Cartolarizzazione nel calcio: dalla Lazio a Banca Sistema 2025

La cartolarizzazione nel calcio italiano ha attraversato un’evoluzione significativa dagli inizi degli anni Duemila fino a oggi, diventando uno strumento sempre più sofisticato per la gestione finanziaria dei club. Nel 2001, la Società Sportiva Lazio fu il primo club italiano a introdurre questa pratica nel settore calcistico. All’epoca, l’operazione riguardava la conversione dei crediti futuri legati ai diritti televisivi in obbligazioni, attraverso una società veicolo. L’obiettivo era chiaro: ottenere liquidità immediata senza ricorrere ad ulteriore indebitamento bancario. In un momento di tensione finanziaria, questa mossa rappresentò una svolta che permise alla Lazio di far fronte agli impegni di bilancio e pianificare con maggiore flessibilità. Da quel momento, la cartolarizzazione ha continuato a ritagliarsi uno spazio sempre più rilevante all’interno della finanza sportiva, fino a raggiungere una nuova tappa fondamentale nel 2025. Banca Sistema, in partnership con ElevenPoint S...

Italia: alta pressione fiscale, bassa spesa sociale

Un'indagine condotta dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre mette in evidenza due record negativi del Bel Paese. L'Italia, infatti, è prima in Europa per ciò che attiene la pressione tributaria nel suo complesso (tasse, imposte e tributi) pari al 27,7 % del Pil e ultima per quanto riguarda la spesa sociale (al netto della spesa pensionistica e delle indennita' di disoccupazione) pari, appena, al 9,6% del Pil. La media della pressione tributaria, rilevata dall'Ufficio Studi della Cgia, nei Paesi dell'Unione europea e' del 25,4% sul Pil, mentre quella relativa alla spesa sociale arriva al 13,5%. "Piu' in generale - commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - non solo spendiamo in welfare meno degli altri ma lo facciamo anche male. Infatti, investiamo quasi due punti di Pil in meno della media europea, ma il 61,8%
del totale della spesa se ne va in pensioni contro una media europea del 45,5%. Questa sperequazione ci toglie la possibilita' di destinare maggiori risorse alla famiglia, ai minori ai disabili e all'esclusione sociale. Voci, queste ultime, che ci vedono impegnare cifre molto molto modeste e del tutto insufficienti". L'Ufficio Studi della CGIA di Mestre rivela nella propria elaborazione i punti critici relativi alla spesa sociale. Uno su tutti quello che riguarda le risorse a disposizione per la
casa e le persone meno abbienti. Ebbene, se in Europa la media dell'investimento arriva all'1% del Pil, l'Italia supera di poco il 'nulla' con lo 0,1% contro la Francia dove si registra l'1,4% e lo 0,8% della Germania. Lo stesso accade nell'ambito dei finanziamenti rivolti alle politiche per la famiglia e i minori: Italia (1,1% sul Pil), Unione europea (2,3%), Francia (2,8%) e Germania (3,2%). Per la Sanita', a fronte di una spesa media dell'Unione europea che arriva all'8% del Pil, l'Italia registra il 6,8%; in Francia si raggiunge quota 9,4% e in Germania l'8,4%. E infine le risorse destinate ai disabili: in Europa la spesa si aggira intorno al 2,2% del Pil, mentre in Italia all'1,7%. Solo la Francia stavolta va peggio con l'1,5%.

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