Trump vuole rafforzare il ruolo del Dollaro puntando sulle Stablecoin

Che Trump adotti delle politiche creative, a volte bizzarre e apparentemente azzardate, in campo economico è cosa ormai acclarata. Il fatto che la sua audacia lo porti a voler rafforzare il ruolo del Dollaro come moneta di riferimento mondiale, ( di fatto lo è ma si sta svalutando pericolosamente ), attraverso una nuova legge che pone le basi per usare le “stablecoin“ al pari della carta di credito, ha uno scopo ben preciso e meno fantascientifico di quanto si possa pensare.    Negli ultimi anni, le stablecoin ancorate al dollaro sono diventate uno strumento chiave nella strategia economica degli Stati Uniti. Queste criptovalute, emesse da privati ma garantite da riserve in dollari o titoli di Stato americani, offrono agli USA un’arma sottile ma potente: rafforzare il ruolo del dollaro come valuta di riferimento globale . Perché Washington promuove le stablecoin?   L'amministrazione americana, nel sostenere l’adozione delle stablecoin, punta a: Consolidare il dom...

Salari e inflazione: cosa è cambiato in Italia dal 1995 al 2025

Inflazione e salari in Italia: cosa è cambiato in 30 anni e cosa possiamo fare oggi

Salari e inflazione in Italia dal 1995 al 2025
Negli ultimi trent’anni, il potere d’acquisto degli italiani ha subito trasformazioni profonde. I dati ISTAT e diverse analisi indipendenti ci offrono un quadro dettagliato dell’evoluzione dell’inflazione, del costo della vita e della perdita di efficacia del salario medio. In questo articolo ripercorriamo le tappe principali di questa trasformazione, analizzando le cause del problema e alcune strade possibili per uscirne.

Inflazione e costo della vita: una crescita costante

A metà degli anni Novanta, l’inflazione in Italia oscillava intorno al 5 % all’anno. Dopo una relativa stabilità tra il 2000 e il 2010, i prezzi sono tornati a salire in modo marcato nel periodo post-pandemia. Tra il 2021 e il 2022 si è registrato un picco vicino al 7 %, causato soprattutto dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime.

Oggi l’inflazione si mantiene comunque su livelli elevati, attorno al 5–6 %. Tradotto in termini pratici, il valore cumulato dell’inflazione in trent’anni ha fatto raddoppiare il prezzo medio dei beni: ciò che nel 1995 costava 10 euro oggi ne costa 20, se non di più.

Quanto serve per vivere dignitosamente in Italia nel 2025

Con l’inflazione che cresce e i salari che restano fermi, il risultato è sotto gli occhi di tutti: il reddito di molte famiglie non basta più per garantire un tenore di vita decoroso.

Nel 1995 una famiglia media poteva vivere con circa 1.200 euro al mese. Oggi, secondo diverse ricerche, ce ne vogliono almeno 2.400 per non scendere sotto una soglia di dignità economica. In termini orari, un salario dignitoso dovrebbe collocarsi tra i 12 e i 15 euro, ben oltre la media attuale che si aggira intorno ai 9 euro all’ora.

La fine della scala mobile e le sue conseguenze

Una delle svolte più significative nella storia salariale italiana è arrivata con la fine della scala mobile, il sistema che adeguava automaticamente gli stipendi all’andamento dei prezzi. Introdotto negli anni ’70, fu progressivamente smantellato fino alla sua abolizione definitiva nel 1992.

Da quel momento, i salari reali hanno cominciato a perdere valore. Con i prezzi in costante aumento e gli stipendi bloccati, il potere d’acquisto si è eroso. Di conseguenza, si è ridotta anche la capacità delle famiglie di consumare, con effetti negativi su interi settori economici. Parallelamente, sono aumentate le disuguaglianze: chi ha rendite o patrimoni ha protetto i propri interessi, mentre chi viveva di solo salario si è trovato più esposto alla crisi.

Quali soluzioni possiamo mettere in campo

Il dibattito politico ed economico propone diverse strategie per affrontare questa situazione. Alcune puntano su un parziale ritorno alla scala mobile, altre sull’introduzione di un salario minimo legale adeguato al costo della vita.

Tra le proposte più discusse ci sono:

  • l’introduzione di un salario minimo legale fissato tra i 12 e i 15 euro l’ora;

  • l’indicizzazione parziale dei salari all’inflazione, per ridurre il divario tra redditi e prezzi;

  • politiche fiscali più incisive, come agevolazioni per le famiglie a basso reddito e contenimento dei costi di beni essenziali;

  • investimenti nella produttività e nella digitalizzazione, per creare una crescita salariale sostenuta;

  • forme di contrattazione territoriale che tengano conto del diverso costo della vita nelle varie regioni.

Ogni soluzione ha pro e contro, ma il filo conduttore è chiaro: servono interventi coordinati, non misure isolate.

Per garantire alle famiglie italiane una vita dignitosa non basta più parlare di crescita economica in senso astratto. Bisogna agire su salari, welfare, produttività e politiche del lavoro in modo integrato. Un possibile percorso, già discusso da diversi esperti, prevede una fase sperimentale con salario minimo, contratti indicizzati al 60 % dell’inflazione e forti investimenti nella formazione professionale e nelle competenze digitali.

Solo così possiamo sperare in una nuova stagione di crescita economica più giusta, stabile e in grado di restituire dignità al lavoro.

Fonti bibliografiche

  • ISTAT. Contratti collettivi e retribuzioni. PartitaIVA.it, 2025. Link
  • OCSE. Employment Outlook Italia. Il Sole 24 Ore, 2025. Link
  • Il Sole 24 Ore. Salari e inflazione: confronto storico. Milano, 2025. Link
  • OIL. Rapporto globale sui salari. Fanpage.it, 2025. Link
  • Milano Finanza. Busta paga: crescita delle retribuzioni. Milano, gennaio 2025. Link
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