco, su quali prodotti possono essere detratti nella dichiarazione dei redditi come spese farmaceutiche.

A tutt'oggi, infatti, non esiste un elenco chiaro e dettagliato dei farmaci, divisi per categoria, per i quali è possibile effettuare la detrazione fiscale e, come se non bastasse, il Movimento spontaneo farmacisti italiani (Msfi), dopo aver contattato varie Agenzie delle Entrate, è riuscita ad ottenere soltanto pareri discordanti da una sede all'altra, a conferma del fatto che, in materia, regna ancora il caos più totale.

Per venire incontro alla richiesta di chiarezza, sempre più massiccia, da parte dei clienti, l'Msfi ha portato a compimento un'utile e lodevole iniziativa che consiste nell'aver attivato consulenti commercialisti e legali confrontando ed incrociando le loro interpretazioni con quelle fornite dagli operatori del call center dell'Agenzia delle Entrate.

Sulla base dei dati raccolti, l'Msfi ha stilato un chiaro documento riepilogativo che, in estrema sintesi, raccoglie i farmaci, acquistabili in farmacia, per i quali è possibile chiedere la detrazione fiscale.

ELENCO SINTETICO DEI FARMACI DETRAIBILI (Fonte Msfi)

- Medicinali con obbligo di ricetta: allegando lo scontrino fiscale sulla ricetta medica o sulla copia per le ricette non ripetibili.

- Ticket: allegando lo scontrino fiscale sulla fotocopia della ricetta spedita in regime Ssn.

- Medicinali senza obbligo di ricetta (Sop e Otc): allegando gli scontrini dell'anno all'apposito modulo di autocertificazione.

- Medicinali omeopatici: allegando lo scontrino alla ricetta medica o al modulo di autocertificazione.

- Medicinali veterinari (solo farmaci per la cura di animali da compagnia): allegando gli scontrini alle ricette o, per i farmaci senza obbligo di ricetta, al modulo di autocertificazione.

- Attrezzature sanitarie (apparecchi per aerosol, acquistati o a nolo, misuratori di pressione e di glicemia, termometri, siringhe, ortopedici, contenitori per esami eccetera): allegando lo scontrino o la fattura al modulo di autocertificazione.

- Alimenti per l'infanzia: allegando lo scontrino alla ricetta specialistica indicante la patologia (non sono detraibili, anche se prescritti, quelli a uso esclusivamente alimentare).

- Autoanalisi: allegando lo scontrino al modulo di autocertificazione.

In questo momento, tutte le altre categorie merceologiche acquistabili in farmacia (dietetici, integratori, cosmetici, alimenti, prodotti per la medicazione, eccetera) non possono essere portate in detrazione.

E', inoltre, bene ricordare che le spese sanitarie, tra cui quelle relative all’acquisto di medicinali, sono fiscalmente detraibili nella misura del 19% per le spese affrontate durante l’anno. La detrazione sarà, però, calcolata solo sulla parte eccedente la franchigia di 129,11 euro.

mercoledì 1 ottobre 2008

Aumentano i tassi sui mutui ma, in compenso, diminuisce l'inflazione!

E' quantomeno anomalo, nonché raro, che si verifichi nello stesso periodo di riferimento una situazione tanto particolare. L'aumento dell'Euribor a 3 mesi sull'euro ha segnato il picco massimo dal 1995, toccando il 5,22%. Con buona pace di chi deve pagare un mutuo a tasso variabile, che utilizza proprio l'Euribor come parametro di riferimento per aggiornare le rate mensili. Gli analisti del settore hanno stimato un aggravio medio di 700 euro l'anno per le famiglie italiane.

Lo scenario, non propriamente idilliaco, ha fatto si che moltissimi investitori, presi dallo sconforto e dalla paura continuino a "snobbare" i Btp italiani preferendogli i titoli di Stato tedeschi. La ragione di una scelta del genere risiede esclusivamente nel differenziale di rendimento fra Btp decennale e Bund che, attualmente, ha raggiunto i 92 punti base, un livello mai visto da quando c'è l'euro.

Intanto, sui mercati finanziari europeo e americano permane una pericolosa febbre di liquidità. Le banche che ce l'hanno se la tengono, o al massimo sono disposte a cederla soltanto a tassi elevatissimi. Quelle a corto di fondi devono adattarsi, o aspettarsi una reazione di panico che, come nel caso di Fortis, rischia di innescare una fuga dei correntisti, o, come per la defunta
Lehman Brothers, degli investitori e dei creditori.

Per quanto concerne il settore dei fondi comuni le cose non è che vadano meglio, anzi! Gli investitori istituzionali, che tipicamente foraggiano il mercato della liquidità sottoscrivendo il debito a breve con cui si finanziano numerosi intermediari finanziari, da settimane si tengono alla larga dal mercato monetario. Di conseguenza i principali indicatori di liquidità continuano a segnalare altissima tensione, indicando che la fiducia è ancora lontana nonostante gli sforzi di banche centrali e governi per contenere l'attuale crisi.

Il tasso Euribor a 3 mesi, come dicevamo, è balzato ai massimi dal 1995, toccando il 5,237% dal 5,142% di venerdi scorso. Quello a 6 mesi, che scade l'anno prossimo, ha segnato un record, portandosi al 5,315% dal 5,290% precedente.

Il tasso Libor a 3 mesi sul dollaro è salito di ben 12 punti base al 3,88%, ai massimi dallo scorso gennaio, mentre il differenziale Libor-OIS, che misura la scarsità di contanti sul dollaro, ha segnato un nuovo record (113 punti base), cosi come il "Ted" (differenziale fra il tasso a 3 mesi sul dollaro e i rendimenti pagati dai titoli di Stato americani trimestrali), che balzando a 355 punti base indica una fuga degli investitori dai mercati monetari verso i titoli di Stato americani.

Mentre il mondo intero si interroga su quali saranno i tempi medi entro cui la crisi che investe i mercati volgerà al termine, le famiglie italiane, sempre più sofferenti ed in difficoltà per via di mutui sempre più esosi, possono tirare un piccolissimo sospiro di sollievo poiché, l'inflazione piega la testa, per la prima volta, in 7 mesi.

A settembre, secondo l'Istat, l'indice del carovita, si è riportato al 3,8%, dal 4,1% di luglio. E l'indice dei prezzi al consumo su base mensile gira in negativo, segnando -0,3%: non accadeva addirittura da due anni!

La chiave di volta di questa discesa sta nell'energia, la stessa voce responsabile, in precedenza, dell'impennata dei prezzi. Ma su molti altri beni, a cominciare dagli alimentari, le tensioni continuano e si sommano a rincari "stagionali", come quello dei libri scolastici, o dei servizi telefonici, che subiscono il contraccolpo dei rialzi delle tariffe nella telefonia mobile.

L'inversione di rotta è dovuta, in gran parte, al ripiegamento dei prezzi del petrolio e quindi dei carburanti. A scendere è soprattutto il gasolio, che segna un +19% su base annua, contro il +23,8% di agosto. Ne hanno, ovviamente, beneficiato i trasporti (-1,7% congiunturale).

Sulla benzina il calo appare meno evidente: su base mensile i prezzi sono rientrati dell'1%, ma sull'anno l'aumento è dell'11,5%, più marcato del dato tendenziale di agosto.

Pane e pasta, da mesi nell'occhio del ciclone, rallentano solo in apparenza. Il capitolo "pane e cereali" registra infatti una diminuzione della crescita tendenziale che passa dal +12,2% di agosto al +10,6% di settembre.
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