Il paradosso degli affitti brevi in Italia: una crisi pilotata

Affitti brevi in Italia: tra nuove norme, crisi del settore e impatti sulla proprietà privata Negli ultimi anni, il settore degli affitti brevi in Italia ha vissuto una trasformazione significativa, passando da una crescita esponenziale a una fase di contrazione e incertezza. Le nuove normative introdotte nel 2025 hanno portato a un cambiamento radicale, con conseguenze che stanno facendo discutere. Se da un lato queste regole mirano a contrastare l’abusivismo e a regolamentare un mercato in forte espansione, dall’altro hanno sollevato preoccupazioni per il loro impatto su piccoli proprietari, posti di lavoro e il diritto alla proprietà privata. Un settore in evoluzione: dati pre e post pandemia Prima della pandemia, il mercato degli affitti brevi in Italia era in piena espansione, con piattaforme come Airbnb , Booking.com , Expedia e TripAdvisor che dominavano il settore. Nel 2019, si contavano oltre 642.300 unità abitative attive su Airbnb, un numero che rappresentava una crescita ...

Prestiti e mutui più cari? In futuro si prospettano tre scenari possibili

Il mercato è in fermento, l'economia intera inizia a levarsi di dosso gli strascichi della crisi dei mutui subprime e dà segnali di ripresa confortanti, le banche centrali strizzano l'occhio a possibili, e quanto mai immediati, rialzi dei tassi. A questo punto vien da chiedersi come muterà lo scenario, da qui a poco, e soprattutto che ricadute si avranno nel settore dei prestiti e dei mutui? Poco più di un mese orsono l'Euribor a tre mesi ha raggiunto quota 1,01% e l'Irs a dieci anni ha toccato il 3,38%. In questo contesto sono ipotizzabili tre scenari diversi:

  1. l'Euribor a tre mesi continuerà a salire agevolando una crescita dell'Irs a dieci anni: questo significa che vi è una ripresa economica in corso e quindi il ricorso al credito diventerà, nei prossimi anni, più costoso. In tal caso, famiglie e imprese, potrebbero trovare conveniente stipulare mutui a tasso fisso o convertire una parte consistente dei propri debiti già in essere da variabile a fisso;
  2. la risalita dell'Euribor verso il tasso ufficiale Bce che, lo ricordiamo è ancora fissato all'1% ma che già entro l'estate è destinato ad impennarsi verso quota 1,50%, è fisiologica e non comporterà un aumento dei tassi a lungo termine: ciò sta a significare che vi sarà una richiesta maggiore di prestiti e mutui ma i mercati, non ancora del tutto convinti che la ripresa economica sia certa e consolidata, potrebbero mantenere gli standard di erogazione già posti in essere fino a questo momento. In questo caso, a famiglie e imprese, nei prossimi mesi potrebbe far comodo mantenere il tutto nello stato di fatto in cui si trovano senza fare assolutamente nulla;
  3. la risalita dell'Euribor sarà accompagnata da un ulteriore calo dei tassi a dieci anni: questo vuol dire che i mercati non credono affatto ad una ripresa economica. Se il rialzo dei tassi a breve sarà prolungato, non mancherà di produrre una frenata degli investimenti e un successivo rallentamento economico che porterà ad un abbassamento dei tassi da parte della Bce.
Visto e considerato che, come dice Giampaolo Galiazzo di Tiche, "l'Euribor a tre mesi sta risentendo dell'aumentata propensione delle banche a finanziare l'economia reale, il secondo parrebbe essere, nell'immediato futuro, lo scenario più probabile. Infatti, poteva essere considerata anomala la distanza fin qui mantenuta rispetto al tasso ufficiale Bce e da questo punto di vista la situazione sembra si stia normalizzando. E' ancora presto, però, per pensare a una ripresa economica sostenuta, nonostante il rialzo dell'Irs sopra il 3% sia un buon segnale in questa direzione".

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