
Che la situazione del credito in Italia non sia particolarmente florida è risaputo da tempo, ma ciò che evidenzia il Ministero del Tesoro nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2012 è un quadro generale in cui la stabilità della situazione non genera particolare entusiasmo. Il Ministro Grilli sprizza ottimismo da tutti i pori e, da italiani, dobbiamo dargli fiducia, però più passa il tempo e minore è lo spazio che si può lasciare alla libera interpretazione di dati che appaiono incontrovertibili e che non fanno stare del tutto tranquilli, anche se il margine per una ripresa efficace c'è tutto. Si legge nella nota: "Le turbolenze sui mercati finanziari hanno inciso anche sull’andamento del credito. Con riferimento alle banche, le difficoltà dal lato della provvista e le incertezze sulla solidità del portafoglio crediti hanno generato un inasprimento delle politiche creditizie con innalzamento dei tassi creditori delle banche. Le operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema hanno contribuito in misura rilevante a garantire la disponibilità di liquidità bancaria, ma questo non si è tradotto in un proporzionale aumento di crediti concessi all’economia. Dopo il recupero registratosi nel 2011, la variazione annuale degli aggregati creditizi degli istituti finanziari al settore privato ha iniziato ad essere nuovamente in territorio negativo negli ultimi mesi. La tendenza negativa è stata particolarmente marcata per le imprese. In luglio il costo dei nuovi prestiti alle imprese italiane da uno a cinque anni, fino a un milione di euro, è risultato pari al 6,2% rispetto al 4% registratosi per le imprese tedesche. Questo in parte riflette la frammentazione dei mercati finanziari nell’Eurozona a cui si assiste dal 2010 e la non uniforme trasmissione delle decisioni di politica monetaria nei diversi paesi dell’Area. Secondo l’indagine trimestrale sul credito bancario, dal lato dell’offerta, nel secondo trimestre 2012 si rileva un sensibile miglioramento rispetto alle tensioni emerse a gennaio scorso. Si registra una minore tensione nelle condizioni dell’offerta alle grandi imprese mentre per le piccole-medie imprese vi è sostanziale stabilità". Molto spesso, purtroppo, non viene presa troppo in considerazione la rete di piccole e medie imprese italiane da parte delle banche. Il tessuto economico nazionale poggia prevalentemente su di esse ed è assai rischioso dare ossigeno solo alle grandi imprese trascurando le centinaia di migliaia di realtà medio piccole sparse sul territorio. Se, infatti, va in crisi la Fiat, ad esempio, è giusto e sacrosanto evitarne il default però è anche giusto e doveroso evitare il collasso del sistema Italia chiudendo i rubinetti dell'accesso al credito dell'azienda dell'ipotetico signor Mario Bianchi che da lavoro magari a 10 padri di famiglia. Diciamo che le banche dovrebbero rivedere i criteri di erogazione del credito ed essere decisamente più propense ad andare incontro agli imprenditori italiani favorendo il rilancio dell'economia reale. Per ciò che attiene le famiglie, invece, si legge sempre nella nota che "nel secondo trimestre, le condizioni dell’offerta di credito sono risultate stabili per i mutui immobiliari e in lieve restrizione nel segmento del credito al consumo. La domanda risulta in lieve contrazione in entrambi i comparti, nonostante la lieve diminuzione dei tassi d’interesse (sui prestiti per l’acquisto di un'abitazione e sul credito al consumo) in corso dal mese di febbraio".