Credito al consumo in crescita: tassi alti e rischi per le famiglie

Gli italiani e il credito al consumo: sempre più acquisti a rate e meno certezze sul fronte dei mutui   Il credito al consumo in Italia continua a crescere nel 2024, ma i costi restano tra i più alti d’Europa. Aumentano i prestiti personali, si consolidano le cessioni del quinto, e peggiorano le condizioni sui mutui. Ecco tutti i dati aggiornati e un’analisi approfondita dei rischi legati all’indebitamento delle famiglie italiane. Cresce il credito al consumo in Italia: +5,3% nel 2024 Negli ultimi anni, il credito al consumo in Italia ha registrato una crescita costante, e il 2024 non ha fatto eccezione. Secondo i dati raccolti dalla Fondazione Fiba di First Cisl, su base Bankitalia e Bce, il volume complessivo dei finanziamenti al consumo è aumentato del 5,3% , passando da 160,7 a 169,3 miliardi di euro. Un trend in salita che si inserisce in un contesto socio-economico in cui l’acquisto a rate non è più solo una comodità, ma spesso una necessità per le famiglie italiane...

Detrazione IRPEF per le famiglie numerose

Con la Legge Finanziaria 2008 è stata introdotta un'ulteriore detrazione IRPEF per le famiglie numerose, con effetto retroattivo a partire dall'anno 2007.

In base alla nuova disposizione, le famiglie con almeno 4 figli a carico, godranno di una detrazione aggiuntiva di importo pari a 1.200 euro complessivi, ovvero, non per ciascun figlio. Il meccanismo non è simile alle ordinarie detrazioni poste in essere per i figli a carico. Questa somma viene sempre riconosciuta in misura piena e senza alcun riferimento al reddito complessivo del beneficiario.

Poiché il beneficio si applica a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007, il sostituto d'imposta è tenuto, sulla base dei dati in suo possesso relativi al numero dei figli a carico, a riconoscere la detrazione in sede di conguaglio dei redditi erogati nel 2007 (scadenza 28 febbraio 2008), indicando nelle annotazioni del CUD 2008 l'ammontare della detrazione erogata che non ha trovato capienza nell'imposta dovuta dal dipendente.

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