Trump e il declino del dollaro: l’euro si rafforza, ma l’Europa deve stare in guardia

Con Trump alla guida, il dollaro vacilla e l’euro domina: ecco come questo shock valutario sta cambiando i giochi tra Stati Uniti ed Europa

Trump e il declino del dollaro
Il 2025 ha segnato il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, e con esso una serie di scosse economiche che stanno ridisegnando gli equilibri globali. Tra le più evidenti, il crollo del dollaro: nei primi sei mesi dell’anno, la valuta americana ha perso quasi l’11% rispetto alle principali monete mondiali, toccando il livello più basso dal 2022. Un dato che ha sorpreso molti, soprattutto considerando le promesse di rinascita economica che avevano accompagnato la campagna elettorale dell’ex presidente.

Il dollaro, un tempo simbolo di stabilità e potere, oggi appare indebolito da una serie di fattori interni. Il piano economico “Big Beautiful Bill”, ancora in discussione al Senato, prevede tagli fiscali e spese pubbliche per oltre 3 miliardi di dollari. Una manovra che ha sollevato dubbi tra economisti, imprenditori e persino alcuni membri del Partito Repubblicano. A questo si aggiunge la guerra commerciale avviata da Trump, con dazi imposti e poi sospesi, che ha generato incertezza nei rapporti con partner strategici come l’Unione Europea.

Non meno rilevante è il braccio di ferro con la Federal Reserve. Trump ha più volte accusato il presidente Jerome Powell di immobilismo, chiedendo a gran voce un taglio dei tassi d’interesse. La Fed, però, ha mantenuto una linea prudente, cercando di non cedere alle pressioni politiche.

In questo contesto, l’euro ha iniziato a rafforzarsi. A luglio 2025 ha raggiunto quota 1,1824 dollari, il massimo da quattro anni. Per i cittadini europei, questo significa viaggi più convenienti negli Stati Uniti, con hotel, ristoranti e shopping a prezzi più accessibili. Ma per le imprese esportatrici europee, il cambio sfavorevole rappresenta un ostacolo concreto.

La Banca Centrale Europea osserva con attenzione. Secondo il vicepresidente Luis de Guindos, un euro sopra quota 1,20 potrebbe complicare la gestione monetaria. Christine Lagarde, presidente della BCE, ha definito l’euro un punto di riferimento in un mondo incerto, ma ha anche sottolineato che un crollo eccessivo del dollaro potrebbe trasformarsi in un problema sistemico.

In definitiva, il rafforzamento dell’euro e l’indebolimento del dollaro aprono scenari complessi. Se da un lato ci sono vantaggi immediati per i consumatori europei, dall’altro emergono rischi per la competitività delle imprese e per la stabilità finanziaria. L’Europa è chiamata a gestire con equilibrio questa nuova fase, evitando di farsi travolgere da una dinamica che, se non controllata, potrebbe avere ripercussioni ben più ampie.

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