In questo periodo si sta facendo un gran parlare dell'anatocismo che, altro non è se non la capitalizzazione degli interessi sul capitale, in modo che questi producano altri interessi. In poche parole, l'anatocismo è il calcolo degli interessi sugli interessi. Un subdolo meccanismo atto a rimpinguare sempre più le casse degli istituti di credito a discapito dei consumatori.
In base all'articolo 1283 del Codice Civile, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi.
La Cassazione, prima con la sentenza numero 2374 del 16 marzo 1999 e, in seguito, con la numero 21095 del 4 novembre 2004, ha deciso e ribadito che gli interessi scaduti non possono produrre altri interessi trimestrali. Non esiste, infatti, un uso normativo che autorizza l'anatocismo al di fuori dei limiti imposti dalla legge. E', quindi, nulla l'eventuale clausola fatta sottoscrivere al cliente all'atto della stipula del contratto, ad opera della banca. Tanto più che il Decreto Legislativo 342 del 1999 all'articolo 25 impone di calcolare gli interessi attivi e passivi con la stessa periodicità.
Il Codacons ha proposto una "Class Action" retroattiva contro le banche che sta raccogliendo migliaia di adesioni da parte dei titolari di conto corrente che ritengono di essere in diritto di chiedere alle banche il rimborso di interessi debitori illegittimi.
Le cifre in ballo sono enormi! Nel 1999, all'epoca in cui la legge modificò gli usi bancari in materia di anatocismo, si stimò che l'eventuale recupero dei ricavi ottenuti indebitamente dalle banche, attraverso questo subdolo meccanismo, con gli interessi legali e le rivalutazioni monetarie, si sarebbe aggirato intorno ai 40 miliardi di euro!
L'ultima sentenza in materia di anatocismo è quella del Tribunale di Ancona (numero 1641 del 3 dicembre 2007). In quella sede si è sancita la nullità dell'ingiunzione ottenuta dalla Banca di Roma contro il fidejussore di un debitore, perché nel contratto di conto corrente bancario, stipulato prima del Decreto Legislativo 342 del 1999, oggetto del credito del quale si chiedeva l'escussione , era applicato l'anatocismo.
La somma di cui la banca chiedeva il rimborso era stata calcolata applicando la capitalizzazione trimestrale degli interessi sugli interessi. L'applicazione dell'anatocismo sugli interessi passivi ha convinto il giudice del Tribunale di Ancona, in merito all'illegittimità del credito e, di conseguenza, anche del decreto ingiuntivo con cui la banca ne aveva chiesto il rimborso al fidejussore.
Un esempio concreto (fonte Codacons)
Supponiamo che un correntista nell'arco del decennio che va dal 1993 al 2003 abbia uno scoperto medio sul conto corrente di 10.000 euro, ed il tasso di interesse passivo medio sia del 10% annuo. Con la capitalizzazione trimestrale gli interessi nel decennio ammonteranno a 16.868,57 euro, mentre senza capitalizzazione essi ammonteranno a 10.005,48 euro. L'esempio non pretende di aver alcun valore scientifico ma è utile per comprendere quali siano le reali proporzioni tra le due metodologie di calcolo degli interessi applicati dalle banche.
In conclusione, gli interessi sugli interessi, comunemente applicati da tutte le banche nei contratti di conto corrente passivi, sono da considerare del tutto illeciti e quindi debbono essere integralmente restituiti ai correntisti dall'inizio del rapporto di conto corrente. Se avete intenzione di ottenere la restituzione delle somme indebitamente trattenute dalla vostra banca (qualunque essa sia), occorre scriverle una lettera con cui si chiede la restituzione dell'anatocismo (ciò al fine di interrompere i termini di prescrizione, cosa estremamente importante se il conto corrente è stato chiuso) e successivamente rivolgersi ad un avvocato per intentare un'azione legale contro l'istituto di credito.
Adire le vie legali è, ad oggi, l'unico modo per ottenere il rimborso delle spettanze in quanto le banche, se non per ordine dei giudici, non hanno finora mai restituito niente a nessuno per vie "bonarie".
Come dicevamo il Codacons sta avviando una "Class Action", ovvero un'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Per maggiori informazioni è possibile telefonare al numero unico nazionale 892007 (costo della telefonata € 1,80 al minuto più scatto alla risposta de € 0,12).