Impatto economico globale del conflitto Israele-Iran: rischi e scenari

Le conseguenze economiche globali del conflitto tra Israele e Iran  Il conflitto tra Israele e Iran sta destabilizzando i mercati internazionali, generando effetti tangibili su petrolio, energia e finanza. La tensione geopolitica tra due attori chiave del Medio Oriente non solo influenza i rapporti regionali, ma incide profondamente sull'economia globale. Petrolio alle stelle: impatto sui mercati energetici L'Iran è tra i maggiori esportatori di petrolio e gas naturale , e la sua posizione strategica rende ogni crisi politica una minaccia per l’approvvigionamento mondiale. Il prezzo del Brent ha già registrato un incremento significativo, toccando i 73 dollari al barile , mentre il gas naturale ha subito un aumento del 4% nelle quotazioni europee. Un'eventuale chiusura dello Stretto di Hormuz , da cui transita il 20% del petrolio globale , potrebbe causare un’impennata dei costi energetici, con ripercussioni sull’economia mondiale. Shock finanziari e crollo delle Borse ...

Le banche offrono sconti sulle commissioni sui PAC

I risparmiatori italiani, scottati dalla crisi del 2009 e dalla grande volatilità vigente da allora, sono piuttosto avversi al rischio, tanto che sbancano i prodotti a capitale garantito, che però hanno molti difetti, tra cui quello di costare molto e di proteggere sì dalle perdite ma anche di far guadagnare molto meno quando i mercati fanno uno sprint. Il punto è che le azioni sono per lo più evitate: se ne temono i saliscendi. Eppure sono tutti d'accordo su due fatti: il prossimo aumento dei tassi e la piccola fiammata inflazionistica attesa metteranno in ginocchio gli investimenti obbligazionari, da sempre considerati più sicuri, ma che d'ora in avanti potrebbero produrre perdite in conto capitale. E' vero, come fa notare qualcuno, che basta tenere questi strumenti fino alla naturale scadenza per non soffrire alcuna perdita, ma è anche vero che ciò significa tenere questi capitali bloccati per un certo numero di anni. Per questi motivi molti gestori stanno orientando la propria clientela ad affrontare il mare aperto del mercato azionario, l'unico in cui da questa fase si possono trarre dei guadagni. Però è difficile vincere la resistenza dei sempre più impauriti e prudenti risparmiatori. Un modo per superare questa resistenza sarebbe quello di rilanciare i PAC (Piani di Accumulo del Capitale), uno strumento in Italia quasi residuale e che, invece, andrebbero incentivati perché permettono di ridurre la volatilità del proprio portafoglio investendo al contempo nelle asset class azionarie. I PAC permettono di investire sui mercati poco per volta, in base alle proprie disponibilità, e consentono di attenuare gli effetti, anche emotivi, provocati dal saliscendi dei mercati e di trasformare ribassi in opportunità di acquisto. Grazie ai PAC è possibile mettere a frutto anche piccole somme che altrimenti resterebbero inattive sul conto corrente che in questo periodo offre rendimenti molto bassi. Inoltre, nelle fasi caratterizzate da una forte incertezza, con il PAC è possibile gestire la volatilità e mediare i prezzi di carico investendo sempre lo stesso importo, evitando i picchi del mercato e riducendo l'impatto nei momenti di ribasso. C'è però un problema. I PAC sono stati finora molto cari in termine di commissione, tuttavia, alcune banche stanno lanciando delle promozioni per ridurre i costi ai minimi termini.

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