Cartolarizzazione nel calcio: dalla Lazio a Banca Sistema 2025

La cartolarizzazione nel calcio italiano ha attraversato un’evoluzione significativa dagli inizi degli anni Duemila fino a oggi, diventando uno strumento sempre più sofisticato per la gestione finanziaria dei club. Nel 2001, la Società Sportiva Lazio fu il primo club italiano a introdurre questa pratica nel settore calcistico. All’epoca, l’operazione riguardava la conversione dei crediti futuri legati ai diritti televisivi in obbligazioni, attraverso una società veicolo. L’obiettivo era chiaro: ottenere liquidità immediata senza ricorrere ad ulteriore indebitamento bancario. In un momento di tensione finanziaria, questa mossa rappresentò una svolta che permise alla Lazio di far fronte agli impegni di bilancio e pianificare con maggiore flessibilità. Da quel momento, la cartolarizzazione ha continuato a ritagliarsi uno spazio sempre più rilevante all’interno della finanza sportiva, fino a raggiungere una nuova tappa fondamentale nel 2025. Banca Sistema, in partnership con ElevenPoint S...

Braccio di ferro tra commercialisti e Abi sull'estensione degli Ias

Le posizioni, tra il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e l'Abi (Associazione Bancaria Italiana), restano contrapposte e distanti in merito all'estensione dell'ambito di applicazione degli Ias/Ifrs (International Accounting Standars/International Financial Reporting Standars).

Gli Ias/Ifrs mirano ad armonizzare i principi contabili e i metodi di allestimento delle chiusure annuali dei conti. In particolare, dal 2002 l'Unione Europea ha reso obbligatoria l'adozione dei principi contabili Ias/Ifrs nei bilanci consolidati delle banche, delle assicurazioni e delle società quotate in borsa a partire dal bilancio dell'esercizio in corso al primo gennaio 2005.

In virtù della crisi dei mutui e la difficoltà di valutazione di molti titoli, gli Ias/Ifrs saranno soggetti a diverse revisioni volte a migliorare rappresentatività e veridicità dei bilanci a partire dal recepimento definitivo delle direttive 2001/65/Ce e 2003/51/Ce.

Il provvedimento, dal quale, secondo l'Abi, andrebbero escluse soltanto le società con bilanci in forma abbreviata (imprese non quotate in borsa, di dimensioni piccole e medie), non piace affatto ai commercialisti poiché, questi ultimi, temono l'applicazione di costi amministrativi e strutturali eccessivi per questa tipologia di imprese. Inoltre, si è posto l'accento anche su problemi di natura fiscale e civilistica quali, ad esempio, la distribuzione degli utili, la riduzione del capitale per perdite e limiti alle emissioni obbligazionarie per tutte quelle società che non devono soddisfare particolari obblighi di trasparenza rispetto al mercato.

L'Abi, dal canto suo, invece, è convinta che l'allineamento dei bilanci a criteri condivisi e uniformi è essenziale al fine di valutare l'affidabilità e la sostenibilità delle imprese che accedono al credito. La trasparenza dei bilanci non può realizzarsi se nello stesso settore produttivo coesistono imprese simili che applicano gli Ias e altre che continuano a impiegare la disciplina tradizionale.

Commenti

📊 L’economia cambia ogni giorno! Seguimi su Facebook per approfondimenti e analisi sempre aggiornate. 💡