Nell'era del digitale anche la moneta assume un aspetto diverso dal solito e diventa elettronica. Spostare denaro in forma dematerializzata è ormai una consuetudine e quasi non ci facciamo più caso. Chi non ha mai usato una carta di credito, o uno strumento come Paypal o Moneybookers per ricevere denaro o effettuare pagamenti? La risposta è poca, pochissima gente. In questo settore gli operatori attivi sono moltissimi, ma una novità assoluta, anche se già presente da un po' di tempo, è rappresentata dai cosiddetti Bitcoin, una moneta digitale che consente di effettuare pagamenti istantanei a chiunque, in qualsiasi parte del mondo. Bitcoin utilizza una classica tecnologia peer-to-peer e non appartiene, di conseguenza, a nessuna autorità centrale (ad esempio, una banca). La gestione delle transazioni e di emissione di moneta sono effettuate collettivamente dalla rete. Per poter utilizzare i Bitcoin è necessario installare sul proprio pc un software gratuito e open source appositamente studiato. Sul fronte della privacy c'è da dire che scoprire l'identità di chi utilizza Bitcoin è pressocché impossibile. Raccontare come e quanto viene usato lo strumento, invece, si può. E lo hanno fatto Dorit Ron e Adi Shamir, ricercatori del Weizmann Institute of science di Israele. I due hanno analizzato le transazioni effettuate dal 3 gennaio 2009 al 13 maggio 2012 e hanno rivelato particolari inediti su questa moneta digitale. A cominciare dal numero di utenti che vi ricorrono, ovvero circa 2.460.000. Di questi, la stragrande maggioranza non effettua grandi spostamenti di denaro. Più di un terzo ha ricevuto meni di 1 Bitcoin (quindi circa 12 dollari al cambio di dicembre), più della metà meno di 10, la grande maggioranza non ha raggiunto i 100. Anche sul fronte dei risparmi prevalgono, in media, gli spiccioli: nel 97% dei casi il saldo di un deposito risulta inferiore ai 10 Bitcoin. Questo non vuol dire che non esistano i ricchi. A maggio, infatti, c'erano 78 soggetti con un saldo superiore ai 10.000 Bitcoin e 7 con più di 50.000. Quanto alle transazioni, nel periodo monitorato dallo studio ci sono stati 364 trasferimenti superiori ai 50.000 Bitcoin. Insomma, la moneta sarà pure virtuale ma la divisione tra 1% e 99% denunciata dal movimento Occupy Wall Street resta, anche in questo caso, più reale che mai. In Bitcoin chi offre e chi riceve questa moneta digitale ne accetta il valore, ma non c'è un tasso d'interesse e tantomeno uno spread da pagare. Non c'è neanche una banca centrale o un singolo organo emittente. È più simile a un'economia di baratto che non a un sistema monetario. I Bitcoin sono monete digitali emesse in quantità finita (21 milioni di monete generate in modo automatico dal 2009 sino al 2140). Personalmente l'ho utilizzato per effettuare un acquisto su un sito di e-commerce che supportava questo sistema di pagamento. La transazione è andata a buon fine e la merce è arrivata a destinazione nei tempi indicati. Considerato che non c'è da pagare alcuna commissione ritengo che una prova possiate farla tranquillamente su piccoli importi, anche se per grosse cifre lo trovo un tantinello lontano dai sistemi in uso più di frequente come le carte di credito che, in caso di problemi, offrono qualche salvacondotto. VOTO: 6,5