Trump rilancia i dazi USA: nuove tariffe fino al 40% nel 2025

Nuove tariffe USA: il presidente Trump rilancia i dazi e scuote l’economia globale Negli ultimi giorni, la scena economica internazionale è tornata a ruotare attorno a Donald Trump, attuale presidente degli Stati Uniti. La sua amministrazione ha annunciato un pacchetto di nuove tariffe doganali che potrebbero ridefinire, ancora una volta, gli equilibri del commercio globale. Il piano prevede dazi compresi tra il 25% e il 40% su beni importati da oltre 14 Paesi. In parallelo, è stato deciso il rinvio al 1° agosto dell’entrata in vigore delle tariffe generalizzate, inizialmente previste per il 9 luglio. Una scelta strategica che potrebbe aprire a negoziati, ma che intanto ha già agitato i mercati internazionali. Secondo Trump, l’obiettivo è duplice: ridurre il cronico deficit commerciale degli Stati Uniti e incentivare le aziende straniere a rilocalizzare la produzione direttamente sul territorio americano. A detta della Casa Bianca, gli USA avrebbero già incassato oltre 100 miliardi di ...

Dazi Trump 2025: gli accordi di Londra, il nuovo scontro USA-Cina e gli effetti sull'Italia

Dazi Trump 2025: gli accordi di Londra, il nuovo scontro USA-Cina e gli effetti sull'Italia

Dazi Trump 2025: gli accordi di Londra, il nuovo scontro USA-Cina e gli effetti sull'Italia
Il ritorno della guerra dei dazi sotto l'amministrazione Trump ha nuovamente agitato le acque del commercio globale. Dopo i recenti colloqui di Londra tra Stati Uniti e Cina, il clima internazionale resta altamente incerto, con ripercussioni immediate sui flussi commerciali globali, sull'Europa e in particolare sull'Italia.

Gli accordi di Londra: tregua temporanea tra USA e Cina

Negli scorsi giorni, a Londra, Stati Uniti e Cina hanno trovato un'intesa provvisoria su alcuni nodi tariffari, evitando un'escalation immediata. Washington ha accettato di sospendere l'incremento di alcuni dazi sulle importazioni cinesi (dai semiconduttori ai componenti automotive), mentre Pechino ha garantito maggiori acquisti di beni agricoli e un allentamento di alcune restrizioni alle imprese americane.

Tuttavia, il compromesso appare fragile. Rimangono aperti dossier cruciali su proprietà intellettuale, sussidi di Stato, sicurezza nazionale e controllo delle filiere strategiche. Trump, forte della sua nuova linea "America First 2.0", non ha escluso futuri irrigidimenti, mantenendo un'arma negoziale permanente sul tavolo.

L'effetto domino sui mercati globali

L'incertezza alimentata dalla nuova fase della guerra commerciale ha subito innescato forti reazioni sui mercati internazionali. La prospettiva di barriere tariffarie permanenti rischia di frammentare ulteriormente le catene globali del valore, accrescendo i costi per imprese e consumatori.

In Europa, le esportazioni sono tra le prime vittime collaterali di questa politica aggressiva. Il timore di un ampliamento dei dazi anche verso il Vecchio Continente, già ventilato da Trump su alcuni settori strategici (auto, acciaio, agroalimentare), crea un clima di forte instabilità per l'industria manifatturiera europea.

L'Italia paga un prezzo immediato

Per l'Italia, gli effetti negativi si sono già tradotti in dati concreti. Secondo l'ultima rilevazione ISTAT di aprile 2025:

  • Le esportazioni complessive sono diminuite del 2,8% su base mensile.

  • Le vendite verso i Paesi extra-UE, dove le nuove tariffe incidono maggiormente, sono crollate del 7%.

  • Le importazioni restano pressoché stabili (+0,3%), ma il saldo commerciale italiano si è dimezzato, scendendo a +2,5 miliardi di euro (era +4,8 miliardi ad aprile 2024).

  • Particolarmente colpiti il Regno Unito (-18,8%), la Turchia (-18,2%) e i Paesi Bassi (-8,7%).

Il quadro peggiora se si considera il confronto annuale: l'export cresce in valore solo dello 0,4%, ma in volume registra un calo del 3,7%. Segno che la tenuta in valore dipende più da dinamiche di prezzo che da un effettivo aumento degli scambi.

I settori più esposti e i pochi traini

I comparti più colpiti sono:

  • Mezzi di trasporto

  • Prodotti petroliferi raffinati

  • Autoveicoli

Questi settori soffrono la fragilità delle catene globali e la dipendenza da mercati esteri sempre più incerti.

Resistono meglio:

  • Farmaceutico (+30,1%)

  • Metalli di base (+5,5%)

  • Agroalimentare (+4,6%)

La capacità di resistenza di questi comparti attenua solo parzialmente gli effetti depressivi sul commercio estero.

Le previsioni di Bankitalia: un impatto protratto nel tempo

Bankitalia prevede che l'effetto negativo dei dazi possa durare almeno tre anni, incidendo sia sugli investimenti che sull'export italiano. Nello scenario centrale:

  • Il PIL crescerà solo dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027.

  • Gli investimenti resteranno deboli per via dell'incertezza e della riduzione degli incentivi edilizi.

  • I consumi interni, sostenuti dal potere d'acquisto stabile e dalla graduale riduzione dei tassi, rappresenteranno il principale motore di crescita.

  • L'inflazione rimarrà contenuta, oscillando intorno all'1,5%-2% nel triennio.

Tuttavia, il rischio sistemico resta elevato. Se i negoziati USA-UE dovessero fallire, un inasprimento ulteriore dei dazi potrebbe ridurre ulteriormente la crescita prevista.

Un quadro globale sempre più polarizzato

Al di fuori dell'asse USA-Cina-UE, altre tensioni commerciali emergono:

  • Il Sud-Est Asiatico tenta di posizionarsi come polo produttivo alternativo.

  • L'India sta aumentando i propri dazi difensivi per proteggere il proprio mercato interno.

  • In America Latina aumentano le pressioni protezionistiche su alcuni comparti strategici.

La globalizzazione continua, ma diventa sempre più selettiva e frammentata. Per un Paese come l'Italia, fortemente orientato all'export, diventa cruciale:

  • Diversificare i mercati di sbocco.

  • Rafforzare la competitività tecnologica.

  • Proteggere i settori strategici con politiche industriali mirate.

  • Investire in accordi bilaterali extra-UE per compensare la volatilità transatlantica.

I nuovi dazi di Trump stanno ridefinendo gli equilibri del commercio internazionale. L'Italia, pur essendo un attore di peso nel manifatturiero globale, resta vulnerabile a queste dinamiche. La risposta passa da una politica estera economica più assertiva, da investimenti strategici interni e da una rinnovata capacità negoziale dell'Unione Europea per difendere le proprie filiere produttive nel nuovo scacchiere globale.

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