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martedì 11 febbraio 2025

L’andamento del mercato dell’arte in Italia: analisi e confronto con le realtà estere

 


L'edizione di Arte Fiera, uno degli eventi più importanti per il mercato dell'arte moderna e contemporanea in Italia, ha suscitato molte riflessioni sullo stato attuale del settore. Nonostante le difficoltà economiche degli ultimi 12 mesi, le gallerie italiane hanno continuato a investire nella fiera, nella speranza che il collezionismo italiano potesse riprendersi. Tuttavia, sebbene le aspettative fossero alte, alcune sfide strutturali sono emerse con forza, rivelando le fragilità di un mercato che fatica a crescere rispetto ad altri contesti europei.

Le politiche fiscali: un fattore determinante

Uno degli elementi che ha più inciso sulle performance di Arte Fiera è stato il contesto fiscale. L’Italia, purtroppo, non ha colto l’opportunità di ridurre l'aliquota IVA sull’arte, una misura che avrebbe potuto stimolare le vendite e rendere più competitivo il mercato rispetto ad altri Paesi europei. La Direttiva Europea, che consente la riduzione dell’aliquota IVA per le transazioni artistiche, è stata infatti adottata da Paesi come la Francia e la Germania, che hanno visto una riduzione del 5,5% e del 7% rispettivamente. In Italia, invece, l’aliquota è rimasta al 22%, penalizzando fortemente il settore, considerando che un collezionista potrebbe essere più incentivato ad acquistare un’opera da una galleria francese o tedesca piuttosto che italiana, vista la differenza fiscale, che potrebbe arrivare a costare quasi un quarto del prezzo dell'opera.

Dal punto di vista economico, questa differenza potrebbe avere un impatto significativo sul mercato dell’arte italiano, con il rischio di disincentivare gli acquisti e di perdere terreno rispetto ad altri Paesi che hanno abbracciato politiche fiscali più favorevoli. Un collezionista che desidera acquistare opere di artisti contemporanei potrebbe, infatti, sentirsi maggiormente motivato a rivolgersi a gallerie estere, dove il vantaggio economico è notevole.

Il mercato dell'arte: un settore in tensione tra tradizione e innovazione

Le vendite registrate durante la fiera, nonostante alcune buone performance iniziali, sono risultate contrastanti. Le impressioni sono state variegate, con alcune gallerie che hanno visto una risposta positiva, mentre altre hanno segnalato una certa lentezza nelle transazioni. Tuttavia, è importante considerare che il mercato dell’arte, per sua natura, è soggetto a fluttuazioni cicliche e alle dinamiche di domanda e offerta. Le vendite, infatti, sono state più consistenti durante i giorni dell'opening e nei weekend, con una partecipazione stabile del collezionismo italiano, ma l'andamento della fiera evidenzia anche la fragilità del settore, che sembra reagire in modo poco omogeneo.

Le gallerie che hanno registrato performance positive, come Triangolo di Cremona, che ha venduto sculture di Federico Cantale per importi tra i 4.000 e i 7.000 euro, hanno dimostrato che, nonostante le difficoltà, il mercato italiano ha ancora delle nicchie di mercato in grado di generare interesse e vendite. Tuttavia, l'economia del settore resta in una situazione di incertezze, legata sia alla congiuntura macroeconomica che alle sfide interne del mercato, come l’alto costo fiscale e una domanda che, pur persistente, non ha ancora raggiunto i livelli pre-pandemia.

Le differenze tra il mercato dell'arte italiano e quello estero

Analizzando le dinamiche economiche del mercato dell’arte italiano in confronto a quello di altre nazioni europee, emergono differenze sostanziali. In Paesi come la Francia e la Germania, il settore beneficia di politiche fiscali vantaggiose e di una maggiore integrazione con il mercato globale. Le fiere internazionali, come la FIAC a Parigi e Art Cologne in Germania, sono esempi di come un mercato dell'arte dinamico e competitivo possa attrarre collezionisti internazionali. In questi Paesi, le politiche fiscali agevolate e la visibilità globale delle fiere creano un ambiente in cui sia le gallerie che i collezionisti sono incentivati a partecipare e investire.

D’altro canto, il mercato dell’arte italiano soffre ancora di un isolamento relativo, nonostante il forte richiamo culturale. Le gallerie italiane devono competere non solo con la concorrenza interna, ma anche con quella estera, dove i costi di transazione sono più bassi. In questo contesto, la mancata riduzione dell’aliquota IVA rappresenta un ulteriore ostacolo alla crescita del settore.

Le prospettive economiche per il mercato dell’arte in Italia

L’evoluzione del mercato dell’arte in Italia dipenderà molto dalla capacità di rispondere alle sfide economiche globali e di adattarsi ai cambiamenti in atto. Se, da un lato, le gallerie italiane sono ancora in grado di attrarre una parte importante del collezionismo locale, dall’altro lato il rischio è quello di perdere competitività a causa di fattori fiscali e strutturali che limitano la capacità di espandersi a livello internazionale.

Il futuro del mercato italiano dell'arte potrebbe dunque dipendere da due fattori principali: una riforma fiscale che permetta una maggiore competitività a livello europeo e una continua spinta verso l’internazionalizzazione e la digitalizzazione. I collezionisti e le gallerie, infatti, si stanno orientando sempre di più verso piattaforme online e fiere internazionali, dove la mobilità delle opere e la visibilità globale offrono opportunità che il mercato italiano non è ancora riuscito a cogliere pienamente.

In conclusione, seppur il mercato dell'arte italiano continui a essere un elemento chiave della cultura e dell'economia del Paese, non può fare a meno di rispondere alle dinamiche globali per rimanere competitivo. Riforme fiscali e una maggiore apertura internazionale potrebbero rappresentare la chiave per sostenere e rafforzare il mercato dell'arte in Italia, che deve guardare all'estero non solo per trarre beneficio dall’interesse internazionale, ma anche per adeguarsi a un’economia globale sempre più interconnessa.

Credit photo: Birmingham Museums Trust 

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