
La fase recessiva che a partire dal 2008 ha colpito l'economia ha indotto molti cambiamenti strutturali nei comportamenti delle famiglie e dei consumatori. Secondo le rilevazioni della Banca d'Italia, nell'ultimo biennio il reddito disponibile delle famiglie italiane è risultato in costante calo, con punte superiori al 2% nel corso del 2009 e ancora in calo di circa l'1% durante il 2010. Si è assistito, in quasi tutti i principali mercati, a una crescita dell'indebitamento generato dai mutui e dal credito al consumo; per il nostro mercato, il debito delle famiglie si è attestato su valori prossimi al 61% del reddito disponibile, contro una media europea del 95%. L'evoluzione dell'indebitamento delle famiglie ha avuto un riflesso diretto sul comparto assicurativo. In particolare su quello impegnato in progetti di bancassurance, perchè la distrinuzione e l'erogazione di mutui e prestiti è stata accompagnata da una crescente offerta di coperture degli strumenti finanziari. Che si tratti di un finanziamento per l'acquisto della macchina (anche se erogato direttamente dalla concessionaria), di un prestito per rinnovare l'arredamento o di un mutuo per l'acquisto della prima casa, è automatico che venga proposta anche una copertura assicurativa per il caso morte, malattia, infortunio o perfino disoccupazione. Lo scopo è quello di coprire il finanziamento dal rischio di insolvenza da parte del contraente, liberando, al contempo, dagli obblighi assunti, anche gli eredi del de cuius. Si tratta di un settore che si sta sviluppando soprattutto dal lato dell'offerta, e in particolare delle banche, alla ricerca di uno strumento in grado di garantire una maggiore redditività alle reti distributive grazie alla retrocessione di parte dei premi. Letto in quest'ottica, il fenomeno del creditor protection - dice Matteo De Angelis del "giornale delle Assicurazioni " - è oggetto di continue critiche da parte delle associazioni dei consumatori e degli utenti, soprattutto perché si ritiene che esso comporti un ingiustificato aumento dei costi del servizio del debito (rappresentato oltre che dalla quota interesse anche, talvolta, dalla quota di premio rateizzata o implicita nella rata di pagamento del prestito o del mutuo). Ma c'è anche un altro e importante punto di vista del quale bisogna tener conto ed è proprio quello delle esigenze del cliente che può trovare in questi abbinamenti, purché equilibrati sotto il profilo dei costi e dell'ampiezza delle garanzie assicurate, un utile strumento non solo di gestione del rischio, ma anche di pianificazione finanziaria. Questi ultimi aspetti sono probabilmente passati in secondo piano per effetto delle politiche, spesso molto aggressive, adottate dalle reti distributive per collocare i nuovi prodotti. E invece devono rappresentare - continua De Angelis - un punto di partenza per la diffusione di questi strumenti. Da questo punto di vista, la linea d'azione deve essere duplice. Prima di tutto, sul lato della domanda: le strutture distributive devono dimostrare che le coperture sono necessarie. In secondo luogo, sul lato dell'offerta, con un orientamento commerciale diverso da parte degli intermediari più attenti all'equilibrio economico, in termini di costi.
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