Nonostante la crisi economica, o forse a causa di questa, ben il 62% degli italiani, dal 2003 ad oggi, è ricorsa al credito al consumo.
Il dato è stato snocciolato all'interno del Consumers Forum dove è stata presentata una ricerca denominata "l'identikit del consumatore di credito" svolta su un campione di 1725 cittadini. L'indagine è stata effettuata a cura di alcune tra le più importanti associazioni di consumatori operanti sul nostro territorio: Adoc, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori e Federconsumatori.
La crisi, come detto, ha messo alle strette gli italiani tanto che negli ultimi due anni, oltre il 60% della popolazione è ricorso al credito al consumo per effettuare i propri acquisti e, circa il 48% di questi, ha addirittura temuto di non poter più pagare i propri debiti.
A ricorrere ai prestiti sono soprattutto uomini e donne di circa 45 anni, diplomati o laureati, con un nucleo familiare di tre persone che lavorano come collaboratori o dipendenti, (dato riferito al 68% del campione preso in esame), con un reddito familiare mensile medio di 2200 euro. Naturalmente con rate del mutuo o dell'affitto da pagare.
La richiesta di finanziamenti, che hanno una durata media di circa 2 anni, avviene direttamente presso il punto vendita attraverso un prestito personale o mediante l'utilizzo di carte revolving che, proprio nei giorni scorsi, sono finite nel mirino della Banca d'Italia per via degli alti tassi applicati e della poca trasparenza in materia di trattamento dei dati personali, oltreché per l'opportunità d'esser usate ai fini del riciclaggio di denaro sporco.
Sergio Veroli, presidente del Consumers Forum, a conclusione dei lavori ha detto che "per evitare che gli italiani si indebitino oltre la loro capacità di restituzione occorre maggiore trasparenza da parte degli operatori, più consapevolezza dei consumatori e soprattutto bonificare il mercato del credito al consumo da mediatori scorretti".
A tal fine sarebbe auspicabile che venissero applicati criteri più severi per l'accesso di operatori professionali al mercato. In questo senso un consistente passo in avanti verrà fatto nel corso del prossimo anno grazie all'introduzione dell'
esame per diventare mediatori creditizi anche se, in merito allo stesso vi sarebbe da obiettare sul fatto che vi sono alcuni paletti che potrebbero precludere l'accesso al mercato da parte di realtà medio piccole a favore delle lobbies.
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