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Antonio Marano
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Il 18 marzo 2025, Mario Draghi ha fatto il suo ritorno in Parlamento per la prima volta dopo le dimissioni da Presidente del Consiglio nel luglio 2022. Il suo intervento si è concentrato sulla competitività europea, un tema cruciale in un’epoca segnata da crisi economiche e tensioni geopolitiche.
Draghi ha evidenziato come l’Europa stia attraversando un periodo di profonda incertezza, caratterizzato da un’elevata inflazione, costi energetici in crescita e una concorrenza sempre più serrata con Stati Uniti e Cina. Secondo l’ex Presidente della BCE, il Vecchio Continente rischia di perdere terreno se non adotterà misure rapide ed efficaci per rafforzare la propria competitività.
Uno dei punti chiave del suo discorso è stato l’appello all’unità dell’Unione Europea. Draghi ha sottolineato che le singole nazioni, da sole, non possono competere con le grandi potenze globali, ed è quindi essenziale che l’UE agisca come un’entità coesa, sia in ambito economico che strategico.
Un altro nodo cruciale affrontato da Draghi è stato il problema dei costi energetici, che gravano sulle imprese europee più di quanto accada in altre regioni del mondo. L’aumento delle bollette non solo mette a rischio la sopravvivenza di molte aziende, ma riduce la competitività complessiva dell’industria europea.
Per affrontare questo problema, Draghi ha suggerito una strategia mirata alla diversificazione delle fonti energetiche e all’investimento in energie rinnovabili. Inoltre, ha proposto un maggiore coordinamento tra gli Stati membri per abbattere i costi e migliorare l’efficienza della rete energetica.
Una delle proposte più rilevanti dell’ex premier è stata l’introduzione di un nuovo strumento di finanziamento basato sul debito comune europeo. Secondo Draghi, opporsi a questa soluzione equivale a contrastare gli obiettivi stessi dell’UE. Il debito comune permetterebbe di finanziare investimenti strategici in settori chiave come l’innovazione tecnologica, la transizione verde e la difesa.
L’idea del debito comune, già adottata con il Recovery Fund post-pandemia, rappresenta un passo cruciale verso una maggiore integrazione economica. Draghi ha ribadito che solo con un meccanismo di finanziamento condiviso l’Europa potrà rispondere alle sfide globali con la necessaria tempestività.
Per garantire un futuro prospero, Draghi ha sottolineato l’importanza di una politica industriale ambiziosa che punti sull’innovazione. Gli investimenti in ricerca e sviluppo devono essere una priorità per i Paesi membri, altrimenti l’Europa rischia di rimanere indietro rispetto alle altre economie avanzate.
A questo si aggiunge la crescente consapevolezza della necessità di una difesa europea più forte. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel suo recente intervento alla Royal Danish Military Academy, ha ribadito che "se l’Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra". Secondo von der Leyen, l’Europa deve dotarsi di un piano strategico di difesa chiamato "Prontezza 2030", che prevede un forte investimento in armamenti, droni, difesa aerea e trasporti militari.
Von der Leyen ha anche sottolineato che la Russia ha ormai convertito la propria economia in un'economia di guerra, destinando il 40% del bilancio federale alla difesa e il 9% del PIL alla produzione militare. Questo, unito allo spostamento dell’attenzione degli Stati Uniti verso l’Indo-Pacifico, richiede un’azione decisa da parte dell’Europa. Per finanziare questa nuova strategia di sicurezza, la Commissione UE ha proposto un piano da 800 miliardi di euro, in parte sostenuto da un’emissione di bond da 150 miliardi.
L’intervento di Mario Draghi in Parlamento ha rappresentato un forte richiamo alla responsabilità politica ed economica dell’Unione Europea. Secondo l’ex premier, l’UE ha tutte le potenzialità per affrontare le sfide del futuro, ma deve agire con decisione, investendo nelle proprie risorse e adottando un approccio unitario.
Solo attraverso un’azione coordinata e riforme strutturali ambiziose, l’Europa potrà tornare a essere competitiva sullo scenario globale. Il tempo per discutere è finito: ora è il momento di agire.
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