Impatto economico globale del conflitto Israele-Iran: rischi e scenari

Le conseguenze economiche globali del conflitto tra Israele e Iran  Il conflitto tra Israele e Iran sta destabilizzando i mercati internazionali, generando effetti tangibili su petrolio, energia e finanza. La tensione geopolitica tra due attori chiave del Medio Oriente non solo influenza i rapporti regionali, ma incide profondamente sull'economia globale. Petrolio alle stelle: impatto sui mercati energetici L'Iran è tra i maggiori esportatori di petrolio e gas naturale , e la sua posizione strategica rende ogni crisi politica una minaccia per l’approvvigionamento mondiale. Il prezzo del Brent ha già registrato un incremento significativo, toccando i 73 dollari al barile , mentre il gas naturale ha subito un aumento del 4% nelle quotazioni europee. Un'eventuale chiusura dello Stretto di Hormuz , da cui transita il 20% del petrolio globale , potrebbe causare un’impennata dei costi energetici, con ripercussioni sull’economia mondiale. Shock finanziari e crollo delle Borse ...

Le banche giocano sporco e condizionano il mercato immobiliare

Quello che sta succedendo in Italia è sicuramente un fenomeno che strutturalmente ricorda ciò che è successo in Spagna e in Irlanda, due nazioni in cui non è errato parlare di bolla immobiliare e all'interno delle quali si sono registrate pesanti contrazioni nel settore delle compravendite di case. Si parla anche di una consistente perdita di valore degli immobili; -7,3% in Spagna e addirittura -11,3% in Irlanda, Questi dati non lasciano spazio a molte interpretazioni. In Italia il dato resta negativo e dal 2008 ad oggi è stata registrata una diminuzione del 4% del valore medio delle unità immobiliari sparse sul territorio nazionale che, a ben vedere, vanta anche un altro significativo primato negativo, ovvero l'Italia è una delle prime nazioni al mondo per ciò che attiene il numero di case nuove rimaste invendute; si parla di grandi numeri, il totale, infatti, ammonterebbe a circa 600.000 unità. Il mercato è condizionato anche e soprattutto da un meccanismo perverso innescato dagli istituti di credito che, in pratica, rimandando la svalutazione sui prestiti legati al settore immobiliare, sperano di superare la crisi senza essere costretti a eccessivi ribassi. Questa pratica mette però le banche in una situazione critica, poiché provoca la naturale riduzione del numero dei prestiti, aumentando anche la selettività di chi li richiede. L’esposizione bancaria italiana supera di poco i 662 miliardi di euro, tra mutui e prestiti. Il rischio di writedowns immobiliare è forte e, da indagini effettuate da numerosi esperti del settore, parrebbe essere concreta la possibilità di ottenere risultati molto negativi, nell'ordine di circa 65 miliardi di euro in termini di perdite.  Nel primo trimestre 2012, l'ISTAT ha valutato che i mutui ipotecari si sono dimezzati rispetto al 2011 ed è un dato di fatto che il prezzo medio delle case sia sceso del 16% (picco massimo) circa (dato da rapportare alle richieste di mutuo) e che per l'acquisto di un'unità immobiliare sono stati richiesti il 44% dei mutui erogati in totale dal sistema creditizio. Insomma, si tratta di una situazione sicuramente non rosea che anche per colpa delle scellerate strategie approntate dalle banche ha messo in ginocchio uno dei settori storicamente molto caro agli italiani come, per l'appunto, quello immobiliare. Analizzando la situazione non si può che definire l'atteggiamento delle banche, assolutamente rischioso e autolesionista. Gli istituti di credito hanno un solo scopo, ovvero produrre utili, ma molto spesso, e questo ne è un esempio lampante, pare che abbiano il prosciutto sugli occhi e non riescano ad interpretare nè a leggere correttamente la situazione.

📊 L’economia cambia ogni giorno! Seguimi su Facebook per approfondimenti e analisi sempre aggiornate. 💡