Impatto economico globale del conflitto Israele-Iran: rischi e scenari

Le conseguenze economiche globali del conflitto tra Israele e Iran  Il conflitto tra Israele e Iran sta destabilizzando i mercati internazionali, generando effetti tangibili su petrolio, energia e finanza. La tensione geopolitica tra due attori chiave del Medio Oriente non solo influenza i rapporti regionali, ma incide profondamente sull'economia globale. Petrolio alle stelle: impatto sui mercati energetici L'Iran è tra i maggiori esportatori di petrolio e gas naturale , e la sua posizione strategica rende ogni crisi politica una minaccia per l’approvvigionamento mondiale. Il prezzo del Brent ha già registrato un incremento significativo, toccando i 73 dollari al barile , mentre il gas naturale ha subito un aumento del 4% nelle quotazioni europee. Un'eventuale chiusura dello Stretto di Hormuz , da cui transita il 20% del petrolio globale , potrebbe causare un’impennata dei costi energetici, con ripercussioni sull’economia mondiale. Shock finanziari e crollo delle Borse ...

Nei primi 3 mesi del 2008 l'inflazione è salita al 3,3%

Nel primo trimestre dell'anno in corso, la crescita dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo è stata del 3,3%. L'accelerazione ha riflesso i rincari, di origine internazionale, registrati dai beni energetici e dagli alimentari trasformati (10,4% e 6,5%, rispettivamente, su 12 mesi). La sostenuta crescita dei prezzi alla produzione dei beni almentari (+ 8,8%) segnala che le pressioni sul comparto potrebbero non essersi ancora esaurite.

L'inflazione di fondo (cioè al netto dei beni energetici e di quelli alimentari freschi), si è mantenuta al 2,3%. Essa riflette la decelerazione dei prezzi dei beni industriali non alimentari e non energetici, connessa con la moderata crescita del costo del lavoro per unità di prodotto e con l'attenuarsi delle pressioni dal lato della domanda.

Tali sviluppi hanno provocato un generalizzato rialzo delle previsioni di inflazioni per tutto il 2008. Quelle degli operatori professionali censiti da "Consensus Forecasts", rilevate in marzo, si collocano al 2,7% per la media dell'anno; tornano al 2% per la media del 2009. Le attese a più lungo termine desumibili dai Titoli di Stato a indicizzazione reale si sono attestate negli ultimi mesi su livelli appena superiori a quel valore.

Il credito al settore privato continua ad espandersi a ritmi elevati (10,9% su 12 mesi), riflettendo soprattutto la crescita dei prestiti alle imprese, a fronte di un ulteriore rallentamento di quelli alle famiglie, in linea con il raffreddamento del mercato degli immobili e l'incremento dei tassi sui mutui.

In un contesto caratterizzato da elevata incertezza circa le possibili ripercussioni delle tensioni finanziarie sull'attività economica e da rischi di rialzo dell'inflazione, la Banca Centrale Europea ha mantenuto invariato al 4% il tasso minimo di offerta sulle operazioni di rifinanziamento principali. I tassi d'interesse interbancari e i differenziali con i corrispondenti tassi sui depositi con garanzia (Eurepo) hanno ripreso ad aumentare agli inizi di marzo, segnalando un riacutizzarsi delle tensioni sul mercato monetario.

La BCE ha continuato a fornire abbondante liquidità al mercato, anche mediante interventi straordinari coordinati con le principali banche centrali. In fine, mediante un accordo con la Federal Reserve, è stata messa a disposizione delle banche dell'area Euro liquidità in Dollari.

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