Impatto economico globale del conflitto Israele-Iran: rischi e scenari

Le conseguenze economiche globali del conflitto tra Israele e Iran  Il conflitto tra Israele e Iran sta destabilizzando i mercati internazionali, generando effetti tangibili su petrolio, energia e finanza. La tensione geopolitica tra due attori chiave del Medio Oriente non solo influenza i rapporti regionali, ma incide profondamente sull'economia globale. Petrolio alle stelle: impatto sui mercati energetici L'Iran è tra i maggiori esportatori di petrolio e gas naturale , e la sua posizione strategica rende ogni crisi politica una minaccia per l’approvvigionamento mondiale. Il prezzo del Brent ha già registrato un incremento significativo, toccando i 73 dollari al barile , mentre il gas naturale ha subito un aumento del 4% nelle quotazioni europee. Un'eventuale chiusura dello Stretto di Hormuz , da cui transita il 20% del petrolio globale , potrebbe causare un’impennata dei costi energetici, con ripercussioni sull’economia mondiale. Shock finanziari e crollo delle Borse ...

Lo spread dei mutui aumenta a causa del differenziale BTp - Bund

Il livello dei tassi applicati ai mutui ipotecari resta elevato, nonostante il costo del denaro sia alquanto basso, principalmente a causa dell'andamento del differenziale tra BTp e Bund decennali. A luglio 2011 lo spread fra i titoli di stato italiani e tedeschi a 10 anni ha superato la soglia del 3% segnalando una rischiosità crescente del debito sovrano italiano. I rendimenti dei BTp devono salire per compensare la maggiore rischiosità e questo comporta un calo dei prezzi dei BTp. Le banche a questo punto si ritrovano con i loro investimenti in BTp che perdono valore e con stati patrimoniali più deboli; la situazione politica e economica del sistema Italia rendono le controparti bancarie italiane ancora più rischiose. Cresce quindi il costo di approvvigionamento del capitale delle banche (cost of funding) che si vedono costrette ad aumentare gli spread dei mutui ai loro clienti in maniera progressiva. Dai dati in nostro possesso, estrapolati da un'indagine condotta da MutuiSupermarket, il trend è rimasto costante fino a tutto febbraio 2012. A partire dal terzo trimestre del 2011 gli spread medi applicati dagli istituti bancari ai propri mutui a tasso variabile sono cresciuti molto in fretta passando dall’1,9% al 3,3% (+74% in due trimestri). L’aumento dei tassi di offerta per i mutui a tasso variabile è stato attenuato da una forte contrazione parallela del tasso di riferimento Euribor che, ancor oggi si mantiene su livelli decisamente bassi. La tendenza al rialzo ha comunque fatto registrare una battuta d'arresto nel corso del secondo trimestre di quest'anno, con alcune banche che hanno rivisto al ribasso il proprio pricing di offerta mutuo. Sul fronte dei mutui a tasso fisso, invece, a partire dal terzo trimestre 2011 gli spread medi applicati dagli istituti bancari ai propri mutui sono cresciuti rapidamente passando dall’1,4% al 2,8% (+100% in due trimestri). L’aumento dei tassi di offerta per i mutui a tasso fisso è stato attenuato da una forte contrazione parallela dei tassi di riferimento IRS. La tendenza al rialzo è rallentata nel corso del secondo trimestre di quest'anno, con alcune banche che hanno rivisto al ribasso il proprio pricing di offerta mutuo.

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