Oggigiorno si fa un gran parlare della crisi che ci sta attanagliando da mesi a livello globale. In un contesto siffatto, è alquanto semplice trovarsi difronte a realtà aziendali che fanno difficoltà a far quadrare i conti e che, in barba ad ambiziosi progetti di sviluppo, devono, giocoforza, ridimensionare i propri programmi.
Per far fronte a questa esigenza di liquidità, sempre più diffusa e crescente, la
Victoria Bank LTD, facente parte del
Gruppo Catapano, ha lanciato in Italia il cosiddetto "
prestito partecipativo", una sorta di salvagente per le aziende che, a fronte di programmi di risanamento, investimento e sviluppo, intendano diversificare le proprie fonti di finanziamento, procedendo ad una graduale ricapitalizzazione dell’impresa.
Ma cos'è il prestito partecipativo?Il prestito partecipativo è una forma di finanziamento volta ad anticipare all'azienda il capitale di rischio attraverso la partecipazione diretta del soggetto finanziatore all'impresa beneficiaria.
A chi è rivolto il prestito partecipativo?Il prestito partecipativo è rivolto essenzialmente a tutte le aziende in crisi che, dispongono sì di capitale immobiliare e di un’attività d’impresa super attiva ma si trovano in carenza di liquidità finanziaria per proseguire.
Più in particolare, il
prestito partecipativo offerto dalla Victoria Bank LTD, ha degli ambiti applicativi ben definiti e si rivolge a quelle imprese che propongono
1) validi programmi di sviluppo, innovazione, ammodernamento o ristrutturazione;
2) ristrutturazioni del debito realizzate da piccole e medie imprese attraverso operazioni di consolidamento delle passività bancarie;
3) operazioni di acquisizione di imprese sotto forma di leverage e management buy out; project financing.
Questa nuova forma di finanziamento presenta dei notevoli vantaggi. Infatti, da un lato, l’azienda richiedente potrà ottenere rapidamente, ed in un’unica soluzione, le risorse necessarie per realizzare i propri progetti; dall’altro i soci potranno dilazionare nel tempo l'impegno finanziario dato che potranno procedere ad una graduale ricapitalizzazione dell’azienda senza, di fatto, diminuire la propria autonomia di gestione derivante dall’ingresso di nuovi soci.
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