Crisi economica e perdita del potere d'acquisto

I dati Istat sul reddito delle famiglie italiane nel 2010 segnalano la sofferenza profonda del Paese. Il reddito nominale è cresciuto ma il potere d'acquisto, per effetto dell'inflazione, è sceso dello 0,6%. Ma il vero dato è un altro, riguarda le corde profonde del carattere nazionale: a calare è la propensione al risparmio, che si attesta al 12,10%, registrando una diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Si tratta del minimo storico dal 1990. Un record che va letto in controluce rispetto al dato che riguarda i consumi, in crescita del 2,5%. Tutto questo indica una chiara crisi economica. Visto dal lato delle famiglie, il 2010 che l'Istat ci mette sotto gli occhi mostra un Paese affaticato dall'onda lunga della crisi che dura dal 2008 ed ha eroso speranze e riserve. Per rispondere, gli italiani hanno adottato una scelta obbligata, spostando una quota del risparmio in spesa per esigenze necessarie come, ad esempio, l'acquisto di farmaci o il ricorso a terapie mediche specialistiche. Il Ministro Sacconi ha detto che "le famiglie italiane faticano a leggere la tendenza positiva al miglioramento". Un pezzo di questa fatica va ascritta proprio al Governo, apparso quantomai solido nella difesa della stabilità dei conti pubblici, ma poco dinamico sul versante della crescita.

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