Nel 2025, l’Italia e l’intera Eurozona si trovano ad affrontare una situazione economica delicata, in cui la stagnazione si intreccia con un’inflazione in crescita. L’economia italiana ha registrato un Pil sostanzialmente fermo, con il quarto trimestre del 2024 che ha segnato una crescita nulla, seguita da un incremento dei prezzi che ha interessato diversi settori, tra cui alimentari e energia. Ma come mai si verifica questa combinazione di bassa crescita e alta inflazione, e quali provvedimenti sono stati presi in passato per affrontare crisi simili?
La stagnazione economica: un fenomeno storico
La stagnazione economica, definita dalla mancanza di crescita significativa o da una crescita molto modesta, è stata una costante in molte epoche storiche, specialmente durante periodi di gravi crisi globali. Una delle stagnazioni più gravi si è verificata negli anni '70, con la cosiddetta stagflazione, un mix di alta inflazione e disoccupazione elevata che ha colpito l’Occidente dopo la crisi petrolifera. In quegli anni, i governi si trovarono di fronte a scelte difficili: mantenere il controllo sui prezzi o stimolare la crescita a tutti i costi?
L'Italia non fu immune da questo fenomeno, e negli anni '70 affrontò anche un alto tasso di inflazione, con il paese che passò dal 5,6% del 1973 al 20,1% nel 1974, a causa dell’aumento dei costi energetici e della crescente pressione dei salari. In risposta, il governo italiano intraprese politiche di controllo dei prezzi e interventi diretti sui settori strategici, ma con effetti limitati. La crisi culminò nella metà degli anni '80 con la necessità di ristrutturare l’economia, stabilizzare la moneta e avviare politiche di austerità per ridurre il debito pubblico.
Un altro episodio significativo della stagnazione fu l'inizio degli anni '90, quando l'Italia affrontò una grave crisi del debito sovrano. In risposta, il governo italiano implementò pesanti politiche di austerità per rispettare i criteri di Maastricht, come l’aumento delle imposte e la riduzione della spesa pubblica, pur mantenendo il livello di inflazione sotto controllo grazie alla politica della Banca d'Italia.
L’inflazione: un fenomeno ciclico ma pericoloso
Se la stagnazione è il freno alla crescita, l’inflazione è l’inarrestabile aumento dei prezzi. Negli anni passati, l’Italia ha dovuto fare i conti con impennate inflazionistiche che hanno minato la stabilità del potere d’acquisto. Negli anni '80, l’Italia ha visto tassi di inflazione superiori al 10% a causa dell’alta crescita dei salari, dei costi energetici e dei disavanzi pubblici.
Il periodo tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 è stato caratterizzato da una serie di manovre per fermare l'inflazione, tra cui il passaggio dal sistema della lira al sistema di cambio europeo (l'ECU) e, successivamente, all'ingresso dell'Italia nell'euro. Negli anni '90, l’adozione di politiche monetarie più rigorose, insieme a riforme strutturali come la liberalizzazione del mercato del lavoro, aiutò a contenere l'inflazione a livelli più sostenibili.
Nel contesto della crisi globale del 2008, le politiche di stimolo e i bassi tassi d’interesse avevano inizialmente innescato un aumento dell’inflazione, ma la recessione che seguì ne abbatté rapidamente i tassi. Oggi, l’Italia si trova di fronte a una situazione simile, dove l’inflazione ha iniziato a risalire, pur rimanendo al di sotto dei livelli critici del passato.
L’Italia di oggi: La combinazione di stagnazione e inflazione
Nel 2025, l’economia italiana si trova a dover affrontare una combinazione di stagnazione e inflazione che minaccia di riportare il paese in una condizione di stagflazione. Il primo trimestre del 2025 ha già visto segnali preoccupanti: il Pil italiano ha stagnato e l’inflazione è aumentata, alimentata principalmente dall'innalzamento dei costi energetici e dei prodotti alimentari. A gennaio 2025, l’inflazione è salita all’1,7%, un incremento che, seppur non drammatico, preoccupa per il suo impatto sui consumi delle famiglie e sulle previsioni economiche a medio termine.
Nel tentativo di contrastare questi fenomeni, il governo italiano sta cercando di stimolare l’economia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), concentrandosi su investimenti in infrastrutture, innovazione e digitalizzazione, che potrebbero contribuire a sostenere una crescita più solida nel lungo periodo. Tuttavia, la sfida rimane significativa, poiché l'inflazione continua a erodere il potere d'acquisto, in particolare per le famiglie a basso reddito.
A livello europeo, la Banca Centrale Europea (BCE) sta cercando di bilanciare le politiche monetarie. L’aumento dei tassi di interesse ha lo scopo di contenere l’inflazione, ma rischia di soffocare ulteriormente la crescita. La Banca, pur avendo ridotto il tasso di interesse di riferimento nel gennaio 2025, non sembra pronta a intervenire drasticamente fino a quando i segnali di crescita non saranno più chiari.
Le prospettive future e le risposte politiche
Se nel passato le politiche di austerità erano spesso l’unica risposta alla crisi, oggi il contesto è più complesso. In un'epoca di globalizzazione, i dazi commerciali e le guerre commerciali, come quella potenziale con gli Stati Uniti, potrebbero acutizzare ulteriormente la situazione. Le tensioni internazionali, infatti, potrebbero spingere i prezzi al rialzo e aumentare l’incertezza economica.
Per l’Italia, sarà fondamentale adottare politiche che incentivino sia la crescita che il controllo dell’inflazione. I prossimi mesi saranno cruciali per monitorare l’efficacia del PNRR, per valutare l’impatto delle politiche monetarie della BCE e per rispondere a eventuali scossoni globali.
La storia economica dell’Italia insegna che la combinazione di stagnazione e inflazione è un fenomeno difficile da gestire, ma non insormontabile. Gli sforzi passati per ristrutturare l’economia italiana sono riusciti a superare momenti ben più critici. La capacità di resilienza e la capacità di adattarsi alle sfide economiche globali saranno la chiave per uscire anche da questa difficile fase.