Impatto economico globale del conflitto Israele-Iran: rischi e scenari

Le conseguenze economiche globali del conflitto tra Israele e Iran  Il conflitto tra Israele e Iran sta destabilizzando i mercati internazionali, generando effetti tangibili su petrolio, energia e finanza. La tensione geopolitica tra due attori chiave del Medio Oriente non solo influenza i rapporti regionali, ma incide profondamente sull'economia globale. Petrolio alle stelle: impatto sui mercati energetici L'Iran è tra i maggiori esportatori di petrolio e gas naturale , e la sua posizione strategica rende ogni crisi politica una minaccia per l’approvvigionamento mondiale. Il prezzo del Brent ha già registrato un incremento significativo, toccando i 73 dollari al barile , mentre il gas naturale ha subito un aumento del 4% nelle quotazioni europee. Un'eventuale chiusura dello Stretto di Hormuz , da cui transita il 20% del petrolio globale , potrebbe causare un’impennata dei costi energetici, con ripercussioni sull’economia mondiale. Shock finanziari e crollo delle Borse ...

Braccio di ferro tra commercialisti e Abi sull'estensione degli Ias

Le posizioni, tra il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e l'Abi (Associazione Bancaria Italiana), restano contrapposte e distanti in merito all'estensione dell'ambito di applicazione degli Ias/Ifrs (International Accounting Standars/International Financial Reporting Standars).

Gli Ias/Ifrs mirano ad armonizzare i principi contabili e i metodi di allestimento delle chiusure annuali dei conti. In particolare, dal 2002 l'Unione Europea ha reso obbligatoria l'adozione dei principi contabili Ias/Ifrs nei bilanci consolidati delle banche, delle assicurazioni e delle società quotate in borsa a partire dal bilancio dell'esercizio in corso al primo gennaio 2005.

In virtù della crisi dei mutui e la difficoltà di valutazione di molti titoli, gli Ias/Ifrs saranno soggetti a diverse revisioni volte a migliorare rappresentatività e veridicità dei bilanci a partire dal recepimento definitivo delle direttive 2001/65/Ce e 2003/51/Ce.

Il provvedimento, dal quale, secondo l'Abi, andrebbero escluse soltanto le società con bilanci in forma abbreviata (imprese non quotate in borsa, di dimensioni piccole e medie), non piace affatto ai commercialisti poiché, questi ultimi, temono l'applicazione di costi amministrativi e strutturali eccessivi per questa tipologia di imprese. Inoltre, si è posto l'accento anche su problemi di natura fiscale e civilistica quali, ad esempio, la distribuzione degli utili, la riduzione del capitale per perdite e limiti alle emissioni obbligazionarie per tutte quelle società che non devono soddisfare particolari obblighi di trasparenza rispetto al mercato.

L'Abi, dal canto suo, invece, è convinta che l'allineamento dei bilanci a criteri condivisi e uniformi è essenziale al fine di valutare l'affidabilità e la sostenibilità delle imprese che accedono al credito. La trasparenza dei bilanci non può realizzarsi se nello stesso settore produttivo coesistono imprese simili che applicano gli Ias e altre che continuano a impiegare la disciplina tradizionale.

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