Trump rilancia i dazi USA: nuove tariffe fino al 40% nel 2025

Nuove tariffe USA: il presidente Trump rilancia i dazi e scuote l’economia globale Negli ultimi giorni, la scena economica internazionale è tornata a ruotare attorno a Donald Trump, attuale presidente degli Stati Uniti. La sua amministrazione ha annunciato un pacchetto di nuove tariffe doganali che potrebbero ridefinire, ancora una volta, gli equilibri del commercio globale. Il piano prevede dazi compresi tra il 25% e il 40% su beni importati da oltre 14 Paesi. In parallelo, è stato deciso il rinvio al 1° agosto dell’entrata in vigore delle tariffe generalizzate, inizialmente previste per il 9 luglio. Una scelta strategica che potrebbe aprire a negoziati, ma che intanto ha già agitato i mercati internazionali. Secondo Trump, l’obiettivo è duplice: ridurre il cronico deficit commerciale degli Stati Uniti e incentivare le aziende straniere a rilocalizzare la produzione direttamente sul territorio americano. A detta della Casa Bianca, gli USA avrebbero già incassato oltre 100 miliardi di ...

Prestiti e mutui più cari? In futuro si prospettano tre scenari possibili

Il mercato è in fermento, l'economia intera inizia a levarsi di dosso gli strascichi della crisi dei mutui subprime e dà segnali di ripresa confortanti, le banche centrali strizzano l'occhio a possibili, e quanto mai immediati, rialzi dei tassi. A questo punto vien da chiedersi come muterà lo scenario, da qui a poco, e soprattutto che ricadute si avranno nel settore dei prestiti e dei mutui? Poco più di un mese orsono l'Euribor a tre mesi ha raggiunto quota 1,01% e l'Irs a dieci anni ha toccato il 3,38%. In questo contesto sono ipotizzabili tre scenari diversi:

  1. l'Euribor a tre mesi continuerà a salire agevolando una crescita dell'Irs a dieci anni: questo significa che vi è una ripresa economica in corso e quindi il ricorso al credito diventerà, nei prossimi anni, più costoso. In tal caso, famiglie e imprese, potrebbero trovare conveniente stipulare mutui a tasso fisso o convertire una parte consistente dei propri debiti già in essere da variabile a fisso;
  2. la risalita dell'Euribor verso il tasso ufficiale Bce che, lo ricordiamo è ancora fissato all'1% ma che già entro l'estate è destinato ad impennarsi verso quota 1,50%, è fisiologica e non comporterà un aumento dei tassi a lungo termine: ciò sta a significare che vi sarà una richiesta maggiore di prestiti e mutui ma i mercati, non ancora del tutto convinti che la ripresa economica sia certa e consolidata, potrebbero mantenere gli standard di erogazione già posti in essere fino a questo momento. In questo caso, a famiglie e imprese, nei prossimi mesi potrebbe far comodo mantenere il tutto nello stato di fatto in cui si trovano senza fare assolutamente nulla;
  3. la risalita dell'Euribor sarà accompagnata da un ulteriore calo dei tassi a dieci anni: questo vuol dire che i mercati non credono affatto ad una ripresa economica. Se il rialzo dei tassi a breve sarà prolungato, non mancherà di produrre una frenata degli investimenti e un successivo rallentamento economico che porterà ad un abbassamento dei tassi da parte della Bce.
Visto e considerato che, come dice Giampaolo Galiazzo di Tiche, "l'Euribor a tre mesi sta risentendo dell'aumentata propensione delle banche a finanziare l'economia reale, il secondo parrebbe essere, nell'immediato futuro, lo scenario più probabile. Infatti, poteva essere considerata anomala la distanza fin qui mantenuta rispetto al tasso ufficiale Bce e da questo punto di vista la situazione sembra si stia normalizzando. E' ancora presto, però, per pensare a una ripresa economica sostenuta, nonostante il rialzo dell'Irs sopra il 3% sia un buon segnale in questa direzione".

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