Trump rilancia i dazi USA: nuove tariffe fino al 40% nel 2025

Nuove tariffe USA: il presidente Trump rilancia i dazi e scuote l’economia globale Negli ultimi giorni, la scena economica internazionale è tornata a ruotare attorno a Donald Trump, attuale presidente degli Stati Uniti. La sua amministrazione ha annunciato un pacchetto di nuove tariffe doganali che potrebbero ridefinire, ancora una volta, gli equilibri del commercio globale. Il piano prevede dazi compresi tra il 25% e il 40% su beni importati da oltre 14 Paesi. In parallelo, è stato deciso il rinvio al 1° agosto dell’entrata in vigore delle tariffe generalizzate, inizialmente previste per il 9 luglio. Una scelta strategica che potrebbe aprire a negoziati, ma che intanto ha già agitato i mercati internazionali. Secondo Trump, l’obiettivo è duplice: ridurre il cronico deficit commerciale degli Stati Uniti e incentivare le aziende straniere a rilocalizzare la produzione direttamente sul territorio americano. A detta della Casa Bianca, gli USA avrebbero già incassato oltre 100 miliardi di ...

Salari italiani più bassi di quelli tedeschi di circa il 15%

La Germania continua ad invocare l'austerity e, mai come in questo caso, si può affermare che il livello di ottusità sia pari alla spocchia della puffa che ne governa le sorti e che, in pieno stile hitleriano, pretende ancora di dettare legge su tutta l'eurozona. Ma si sa, la persona sazia non crede a quella che sta digiuno, quindi nemmeno un dato come quello relativo alla media dei salari europei, frutto di un report dell'Istat, potrà "convincere" o quantomeno "invogliare" gli amministratori di questa Ue ingessata a cambiare rotta in tempi ragionevolmente rapidi. La Bce preferisce mantenere il livello dell'inflazione al di sotto del 3%, che ovviamente ha la priorità assoluta rispetto all'economia reale, fatta di gente che perde il posto di lavoro e non sa cosa mangiare perché di soldi non ne ha più. Ma si sa, chi occupa poltrone di grande prestigio guadagna anche tanto e quindi non può sapere cosa si prova a vivere di stenti. Comunque sia, andiamo ai dati di questa indagine condotta dall'Istat. Nella classifica  dei salari l'Italia si piazza al dodicesimo posto nell'Ue a 27, sotto la media della zona euro, ma leggermente sopra quella dell'intera Ue. La retribuzione oraria lorda a ottobre 2010, espressa in termini nominali (senza tener conto del potere di acquisto), è inferiore di circa il 14,6% a confronto con quella della Germania, del 13% nel paragone con il Regno Unito e dell'11% con la Francia; risulta invece superiore del 25,9% rispetto alla Spagna. Il confronto è relativo alla retribuzione oraria del mese di ottobre dei dipendenti che hanno un contratto a tempo pieno ed esclude gli apprendisti. Questo vuol dire che, molto probabilmente, includendo i salari dei lavoratori precari, il dato sarebbe di gran lunga peggiore. Viva l'austerity!

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