Il paradosso degli affitti brevi in Italia: una crisi pilotata

Affitti brevi in Italia: tra nuove norme, crisi del settore e impatti sulla proprietà privata Negli ultimi anni, il settore degli affitti brevi in Italia ha vissuto una trasformazione significativa, passando da una crescita esponenziale a una fase di contrazione e incertezza. Le nuove normative introdotte nel 2025 hanno portato a un cambiamento radicale, con conseguenze che stanno facendo discutere. Se da un lato queste regole mirano a contrastare l’abusivismo e a regolamentare un mercato in forte espansione, dall’altro hanno sollevato preoccupazioni per il loro impatto su piccoli proprietari, posti di lavoro e il diritto alla proprietà privata. Un settore in evoluzione: dati pre e post pandemia Prima della pandemia, il mercato degli affitti brevi in Italia era in piena espansione, con piattaforme come Airbnb , Booking.com , Expedia e TripAdvisor che dominavano il settore. Nel 2019, si contavano oltre 642.300 unità abitative attive su Airbnb, un numero che rappresentava una crescita ...

Price cap sui mutui a tasso variabile a partire da gennaio 2009

Il Ministero dell'Economia, all'interno di un pacchetto più ampio di provvedimenti volti a ridurre il costo dei mutui a tasso variabile, a partire dal primo gennaio 2009 potrebbe istituire un "price cap", ovvero un tetto massimo del 4% sui mutui già posti in essere. Questa soglia appare decisamente più alla portata dei disastrati bilanci delle famiglie italiane. Se veramente il provvedimento verrà attuato ci sarà da tirare un bel sospiro di sollievo!

E' auspicabile che questa misura, ancora allo studio da parte dei tecnici del Ministero, venga estesa anche ai nuovi mutui, cioè quelli contratti a partire dall'1 gennaio prossimo. A porre un freno, in tal senso, all'iniziativa del Governo ci ha pensato l'intero sistema bancario che, compatto, si è mostrato preoccupato per il rischio di soverchiata autonomia imprenditoriale.

L'indice è stato puntato in particolar modo sul ventilato cambio di tasso base di riferimento che, a ragion veduta, gli analisti del Ministero, dati alla mano, vorrebbero fosse l'Irs (Interest Rate Swap), già utilizzato per la determinazione dei tassi da applicare ai mutui a tasso fisso, e non più l'Euribor (tasso al quale le banche si prestano denaro) che si è rivelato particolarmente volatile nell'ultimo periodo.

Altre perplessità sono emerse in merito agli extra costi derivanti dall'introduzione del "price cap" e per ciò che attiene la raccolta obbligazionaria.

In tal senso, il Ministero, ha già fatto sapere che lo Stato interverrà a favore del sistema bancario attraverso il credito d'imposta e non, come si pensava, attraverso fondi pubblici messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Insomma, i presupposti per un radicale cambiamento di rotta ci sono tutti e, nonostante i soliti ostruzionismi da parte delle banche, da sempre aliene e sorde a qualsiasi novità venga introdotta a favore dei consumatori, questa volta pare proprio che dovranno far capolino.

Commenti

  1. AGGIORNAMENTO: Il Decreto Legge, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro e impresa, all'articolo 2 prevede che per i mutui in corso (sottoscritti entro il 31 Ottobre 2008) le rate variabili per il 2009 non potranno superare il 4%. L'eccedenza sarà a carico dello Stato. Per i nuovi mutui, il tasso di base su cui si calcola lo spread sarà costituito dal tasso stabilito dalla Banca Centrale Europea.

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